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I PERCORSI DELLA MEMORIA

 

 

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A cura di Fabio Mariotti

 

Il 1944 è ricordato ad Umbertide come l’anno più drammatico nella storia della città. La II Seconda Guerra Mondiale si è portata dietro una lunga scia di sangue, distruzione e disperazione per i tragici eventi che hanno preceduto la liberazione della città, il 5 luglio.

Il bombardamento alleato di borgo San Giovanni, nel cuore della città, con 70 morti; la rappresaglia di Serra Partucci, con 5 morti; l’eccidio di Penetola, con 12 morti; la strage di Monsiano, con 8 morti. Altri 6 civile persero la vita tra il 3 e il 15 luglio nel territorio tra Preggio, Monestevole e Montemigiano. Sigifrido Bartocci, ucciso da soldati tedeschi l’8 maggio presso Civitella Ranieri e poi tante altre vittime civili di bombardamenti, cannoneggiamenti e scoppio di granate ad Umbertide e nelle zone limitrofe (per i dettagli consultare “l’Atlante della Memoria” di Alvaro Tacchini).

A tutti loro, eroi involontari della follia umana, e alle loro famiglie, dedichiamo questi percorsi della memoria, per non dimenticare e per trasmetterli alle nuove generazioni.

 

 

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Il bombardamento di borgo San Giovanni

 

Dodici aerei Curtiss P – 40 Kittyhawk inglesi partirono dall’aeroporto da campo di Cutella in Puglia per distruggere il ponte stradale sul Tevere e rendere più difficoltosa la ritirata dei tedeschi.

Era il 25 aprile 1944. Una data che gli umbertidesi non dimenticheranno.

Tra le 9 e le 9,30 la squadriglia alleata sorvolò il cielo di Umbertide, con il suo carico di due bombe di grosso calibro per aereo (complessivamente circa 4 tonnellate di esplosivo). Dopo vari volteggi sopra Romeggio, gli aerei si diressero verso Serra Partucci, a favore di sole, da cui discesero in picchiata verso il ponte sul Tevere. Ma le bombe (come scrisse Roberto Sciurpa nel suo volume “Umbertide nel secolo XX 1900 – 1946) non erano ancora “intelligenti” (se mai ci saranno bombe intelligenti) e sbagliavano spesso il bersaglio.

Questo purtroppo accadde anche ad Umbertide. Le bombe, fatte cadere ad intervalli regolari di circa 30 secondi tra una coppia e l’altra, invece di colpire il ponte andarono a finire tutte, salvo due, sopra le case del centro storico. Fu una strage. 70 persone, di cui 46 donne, rimasero sepolte sotto le macerie.

Lo spettacolo che si presentò ai primi soccorritori fu tremendo. Corpi orrendamente mutilati giacevano sulla piazza e il borgo San Giovanni era un cumulo di macerie fumanti da cui si alzavano lamenti e invocazioni di aiuto. Nonostante lo spavento e il rischio di nuovi bombardamenti, la gente si prodigò nel prestare soccorso ai feriti ed estarre dalle macerie i corpi dei caduti adagiandoli provvisoriamente intorno alla Collegiata. Era una corsa contro il tempo perché il ponte era rimasto intatto e gli aerei sarebbero potuti ricomparire in qualsiasi momento. Questo accadde nel pomeriggio, alle ore 16, e questa volta le bombe risparmiarono l’abitato ma non riuscirono a distruggere il ponte stradale la cui arcata nord fu distrutta soltanto il 30 aprile.

Tanti morti, tanto dolore, una comunità sconvolta, per un’azione militare probabilmente inutile e che non ha nemmeno raggiunto l’obbiettivo prefissato. Questa è la guerra. Questi sono quelli che oggi chiamano “effetti collaterali” che colpiscono sempre e inesorabilmente i civile, le persone più indifese. Per evitare anche questi effetti, c’è un solo sistema universale, non fare più guerre e lavorare sempre per la pace.

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L’elenco delle 70 vittime:

