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Aristide ed il ventennio

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a cura di Francesco Deplanu

Aristide Guardabassi, il primo a sinistra nella foto era nato nel 1912, diventò adulto durante il ventennio fascista. Dopo il militare iniziato nel 1931, partecipò all'"impresa di Etiopia" dal 1935 al '36, l'epoca del "grande consenso", poi fu richiamato nel 1941 nei battaglioni militari delle "camicie nere" e morì nel 1942 presso le "bocche di Cattaro" assieme ad un commitilone, Massetti, di Città di Castello colpiti dalle batterie "amiche".

 

I resti del suo corpo furono rintracciati dal Maggior Suppa dell'esercito italiano solo dopo venti anni e riportati in una Umbertide oramai democratica e pacificata. Il suo funerale, in un freddissimo marzo 1960, con il gonfalone del Comune in testa, si inerpicò a piedi fino al cimitero con tutta la cittadinanza al seguito, dopo aver attraversato una pianura che mostrava ancora la cultura promiscua della vite, ultimo paesaggio di un mondo antico.

 

Era arrivato fino alla "sesta" elementare e così nei lunghi anni di servizio militare e poi da "camicia nera", volontario per l'AOI e richiamata per la seconda guerra mondiale, tenne una lunghissima corrispondenza con sua moglie, Olinda Guardabassi. Linda, come veniva chiamata, rispondeva di meno per le difficoltà tra il lavoro da "tabacchina" e gli altri lavoretti per poter vivere e far crescere la piccola figlia; inoltre, come a molte ragazze prima della guerra, gli era stato impedito di finire le scuole elementari perché "donna". Dopo la classe seconda, infatti, era stata tenuta a casa per provvedere alle necessità famigliari... il suo scrivere era perciò più faticoso. 

Oltre a molti documenti del tempo tra le tante lettere rimaste, dove  sono sostanzialmente assenti i riferimenti al "nemico" e alla guerra, sono presenti gli affetti, i ricordi e la vita comune come in una "via di fuga" da un presente difficile da vivere e raccontare.

Linda conservò nella sua scatola di legno da barbiere tutto ciò che le restava: la sua bussola e l'occorrente per cucire, le lettere, le cartoline, qualche documento, la piastrina di metallo ritrovata con i resti del suo corpo, il giornale con l'annuncio della morte e alcune lettere di amici per lenire la sua perdita.

Nella scatola da barbiere erano conservate circa 300 lettere, 144 cartoline, riempite per quasi tutto lo spazio a disposizione, ed alcuni telegrammi scritte nel decennio 1932-42. Quasi tutte  le missive sono di Aristide alcune di Linda. Le missive sono concentrate soprattutto  nel secondo anno di guerra,  ben 110 lettere, quando fu richiamato e partì per il conflitto, e nel 1942, terzo anno di guerra, 52 lettere prima di morire. 

Nello specifico durante il servizio militare sono state conservate 68 lettere e 10 cartoline; tra il 1934 ed il '36, durante la campagna d'Africa, rimangono 66 missive, 1 telegramma e 29 cartoline; per il periodo della guerra mondiale restano 170 lettere, 105 cartoline e 3 telegrammi:

1932 - 4 missive,

1933 - 61 missive da Vercelli , 10 cartoline, 4 stelle alpine,

1934 - 3 missive,

1935 - 38 missive 1 telegramma e 29 cartoline,

1936 - 25 missive,

1939 - 2 telegrammi e 15 cartoline, 

1941 - 110 missive 2 biglietto postale, 2 telegrammi 70 cartoline ,

1942 - 59 missive 4 biglietti postali 1 telegramma 35 cartoline e 1 lettera di Alberto Burri alla moglie Linda dopo la morte.

Nella cassetta inoltre erano conservate molte foto personali, 30 foto del funerale avvenuto nel pieno dopoguerra ad Umbertide, diversi documenti personali e del tempo, “materiali vari” tra i quali, una bussola usata nell'AOI, un porta ago e filo di legno, un porta sigarette di marca con all'interno ancora alcune sigarette, un piccolo santino di Sant'Antonio conservato all'interno di un piccolo bussolotto, la piastrina di riconoscimento conservata in un sacchetto di tela verde con i dati anagrafici, la bandiera con la quale la piccola cassa con i resti di Aristide venne esposta nella Collegiata per il funerale venti anni circa dopo la morte; Linda a distanza di molti anni era solita dire che solo in quel momento, quando i resti furono riportati in una cassettina, smise di sperare realmente in un suo ritorno...

