storia e memoria

La Fratta di Blaeu del 1650
La Fratta di Blaeu del 1650
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Rispetto al secolo precedente, dal 1600 al 1700, non abbiamo mappe direttamente significative per Fratta. Nel secolo precedente si erano conservate invece la mappa del Piccolpasso del 1565 con la rappresentazione completa a “piccola scala” della “Fratta perugina”; quella della Diocesi di Gubbio disegnata da don Ubaldo Giorgi nel 1573 , dove abbiamo una specie di pittogramma con le indicazioni delle “anime” viventi in quel periodo nella parrocchie e quindi nelle città e nei castelli vicini; infine la mappa del 1584 di Ignazio Danti dove si può vedere la posizione a scala più grande di Fratta e dei castelli del perugino per intero. In questo XVII sec. però abbiamo alcune mappe realizzate da matrici di metallo per un pubblico probabilmente più ricco che provengono dall’Olanda, citiamo quelle di Hondius e Bleaur. A metà del 1600 quindi non è tanto l’attenzione alla rappresentazione cartografica e di conseguenza per le informazioni dirette che se ne possono dedurre a muovere gli autori ma prevalgono le attenzioni rivolte a realizzare un prodotto di valore per una clientela ricca e nobiliare.
È il caso della mappa del 1650 circa realizzata da Blaeu, e finita in uno dei più bei atlanti del secolo, che rappresenta il contado perugino dov’è ben visibile la nostra Fratta. Una incisione su stampa di rame che poi veniva stampata.
Le informazioni cartografiche necessarie sono desunte dal lavoro di fine 1500 di Giovanni Antonio Magini, del quale abbiamo parlato qua, che però rappresentatava in una maniera standardizzata quasi tutti i castelli e luoghi fortificati o piccole città in maniera simile. Ma quando viene presentata nella mappa del Blaeu Fratta la mappa si arricchisce di particolari non presenti nelle indicazioni precedenti, come la fortificazione di Fratta che nel Magnini era assente. Resta l’essenziale rappresentazione del ponte sul Tevere. Comunque questa attenzione alla fortificazione ci indica che per l lavoro notevole della realizzazione dell' "Atlas", la ricerca di un prodotto di valore portò il cartografo olandese a cercare fonti aggiuntive delle realizzazioni anche più lontane e particolari.