Alunni Pierucci Antonio, Arrunategni Rivas Mario, Baiocco Giulia, Banelli Anna, Banelli Amleto, Barattini Scartocci Neodemia, Barbagianni Antonio, Bartoccioli Giulia, Bebi Ceccarelli Elda, Bebi Luciano, Bebi Fileni Maria Domenica, Bebi Banelli Tecla, Bendini Annunziata, Bernacchi Anna Maria, Bernacchi Benedetto, Bernacchi Raffaele, Bernacchi Valentino, Boldrini Cecilia, Boldrini Bellezzi Elisabetta, Boncristiani Tommasi Rosa, Borgarelli Armede Gina, Borgarelli Ester, Cambiotti Amalia, Caprini Selleri Assunta, Ceccarelli Marianella, Ceccarelli Rosanna, Ciocchetti Fausto, Ciocchetti Giuseppe, Cozzari Galmacci Veronica, Cozzari Verginia, Donnini Domenico, Donnini Gianfranco, Fagioli Franca, Ferrari Alfonso, Galmacci Realino, Gambucci Ubaldo, Grandi Giuseppina, Leonessa Licinio, Manuali Bernacchi Marianna, Massetti Anna Paola, Mastriforti Cambiotti Marianna, Mazzanti Graziella, Merli Mazzanti Argentina, Mischianti Angelo, Mischianti Ida, Monfeli Galeno, Montanucci Fiorucci Felicia, Mortini Elvira, Orlandi Sonaglia Augusta, Palazzetti Bernacchi Angela, Palazzetti Assunta, Pambuffetti Giovanna, Perini Giuseppe, Pierotti Coletti Giulia, Porrini Elisei Assunta, Renato Simonucci Bergasina, Renga Rosalinda, Renzini Pazzi Maria, Romitelli Rina, Rondini Mischianti Luisa, Sabbiniani Romitelli Leopolda, Santini Batazzi Letizia, Scartocci Mario, Selleri Angelo, Selleri Giuseppe, Selleri Pasquale, Tognaccini Fagioli Delma, Tognaccini Barbagianni Zarelia, Violini Lina, Villarini Bruno.

 

Fonti:

- Mario Tosti: “Belli lavori” - Ed. Comune di Umbertide – 1995

- Mario Tosti: “Il nostro calvario” - Ed. Petruzzi – Città di Castello

2005

- Roberto Sciurpa: “Umbertide nel secolo XX 1900 – 1946” -

Ed. GESP – 2006

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Foto di Roberto Balducci dal volume di Bruno Porrozzi

"Umbertide nelle immagini - dal '500 ai giorni nostri -

Pro loco Umbertide - 1977 

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La lapide che ricorda le vittime

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Sulle macerie alla ricerca dei superstiti
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A destra, le rovine del borgo San Giovanni

A destra, sotto, via Cibo dopo il bombardamento

A sinistra,sotto. le rovine della sagrestia della Collegiata

 

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Il bombardamento di Borgo San Giovanni

La rappresaglia di Serra Partucci

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Il 24 giugno 1944 era sabato. A Serra Partucci si festeggiava San Giovanni Battista e il giorno prima, secondo l’antica usanza, si raccoglievano i petali dei fiori di campo e si mettevano a bagno in una bacinella. Con quell’acqua profumata la mattina dopo ci si lavava.

Così avevano fatto gli abitanti della Serra che quel sabato si erano ritrovati nella piccola chiesa per la messa celebrata da don Giuseppe Filippi.

Improvvisamente alcuni tedeschi con il loro comandante erano entrati in chiesa e, urlando, avevano

fatto uscire tutti all’aperto disponendoli in fila davanti ai soldati con le armi spianate.

L’ufficiale tedesco, in un italiano stentato, spiegò cosa stava succedendo. Il giorno prima, nelle vicinanze, un soldato tedesco in motocicletta era stato ferito lungo la strada. Per cui, nonostante non fosse morto, era scattata l’inumana legge della rappresaglia che prevedeva la fucilazioni di 5 ostaggi per il tedesco ferito (in caso di morte sarebbero stati 10). Dal momento che quattro “banditen” erano stati già arrestati, erano venuti a prendere il quinto.

Va detto, per la verità, che i tedeschi avevano già arrestato cinque ostaggi ma uno di questi, Quinto Centovalli, era privo di una mano e i tedeschi avevano ritenuto di escluderlo dalla fucilazione.

La scelta tra i presenti alla messa cadde su Domenico Cernich, giovane sarto 26enne di Gorizia che si trovava ad Umbertide, insieme ai suoi fratelli, in attesa dell’arrivo degli alleati.

Domenico, insieme a Radicchi Mario (24 anni – colono), Radicchi Giuseppe (17 anni – colono), Centovalli Natale (20 anni – studente) e Ciribilli Domenico (26 anni – sarto) furono portati presso l’essiccatoio del tabacco e qui tricidati da alcune raffiche di mitragliatore.

Alle otto del mattino, sopra due tregge trainate dai buoi, i cinque corpi furono trasportati al cimitero di Serra.

Una stele e un cippo ricordano la terribile rappresaglia.

Nel cippo, realizzato nel ventennale della Resistenza, sono scritte queste parole:

“Qui il barbaro tedesco lasciava raccapricciante ricordo di iniqua rappresaglia. Cinque giovani innocenti cadevano vittime del suo furore il 24 giugno 1944. Giustizia, preghiera, pace invocano dai superstiti gli scomparsi.”