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Un decennio di corrispondenza alternato da pochi anni, dopo il "congedo illimitato" dal servizio militare, prima dall'"impresa africana" e poi dallo scoppio del conflitto. Un lunghissimo carteggio in cui Aristide scriveva quasi esclusivamente d'amore, di affetti e quotidianità; aspetto che va di pari passo con i momenti storici in cui scrive, scrive da Vercelli e Biella al servizio obbligatorio dello Stato, scrive dal "piroscafo" che lo porta in Africa per l'Impero, manda cartoline dove sono stampate le frasi di propaganda del "Fascismo" mentre saluta la sua Lindina, cartoline che hanno come tema la mappa geografica dell'AOI o mezzibusti di bellissime ragazze africane che il regime mostra come trofei, scrive sempre più spesso quando viene mandato sulle coste dell'Albania e dell'attuale Montenegro. Scrive da Podgorica, dalle "italianissime" Bocche di Cattaro, fino alla morte per mano del suo stesso esercito in una Italia che dopo poco si troverà divisa in due, con la parte centrale e la sua Umbertide che da quel momento vivranno un'altra storia: dramma e liberazione. Oltre alla corrispondenza ci parlano di quel momento i documenti conservati: le tessere delle organizzazioni fasciste, dei lavoratori e femminili, le liste degli appartenenti alle milizie umbertidesi delle "camice nere", gli ordini di richiamo per il poco contegno di questi miliziani umbertidesi da parte del nucleo perugino, un tema di propaganda interna fatto scrivere alla figlia per il ritorno del padre che mai ritornerà... Un materiale notevole da indagare in un altro momento perché troppo vasto. 

Gli affetti per la giovane Linda, prima fidanzata poi moglie e madre di una bambina sembrano essere quasi l'esclusivo soggetto da comunicare. Ecco alcuni esempi da militare di Leva nel 1933 e poi da marito nel '39 e il giorno della morte del luglio '42:

"Biella 21/04/1933 - IX  E.F  ("anno ed Epoca Fascista" N.d.r.)

 

Rispondo alla tua (“lettera” N.d.r.) con un po’ di nervosismo cagionato dal tuo silenzio.

Lindina tu non immaginerai mai come io desidero una tua (“lettera” N.d.r.), e non ricevendola, i più tristi i più brutti pensieri mi assalgono il mio cervello, e le più fantasmagoriche visioni mi vengono davanti agli occhi facendomi vedere chissà quante volte tu che non pensi più a me, che non mi ami, e chissà quante altre pessime cose che il mio misero linguaggio non può pronunciare...”

 

 

“ Sora 16-7-39 - VII " ("anno fascista" N.d.r.)

Amore carissimo, con la gioia più grande, rispondo alla tua cara lettera, giuntami oggi. Lindina mi vorrai scusare se qualche volta nelle mie lettere sono un pò impulsivo, ma devi comprendere, che è l’amore che ho verso di te, che mi rende folle.

Non passa un minuto della giornata, che il mio pensiero non sia rivolto verso di te, e ricordo tutti i nostri discorsi, tutte le nostre passeggiate ogni intimo avuto con te e mi domando: cosa farà ora la mia Linda senza di me? Forse penserà al suo amore lontano? Ed il mio cuore risponde si.”

 

" (Luogo non presente per motivi militari )- 29/07/1942 - XX 

 

... ho molto gradito le due conchigline che ho trovato nella lettera del 22 di Imperia. Credi Linda avrei voluto essere un uccellino, e vedere nostra figlia come le cercava, e cosa ti ha detto  quando te le ha consegnate per mandarmele. Penso a te come sarai felice, che vedi Imperia a crescere come un fiore, e che la guidi, e la guardi come si guarda un angiolo. Io però dal canto mio sono felice lo stesso, perché quando è gioia per te, anche per me è felicità. Forse tu sarai anche più preoccupata di me, in quanto pur essendo felice hai il costante pensiero per me, e chissà quante volte ripeterai un nome che con l’aiuto del nostro buon Dio, tornerà sano e salvo." ...