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Domenico Cernic
La rappresaglia di Serra Partucci
La porta della chiesa
Il muro della fucilazione

L’eccidio di Penetola

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Quella che viene esposta in queste pagine e la vicenda di una famiglia umbra e del suo tragico incontro con la storia. Aspetti e circostanze risulteranno comuni a tanti altri italiani e la vicenda è quella di cui tutti coloro che sono vissuti nel 1944 possono rendere testimonianza.

Nel raccontare esperienze particolari di alcuni individui a loro sconosciuti, spero di trasmettere ai miei figli e a quelli dei miei coetanei una conoscenza meno asettica e più consapevole delle fasi conclusive del secondo conflitto mondiale e delle positive trasformazioni sociali e democratiche della società italiana.

Perchè, anche i più umili tra i cittadini italiani, uscendo dalla guerra e dalla dittatura fascista sostenuti dai valori della democrazia e della Costituzione rcpubblicana, hanno potuto superare lutti e ingiustizie, affrancarsi da pratiche sociali medievali e, in appena due generationi, fornire a figli e nipoti tutte le opportunità che solo una società libera e democratica può offrire.

La grande storia, quella nota a tutti noi per ampi o sommi capi, è un insieme di piccole, a volte grandissime, storie personali. Esse costituiscono la memoria collettiva condivisa o, in altri casi, divisa, di una nazione. Mettere ordine e ricercare la verità oggettiva in ognuna di queste piccole storie impedirà, a chi ne avesse meschino interesse, di mistificare la realtà inconfutabile degli eventi e, alle giovani generazioni, di dimenticare ciò che è stato, traendone il necessario insegnamento.

Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1944, nell'altotevere umbro, in un casolare denominato località Penetola di Niccone, a sei chilometri a nord-est di Umbertide, dodici persone vengono barbaramente uccise dai soldati appartenenti al 305º battaglione genieri dell'esercito tedesco di stanza nella vallata del Niccone.

Le dinamiche operative dell'eccidio sono oggi a nostra conoscenza, mentre permangono forti dubbi e perplessità sulle cause e sulle modalità della strage stessa, per molti aspetti atipica rispetto alle tante altre di cui l'esercito tedesco si è macchiato durante la ritirata verso la linea gotica nell'estate del 1944.

A Penetola si è consumato uno degli episodi più atroci tra quelli accaduti in Umbria durante il secondo conflitto mondiale. Come per molte stragi “nascoste”della guerra ai civili che si è scatenata in Italia dopo l'8 settembre 1943, anche nei sopravvissuti alla strage di Penetola bruciava la rabbia di non conoscere i colpevoli e in quella dei loro discendenti, come me, il desiderio di placare quella stessa rabbia che, a distanza di tanti anni, impediva il superamento definitivo del lutto.

Mai, neanche per un istante, nel corso della ricerca della verità, sono stata spinta da un desiderio di vendetta nei confronti degli esecutori morali o materiali della strage. Ho solo voluto e dovuto sostituirmi a quanti avrebbero dovuto indagare e non l’hanno fatto, non sapendo o non volendolo fare.

Ai primi appartenevano anche i miei familiari, ai quali è mancata la forza, 1'istruzione, la sfrontatezza e il denaro, per aprire porte che avrebbero dovuto trovare spalancate.

Ai secondi, a quelli che hanno preferito tacere, a quelli che hanno scelto di non scegliere, a quelli che se ne sono disinteressati sottraendosi ad un loro dovere, posso solo dire che essi avrebbero saputo e potuto far meglio e di più al momento e nel luogo giusto. ……………

(Premessa dal libro “Tre noci” di Paola Avorio)

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Fonti:

- Paola Avorio: “Tre noci” – Ed. Petruzzi – Città di Castello - 2011

 

- Giovanni Bottaccioli: “Penetola, non tutti i morti muoiono” –

Comune di Umbertide, 2005

 


Le vittime:

Avorio Antonio, di Mario, anni 11
Avorio Carlo, di Mario, anni 8
Avorio Renato, di Mario, anni 14
Forni Canzio, di Edoardo, anni 58
Forni Edoardo, di Canzio, anni 16
Forni Ezio, di Canzio, anni 21
Luchetti Guido, di Avellino, anni 18
Nencioni Conforto, di Menotti, anni 36
Nencioni Eufemia, di Menotti, anni 44
Nencioni Ferruccio, di Menotti, anni 46
Ferrini Milena, moglie di Ferruccio Nencioni, anni 41
Renzini Erminia, vedova di Menotti Nencioni, anni 68

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Il casolare, il cippo e la lapide che ricordano l'eccidio
 
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Paola Avorio durante la presentazione del suo libro

A destra, la scritta sul cippo che ricorda  l'eccidio (1974)

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Sotto, due immagini interne del casolare teatro dell'eccidio

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L'eccidio di Penetola

La strage di Monsiano (Preggio)

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Nel 2015, in occasione del centenario dell’inizio della prima grande guerra mondiale, in tutta Italia ed anche in Europa, è stata avvertita la necessità di testimoniare gli eventi tragici, soprattutto quelli ancora sconosciuti, di persone innocenti scomparse e dimenticate. Per questo si è deciso di ricordare con una lapide una strage poco conosciuta avvenuta nel nostro territorio a Monsiano, poco distante da Preggio, il 4 luglio del 1944, durante il passaggio del fronte e la ritirata dei tedeschi verso nord. Un bombardamento delle forze alleate ha colpito un casolare dove si erano nascosti un paio di tedeschi in fuga.

L’intero fabbricato rurale, ora ricostruito, fu raso al suolo sterminando un’intera famiglia, i coniugi Gelindo Braconi e Isolina Bellezzi e i loro sei figli, Maria (4 anni), Anna (8), Lorenzo (11), Francesco (14), Rina (16), Luigina (19).
La lapide che ricorda questo terribile evento è stata applicata su un piccolo masso roccioso, posto all’incrocio della strada provinciale con quella vicinale che porta a Monsiano.
L’Amministrazione Comunale e la popolazione di Preggio hanno voluto così rendere testimonianza a tutti coloro che, fermandosi davanti alla lapide, potranno conoscere la storia di questa famiglia di Preggio e del suo tragico destino.

Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Umbertide Marco Locchi, Alberto Bufali, presidente della Pro loco di Preggio e promotore, insieme al Comune e alla sezione di Città di Castello dell'Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi di guerra, della commemorazione, la presidente regionale dell'Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi di guerra Rosanna Tonnetti, Gianfranco Braconi, familiare delle vittime della strage, Paola Milli e Pierino Monaldi dell'Istituto di storia politica e sociale “Venanzo Gabriotti” di Città di Castello. L'inaugurazione è stata accompagnata dalla benedizione impartita dal parroco di Preggio don Francesco Bastianoni e dalla deposizione di una corona ai piedi della lapide sulle note della tromba del maestro Galliano Cerrini. Durante la cerimonia sono stati inoltre ringraziati Mario Tosti e Alvaro Tacchini per le preziose ricerche storiche sui fatti che accaddero a Preggio il 4 luglio di settantuno anni fa.

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Fonti:

Alvaro Tacchini: Sito “storia tifernate e altro”

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Il cippo che ricorda il tragico evento 
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Il manifesto per l'inaugurazione del cippo
La strage di Monsiano (Preggio)
LE BATTAGLIE A MONTE MURLO, MONTE ACUTO E MONTE CORONA

(2-3 luglio 1944)

 

Dal libro “Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere (1943-44) di ALVARO