Morì subito dopo l'ultima lettera assieme al suo amico Massetti di Città di Castello, gli altri umbertidesi presenti con lui a Podgorica lo seppellirono.

 

Inseriamo qua alcune immagini del 1933-34, le lettere d'amore e la busta che Linda conservò accuratamente con le 6 stelle alpine che Aristide gli aveva inviato;  la lettera di partenza per la AOI; la cartoline, fronte e retro dall'Eritrea con immagini ai nostri occhi oggi razziste e sessiste; foglietti per i simboli delle Tavolette 1:25000 dell' I.G.M., il tema di propaganda patriottica fatto scrivere in classe alla figlia...

Anche Linda rispondeva, sebbene con meno frequenza, inoltre solo alcune lettere si sono conservate, quelle riportate nelle poche licenze da Aristide. La scrittura è più faticosa e con errori ortografici che abbiamo deciso di lasciare per ricordare la condizione femminile del tempo dove l'obbligo scolastico era disatteso soprattutto per le bambine.

L'ultima lettera visibile nelle immagini inserite sopra era proprio di Linda ma ritornò solo successivamente con i resti di Aristide nel 1960; era probabilmente conservata nella sua divisa. “Arille” era la maniera affettuosa con cui chiamava Aristide, e come al solito gli affetti famigliari domina i pensieri dei due ma nella lettera brevemente viene descritta anche la situazione del razionamento durante la guerra ad Umbertide “non si trova nulla” e la solidarietà tra donne con la moglie di un altro “richiamato” che portava del cibo alla piccola figlia. “Richiamati” indica coloro che come Aristide avevano ottenuto il “congedo illimitato” ma vennero con il peggioramento del conflitto appunto “richiamati” alle armi; condizione secondo Linda subita da Aristide e da gli altri giovani di Umbertide che partirono nel '41.  Linda era solita raccontare anche come il conflitto portava Aristide a momenti di sconforto e che una volta, di ritorno da una licenza le chiese seriamente di gettarsi tutti e tre sotto il treno nelle vicinanze. 

 

“Umbertide 3-5-942 

 

Aristide mio Carissimo

Da qualche giorno, sono priva di tue notizie, l’ultima tua in data 22, Rille il mio pensiero vaga, che di nuovo sarete spostati, per un altra azione, questo è il pensiero che non mi da pace, Arille con il cuore contratto, e pieno di speranza non mi stanco mai di pregare il nostro buon Dio, che è tanto buono e misericordioso, veglierà sempre su di te, per farti ritornare al più presto nella tua casa, che è sempre ricca di tuoi ricordi, dove Imperia cento, ma cento volte il giorno ricorda il suo babbo, le tue carezze, le tue paroline dolci, piene d’amore paterno, Arille quando la nostra piccola mi ricorda questi tuoi complimenti, un nodo mi serra il pianto, il mio cuore non sa più lottare ha questo gran dolore, di questa tua lontananza, che non so dirti cosa darei pur di farmi passare in attimo vicino vederti, e vedere lo stato che ti trovi, Arille in questi giorni che sono senza tue notizie i più tristi pensieri mi assalgono alla mente e mi fanno tanto soffrire, Arille mirraccomando fa del tutto pur che mi giunga una tua riga di conforto  e di sollievo, spiegandomi il ritardo di questa posta. Arillino giorni fa ti spedii la fotografia Imperia spero che ti sia giunta. Arille come ti dissi, anzi lo saprai, che i tempi ora sono difficili e non si trova nulla, ma ti dico che la nostra Imperia fino ad oggi non glie mancato nulla, perché ci sono le mogli dei richiamati che si trovano con te che ogni tanto mi portano uova e farina, oggi è venuta la moglie di Gigino di Dalai e ha portato ha Imperia 10 uova e farina, baci cari Linda e Imperia.”