TACCHINI, Petruzzi Editore, Città di Castello 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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I combattimenti stavano per investire le montagne a meridione della valle. In seguito allo sfondamento della Linea Albert da parte degli Alleati, i tedeschi si ritirarono lungo la successiva linea difensiva Monte Murlo - Monte Acuto - Monte Corona - fiume Assino - Montelovesco. Nutrivano la convinzione di poter resistere accanitamente su quelle alture. In effetti l'attacco scatenato dalla 10ª e dalla 25ª brigata indiana nella notte tra il 2 e il 3 luglio ebbe un esito contraddittorio. Il battaglione gurkha della 10ª, appoggiato dall'artiglieria, da uno squadrone di carri armati degli Hussars e dalle mitragliatrici dei Northumberland Fusiliers, si mosse da Castel Rigone e riuscì a conquistare Monte Murlo difeso da una settantina di tedeschi, resistendo poi a un loro contrattacco. Invece i reparti garhwali e beluci delle due brigate non furono in grado di sopraffare le difese germaniche a Monte Acuto e Monte Corona. In particolare l'attacco dei beluci a Monte Acuto si risolse, per ammissione degli stessi britannici, in un "costoso insuccesso" (1), con 32 perdite. Si resero così conto di aver sottovalutato, per errate informazioni, la forza dei tedeschi. Quanto a Monte Corona, quel 3 luglio un reparto attaccante dei garhwali fu inchiodato sulle sue posizioni dal fuoco di sbarramento tedesco per oltre nove ore. Fonti germaniche forniscono ulteriori dettagli sulla battaglia di Monte Acuto. Un reparto di 120 inglesi e indiani riuscì in un primo momento a occupare due basi del 132° reggimento della 44ª divisione presso il villaggio di Galera, a Monte Acuto. Ma la reazione tedesca fu immediata: "Visto il valore di queste posizioni in un territorio molto frammentato e molto difficile, il comandante del reggimento colonnello Hoffmann decise di fare subito un contrattacco. 35 uomini sotto la guida del tenente Zacke, sostenuti in modo eccellente dall'artiglieria del reggimento, riuscirono ad attaccare queste basi ai fianchi e riprenderne possesso. Il nemico ebbe 35 morti e feriti e 12 prigionieri. Il bottino: una mitragliatrice, un lanciagranate, 22 fucili, 8 machine-pistole e una grande radio-trasmittente" (2). In un altro scontro gli uomini del sergente maggiore Eder respinsero l'assalto di una trentina di nemici, che ebbero 12 morti e un prigioniero. Qualche giorno dopo, poco più a nord, lo stesso Eder si sarebbe guadagnato la prestigiosa Croce Tedesca in Oro per il valore dimostrato in combattimento: "Nella lotta uomo a uomo, che fu molto feroce, il nemico patì perdite sanguinose, ma anche Eder subì una brutta ferita per un colpo ai reni; tuttavia continuò il contrattacco fin quando perse conoscenza". Il comandante generale del 51° corpo d'armata di montagna si compiacque per l’“eccellente comportamento” della 44ª divisione: “Granatieri! Voi avete lasciato, con la vostra gloriosa fermezza, una traccia nella storia della nostra divisione H.u.D. Le battaglie del 27 giugno, ad entrambi i lati del Tevere e l'assalto a Monte Murlo e Monte Acuto del 3 luglio 1944 sono degli esempi lampanti del vostro coraggio eroico” (3). La tenace resistenza tedesca fu comunque vana. Soprattutto la caduta di Cortona il 3 luglio, sul fronte della Valdichiana, e i progressi degli Alleati nella pianura tiberina verso Pierantonio e lungo l'Appennino umbro-toscano verso Preggio rischiavano di mettere in trappola le truppe attestate sulle roccaforti di Monte Acuto e Monte Corona. Due brigate indiane supportate dai mezzi corazzati degli Hussars avevano cominciato a muoversi da Perugia lungo il Tevere verso nord il 30 giugno. L’indomani avevano raggiunto Colombella e Ramazzano senza incontrare resistenza. L'avanzata lungo le alture a oriente del Tevere stava invece richiedendo - e da allora divenne una mossa abituale in questo settore del fronte - manovre di aggiramento che disorientavano i tedeschi e provocavano il cedimento delle loro posizioni. Nelle prime ore del 2 luglio gli anglo-indiani erano a Civitella; al tramonto raggiungevano Solfagnano. Il 3 luglio, proprio mentre i combattimenti infuriavano su Monte Corona e Monte Acuto, potei-ano dunque attaccare Pierantonio, fortemente difeso dai tedeschi appostati sulle colline sovrastanti. Negli scontri che prelusero alla conquista del paese, il 4 luglio, rifulse il valore del soldato semplice A. J. Baldwin, del 1° battaglione del King's Own Royal Regiment. Mentre gli uomini del suo plotone erano bloccati dal fuoco nemico, riuscì a strisciare fino alla postazione della mitragliatrice nemica e a catturare i cinque tedeschi che si trovavano nella trincea (4). Ma la conquista di Pierantonio costò un prezzo elevato ai fanti del Punjab e del King's Own, che ebbero 36 uomini uccisi, tra cui tre ufficiali (5).

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A prendere Preggio, il 3 luglio, fu lo squadrone D del 1° reggimento del King's Dragoon Guards. I britannici definirono quella intorno al paese una “dura battaglia”. Aprì la strada verso la valle del Niccone, ma i carri armati ebbero a che fare con un percorso ostruito da crateri e con un intenso fuoco di sbarramento di artiglieria, mortai e mitragliatrici. Le prime pattuglie di fanti riuscirono a raggiungere il torrente Niccone il 4 luglio, “dopo aver trovato innumerevoli mine e demolizioni” (6). Come di prassi nella loro ritirata, i guastatori germanici avevano reso inservibile la strada della valle del Niccone, da essi considerata una via di rilevanza strategica (7).

Proprio quel 4 luglio il passaggio del fronte seminò la morte per la prima volta in dimensioni drammatiche tra la popolazione civile. Avrebbe dovuto essere il giorno lieto della liberazione e della fine del conflitto per quanti erano asserragliati da giorni in ogni genere di rifugio. Non fu così per i Braconi di Monsiano, vicino a Preggio. Una granata centrò la casa dove vivevano e uccise otto componenti di questa famiglia contadina: insieme al padre Gelindo e alla madre Isolina, decedettero i sei figli, di età da 4 a 19 anni. Li seppellirono nel cimitero di Preggio, in tre bare: in una dovettero sistemarci tre bambini (8). Altri quattro civili persero la vita per esplosioni di granate tra il 3 e il 6 luglio nel territorio che va da Montecastelli a Preggio: due donne a Monestevole e Montemigiano, un anziano arrotino a Montecastelli e un colono.

Note:

1) The campaign in Italy 1943-45, Official history of the Indian Armed Forces in the Second World War 1939-45, edited by Bisheshwar Prasad, D. Litt., 1960, p. 266 (Traduzione dell’autore). L’attacco a Monte Acuto partì da Pantano.

2) Friedrich Dettmer – Otto Jaus – Helmut Tolkhitt, Die 44,. Infanterie-Division Reichsgrenadier Hoch-Und Deutschmeister, Wolfersheim Berstadt, Podzung Pallas Verlag, s. d., pp. 319-320.

3) Ibidem.

4) 1 Battalion, King’s Own Royal Regiment, The Campaign In Italy June 1944 – July 1944 (in http:/www.kingsownmuseum.plus.com/1koitaly01.htm). Cfr. anche The campaign in Italy 1943-45 cit., p. 266.

5) Claudio Biscarini, Il passaggio del fronte in Umbria (giugno-luglio 1944), Fondazione Ranieri di Sorbello, Perugia 2014, p. 313.

6) 1 The King’s Dragoon Guards (The Welsh Cavalry), in MBRS.

7) Avorio, Tre noci per la memoria cit., pp. 63-67

8) Testimonianza di Fortunato Rossi. Nel 71º anniversario della strage, per iniziativa della Pro Loco di Preggio, è stata posta a Monsiano una lapide commemorativa del tragico evento.

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Le battaglie prima della liberazione - A. Tacchini
Titolo 6
Titolo 6
LA LIBERAZIONE DI UMBERTIDE (5 luglio 1944)

 

Dal libro “Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere (1943-44) di ALVARO TACCHINI,

Petruzzi Editore, Città di Castello 2015.

 

Teodorico Forconi scriveva nel suo diario il 3 luglio: Il rumore spaventoso della truppa in ritirata incute terrore. [...] Intanto saltano mine e ponti; colpi da ogni parte. [...] Sulla strada secondaria comincia il passaggio serale dei soldati e mezzi in ritirata". Quello stesso giorno, a Città di Castello, pochi chilometri a nord di Falerno, dove Forconi era sfollato, i guastatori germanici facevano saltare in aria la stazione ferroviaria e procedevano con l'opera demolitrice della linea. Dall'altra parte del Tevere, sul colle di Serra Partucci a oriente di Umbertide, i contadini recatisi di buon mattino a mietere il grano s'accorsero che il fronte bellico stava ormai incombendo: "Abbiamo dovuto abbandonare in fretta il lavoro, perché si sentivano i cannoni molto vicino; cadevano granate. Tornando a casa abbiamo cominciato a lavorare vicino a casa, ma presto anche da qui siamo dovuti fuggire. Sempre più forte sparavano con l'artiglieria: una vera offensiva". La notte dal 3 al 4 luglio nessuno riuscì a dormire: "Di notte ci ha svegliato un gran boato, tutta la casa tremava, ci siamo subito alzati, vestiti e usciti fuori. Abbiamo visto saltare in aria un ponte e poi anche altri ponti. Tutta la notte sparavano terribilmente" (1). A crollare erano i ponti della valle dell'Assino, minati dai tedeschi. Le esplosioni si susseguivano da un lato all'altro della valle. Il 5 luglio il maestro Forconi annotava: "Un fortissimo rombo: cade il ponte che unisce Trestina a Cornetto. [...] Verso sera colpi di cannone tedesco sulla via di Montecastelli".

Poco prima dell'alba di quel 5 luglio, senza incontrare particolare resistenza, la 25a brigata indiana entrò a Umbertide con il 1° battaglione del King's Own Royal Regiment e ne acquisì il pieno controllo a sera con i1 3° battaglione del 1° reggimento Punjab (2). La notte stessa alcune pattuglie in avanscoperta entrarono in contatto con i tedeschi presso Montone. Costretti ad abbandonare Monte Acuto e Monte Corona, erano dunque retrocessi sulla linea di difesa Monte Bastiola - Montone – Carpini. Contemporaneamente gli anglo-indiani consolidavano le posizioni a ovest del Tevere, portando il quartiere generale tattico della l0a brigata a Polgeto, alle pendici di Monte Acuto. Un'annotazione nel “Diario di guerra” del 1° battaglione Durham rivela come, in una guerra che pure vedeva impiegati mezzi tecnici d'avanguardia, non si potesse ancora prescindere dall'apporto dei muli su un terreno montagnoso: "I muli sono arrivati al quartier generale tattico, in quanto è impossibile usare mezzi di trasporto" (3). Questi umili quadrupedi si sarebbero mostrati ancora essenziali nel prosieguo della guerra sulle montagne altotiberine.