 

Linda giovane e ancora bella, con il suo occhio più scuro e quello più chiaro, particolarità data dal una neoplasia benigna all’occhio, si trovò ad affrontare una vita in miseria con una figlia piccola ma con una forza ed un coraggio grandissimo; con il bombardamento di Umbertide accolse Pompeo di un anno più grande di sua figlia, rimasto orfano di tutta la sua famiglia. Crebbero come fratelli fino a che dovette inviarli lontano per dargli il futuro facendoli tornare ogni volta possibile. Linda non volle più nessuno vicino a sé aspettando segretamente ed irrazionalmente, in cuor suo, che per errore fosse stata comunicata la morte di Aristide; convinzione che terminò al ritorno della piccola cassa con ciò che restava del suo corpo. 

Oltre al racconto famigliare i documenti di Aristide ci parlano della nostra storia locale.

 

Tra i vari documenti che potete visionare sulla galleria sopra, ad esempio, ce ne è uno che può far luce, sebbene sia senza data, sulla composizione e strutturazione del sistema dei “fasci umbertidesi”, parte di storia per ovvie ragioni poco approfondita dal dopoguerra fino ai nostri giorni. Nel documento scritto a macchina, con in testa la dizione “FEDERAZIONE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO DI PERUGIA”, proseguendo sotto con la scritta “FASCIO DI UMBERTIDE”, si evince la distinzione della città in almeno cinque settori, dato che questo era il quinto. Questo “settore” riguardava la zona di Piazza S. Francesco, Via Secoli, Via Soli, Via Spoletini, Via Stella, Via Cesare Battisti. Esisteva il “capo settore”: Ramaccioni Gino e 3 “nuclei”. A “capo” del primo “nucleo" vi era proprio Guardabassi Aristide con la particolarità di essere registrato senza il riferimento di essere una “(C.N.)”, ovvero una camicia nera. Tale scritta invece appare a fianco dei nomi del “capo” del “II nucleo”, Ramaccioni Dino, e del “III nucleo”, Pucci Carlo. Così la lista sembra sia stata scritta prima del’’ impresa d’Africa, quando Aristide era sicuramente una “Camicia Nera” ma venne utilizzata anche in seguito (1935-’38) visto  che a matita si può leggere accanto a vari nomi dei componenti dei “nuclei” la destinazione militare di alcuni: Bologna, Africa, Milano, Albania. Comunque i componenti di questo elenco sono 17 nel primo “nucleo”, 17 il secondo e 23 il terzo . Nell’insieme il solo “V settore” contava dunque su ben 61 appartenenti ai “fasci di Umbertide”.

Qua di seguito i nomi presenti nel documento relativo al "V settore" del "Fascio di Umbertide":

V settore

(Piazza S. Francesco - Via Secoli - Via Soli - Via Spoletini - Via Stella - Via Cesare Battisti)

 

Capo Settore - Ramaccioni Gino

 

I Nucleo

 

Capo nucleo Guardabassi Aristide

 

Burzigotti Eugenio

Cardinali Giovanni

Calcari Marino

Bebi Carlo

Bebi Fausto

Bico Antonio

Cingolani Maggiolino 

Martini Adolfo

Panzarola Nello

Pini Giulio

Ramaccioni Fortunato

Ramaccioni Silvio

Reggiani Francesco

Santini Giovanni

Tarragoni Alunni Ginetto

Tarragoni Alunni Enrico

Zurli Arnaldo

 

II Nucleo

 

Capo nucleo Ramaccioni Dino (C.N.)

 

Alberti Alvaro

Alberti Quintilio

Angeletti Giuseppe

Bambini Oreste

Baldelli Dante

Ciocchetti Oliviero

Corradi Anteo

Fiorucci Talete

Getti Decio

Mancini Carlo

Mancini Giuseppe

Pucci Domenico

Puletti Calisto

Ramaccioni Ramiro

Renzini Alessandro

Renzini Pietro

Renzini Oberdan

 

III Nucleo

 

Capo nucleo Pucci Carlo (C.N.)

 

Alunni Tullini Elmo

Anastasi Amedeo

Bartoccini Pietro

Becchetti Tito

Becchetti Giuseppe

Caldari Bruno

Cecchetti Andrea

Cerrini Renzo

Ghisalberti Adolfo

Lucaccioni Riccardo

Lucaccioni Antonio

Mariotti Ettore

Massetti Giuseppe

Palazzetti Nazzareno

Paoletti Antonio

Paoletti Natale

Rondini Aldo

Rossi Vincenzo

Starnini Guerriero

Serafino Fiorentino

Tosti Quintilio

Tognaccini Romeo

Altre missive ci parlano, invece, degli eventi storici di valore nazionale come la partenza per l'AOI quando scrive dalla dalla nave Principessa Giovanna:

"Mittente: Camicia Nera Aristide Guardabassi,

Prima Divisione CC. NN. 23 marzo

202 esima Legione,

Primo B.T.G.