Intanto, in Valdichiana, gli Alleati avevano raggiunto Castiglion Fiorentino e Monte San Savino. Invece, sul fianco destro della 10a divisione indiana, procedevano più lentamente. I mezzi corazzati del 12° Lancers stavano portando avanti un "pattugliamento aggressivo" in direzione di Gubbio, ma la conformazione del territorio permetteva ai tedeschi di tener bene sotto controllo la sola via di comunicazione attraverso i monti in quella zona: "La gola era profonda e le sue pareti ripide, così che con forze esigue si poteva controllare il passo indefinitamente. I tedeschi non subirono una dura pressione a Gubbio e difesero quel nodo viario per circa un mese dalle pattuglie del 12° Lancers" (4). Mentre a Umbertide continuavano ad affluire truppe anglo-indiane, festosamente accolte dalla popolazione, il governatore alleato il 9 agosto nominava sindaco Mariano Migliorati, al quale sarebbe succeduto di lì a pochi giorni Giuseppe Migliorati (5).

Nella campagna umbertidese veniva rinvenuto il corpo di un carpentiere di 65 anni, Emilio Paoletti, ucciso a colpi d'arma da fuoco - presumibilmente da truppe tedesche - intorno a1 24 giugno.

 

Note:

1) Testimonianza di Daniele Cernic, in Domenico e Daniele Cernic, “Due fratelli in un diario”.

2) Secondo Raffaele Mancini (Gruppo autonomo San Benedetto – Sue origini e attività svolte nel periodo settembre 1943-luglio 1944), il 5 luglio alcuni membri del gruppo partigiano umbertidese di San Benedetto scesero nella cittadina abbandonata dai tedeschi e non ancora liberata, costituendo “un nucleo armato per impedire furti nelle case abbandonate”; si incontrarono con gli anglo-indiani “nel pomeriggio dello stesso giorno in località Buzzacchero”.

3) Diario di guerra del 1º Battaglione Durham, 5 luglio 1944, in Tosti, “Belli lavori”; il 6 luglio il quartiere generale era avanzato al castello di Montalto. Cfr. anche “Il Passaggio del Fronte. Diario di guerra di un battaglione inglese. 1º giugno 1944-31 luglio 1944”, a cura di Mario Tosti, Rotary Club Città di Castello, per il 50º anniversario della Liberazione, Città di Castello 1994.

4) The campaign in Italy 1943-1945.

5) Entrarono a far parte della prima giunta amministrativa Nello Boldrini, Tramaglino Cerrini, Angelo Martinelli, Renato Ramaccioni, Giorgio Rappini, Aspromonte Rometti, Giuseppe Rondoni e Attilio Scannavin.

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La Liberazione di Umbertide - A. Tacchini
LE VITTIME CIVILI DELLA GUERRA NEL TERRITORIO DI UMBERTIDE 

Nel 1944, con l’avvicinarsi del fronte, la guerra arrivò nel nostro territorio con il suo drammatico carico di distruzione e morte. Furono circa 130 le vittime civili che persero la vita nei mesi che precedettero la liberazione della città, a partire dalla terribile devastazione del centro storico di umbertide il 25 aprile con 70 morti. Poi la rappresaglia di Serra Partucci il 24 giugno (5 morti), l’eccidio di Penetola il 28 giugno (12 morti) e la strage di Monsiano il 4 luglio (8 morti). Oltre a questi, molti altri umbertidesi sono morti in conseguenza della guerra in modi diversi fino al 1946.
 

Qui, vogliamo rendere omaggio alla loro memoria riportando le pagine che lo storico tifernate
Alvaro Tacchini ha a loro dedicato nel suo bellissimo libro “Guerra e Resistenza nell'Alta Valle del Tevere 1943-1944”.

 

Vittime di mine e residuati bellici nel 1944-1946

- Alunni Violini Marsilio, di Dario, nato a Umbertide il 3 marzo 1910, bracciante, coniugato con Antonia Contadini, deceduto il 13 marzo 1945 a Sant'Orfeto per scoppio di ordigno esplosivo.

- Mannucci Letterio, di Annibale, nato a Montone il 22 dicembre 1912, residente a Santa Giuliana, bracciante, coniugato con Zaira Ceccagnoli, deceduto il 13 marzo 1945 a Sant'Orfeto per scoppio di ordigno esplosivo.

- Pannacci Francesco, di Antonio, nato a Montone l'8 maggio 1915, residente a Umbertide, fabbro, deceduto il 13 marzo 1945 a Sant'Orfeto per scoppio di ordigno esplosivo.