Seconda compagnia, Africa Orientale.

 

 28/08/1939 - XIII E. F. ("Anno ed Epoca Fascista" N.d.R.)

 

Linda Carissima, ti rivolgo, innanzi tutto, il mio affetto, con l’augurio di un presto arrivederci (prima che sia possibile).

Linda come ti annuncia a mezzo telegramma che sei partito, domenica sera, 25 ultimo scorso, con la nave Principessa Giovanna, ed infatti così è stato.

La nostra nave ha levato le ancore per dirigersi a Massaua in Eritrea, alle ore 5 e 45 minuti, ed arriveremo il giorno 2 settembre in giornata. Linda quando la nave si staccava dalla banchina del porto, per dirigersi verso Oriente, l’immensa folla che gremiva il porto, ci ha tributato una calda dimostrazione di simpatia e affetto, (e qualche volto era coperto di lacrime) che tu non puoi immaginare…"

Un'analisi del lungo carteggio alla ricerca di elementi storici oltre che di quelli affettivi potrebbe rilevare informazioni ulteriori sulle modalità della vita durante il fascismo nell'alta Valle del Tevere e nel nostro Paese. 

 

Le corrispondenza si interrompe con la vita di Aristide, proprio a  fine luglio 1942, dopo 18 anni i suoi resti torneranno ad Umbertide.

Una busta rossa conservata da Linda all'interno della cassetta di legno conteneva l'ultima missiva scritta da Aristide, una pagina di giornale con la notizia della morte e la lettera del suo amico, Alberto Burri, scritta a Linda al momento della notizia dell'uccisione a luglio 1942. Burri, di 3 anni più giovane,  fu catturano in Tunisia l'anno seguente, l'8 maggio del '43, e dopo vari spostamenti fu portato nei campi di concentramento degli Stati Uniti

Questo il testo della lettera:

"Gentile Signora,

Voi sapete quanto era grande la nostra amicizia e potete capire come anch’io soffra per la perdita del caro Aristide. Deve però aiutarvi ed aiutarci a sopportare questo dolore il sapere che egli ci ha lasciato nel compiere tutto il suo dovere d’italiano e di fascista. Sarà sempre vivo nel nostro ricordo con il suo viso eternamente sorridente e con il suo buon umore che aumentava con le difficoltà del momento. E’ stato un ottimo soldato ed un ottimo padre, e la piccola Imperia può essere fiera di Lui. 

Gradite Signora i miei  migliori saluti.

 

Alberto Burri"

Aristide fu uno dei 93 morti o dispersi in guerra del nostro paese, ma oltre a loro il tributo di vite per questa guerra fu molto cospicuo perché sotto il bombardamento del 1944 morirono 70 persone, 22 vennero uccisi per rappresaglia (a Penetola, Serra Partucci, Civitella Ranieri e Montecastelli), 34 persone morirono a causa degli eventi bellici, 1 nei campi di prigionia e 2 al fronte dopo l'otto settembre come partigiani. Per chi volesse vedere il loro elenco completo può leggere il prezioso testo a cura di Mario Tosti "Belli lavori. Informazioni, documenti, testimonianze e immagini su fatti di vita e di morte avvenuti nel Comune di Umbertide durante la seconda guerra mondiale." Comune di Umbertide, 25 aprile 1995.

In totale, dunque, ben duecentoottantadue umbertidesi morirono durante questo conflitto.

Fonte:

- Archivio famigliare Fam. Micucci-Guardabassi

- Fonte orale Fam. Guardabassi-Deplanu

Mario Tosti: "Belli lavori. Informazioni, documenti, testimonianze e immagini su fatti di vita e di morte avvenuti nel Comune di Umbertide durante la seconda guerra mondiale. A cura di Mario Tosti. Comune di Umbertide, 25 aprile 1995.

- Foto: Archivio famigliare Fam. Micucci-Guardabassi

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