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L'esplosione della mina che uccise Alunni Violini, Mannucci e Pannacci avvenne alle ore 11.30 presso il ponte sul torrente Mussino.

 

- Arcelli Vittorio, di Luigi, nato a Perugia il 2 agosto 1887, residente a Pierantonio, coniugato con Cecilia Borchiellini, deceduto il 12 febbraio 1945 presso il ponte sul fiume Mussino di Pierantonio per scoppio di ordigno esplosivo.

- Bacini Pietro, di Attilio, nato il 24 aprile 1930 a Umbertide, dove risiedeva, colono, deceduto il 6 maggio 1946 a Felceto (Città di Castello) per scoppio di residuato bellico.

- Lisetti Vincenzo, di Leopoldo, di anni 19, colono, coniugato, deceduto il 13 marzo 1945 all'ospedale di Perugia forse per ferite da scoppio di ordigno bellico esploso a Romeggio.

- Broncolo Lazzaro, di Filippo, nato il 28 febbraio 1874 a Umbertide, dove risiedeva, colono, vedovo di Clelia Mochi, deceduto il 29 luglio 1944 a San Bartolomeo, presso Preggio, per scoppio di ordigno esplosivo.

- Iposolfito Margherita, nata il 7 marzo 1894 a Umbertide, dove risiedeva, casalinga, coniugata con Luigi Ambrosi, deceduta il 18 marzo 1944 a Romeggio per scoppio di ordigno esplosivo.

- Moroni Renato, di Sante, nato a Umbertide il 25 ottobre 1924, residente a Racchiusole, colono, deceduto il 30 agosto 1945 a Lugo di Romagna per scoppio di ordigno esplosivo.

- Picottini Amedeo, detto Vittorio, di Mariano, nato il 19 giugno 1915 a Umbertide, dove risiedeva, colono, coniugato con Ines Montanucci, deceduto il 12 dicembre 1944 a Camporeggiano (Gubbio) per esplosione di mina.

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Mitragliamento aereo di Montecastelli

Il 28 maggio 1944 morì a Montecastelli per mitragliamento aereo Carlo Belardinelli, di Vincenzo, nato il 20 novembre 1909 a Umbertide, dove risiedeva, bracciante, coniugato con Iolanda Citti.


Vittima di granata a Montemigiano

- Baldoni Filomena, di Domenico, nata il 17 dicembre 1894 a Umbertide, dove risiedeva, casalinga, coniugata con Nazzareno Palazzetti, deceduta il 6 luglio 1944 a Montemigiano per scoppio di granata.

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Vittime di bombardamenti e cannoneggiamenti a Umbertide

- Alunni Esposto Franco, di Luigi, nato a Umbertide il 5 maggio 1939, residente a Preggio, di famiglia colonica, deceduto il 26 luglio 1944 a Racchiusole, presso Preggio, per ferite da scheggia di granata.

- Baffetti Domenico, di Andrea, nato a Lisciano Niccone il 16 novembre 1904, residente a Preggio, colono, coniugato con Concetta Tamagnini, deceduto il 6 luglio 1944 presso Preggio per scoppio di granata.

- Belardinelli Ennio, di Giuseppe, nato il 19 maggio 1922 a Umbertide, dove risiedeva, insegnante elementare, deceduto il 7 luglio 1944 per le ferite provocate dallo scoppio di una granata presso Rocca d'Aries (Montone).

- Bottaccioli Stefano, di Domenico, nato il 9 maggio 1867 a Umbertide, dove risiedeva, arrotino, coniugato con Clotilde Alunni, deceduto il 5 luglio 1944 a Montecastelli per ferite all'addome prodotte da scheggia di granata.

- Marconi Giuseppe, di Antonio, nato il 24 settembre 1923 a Umbertide, dove risiedeva, colono, celibe, deceduto il 25 luglio 1944 a Preggio per ferite da schegge di granata.

- Simoncelli Stefano, di Napoleone, nato a Umbertide il 26 dicembre 1912, residente a Montecastelli, colono, coniugato con Olga Bazzurri, deceduto il 15 luglio 1944 all'ospedale di Perugia in seguito a ferita da mitragliatrice (o scheggia di granata).

- Trinari Ugo, di Angelo, nato a Umbertide il 9 giugno 1943, residente a Preggio, di famiglia colonica, deceduto il 14 luglio 1944 a Preggio per ferite da scheggia di granata.

- Vagliani Rosa, di Leopoldo, nata a Cortona il 13 gennaio 1889, residente a Umbertide, casalinga, coniugata con Giuseppe Ferranti, deceduta il 3 luglio 1944 a Monestevole per ferite da scoppio di granata.


Sono inoltre deceduti per la stessa causa a Umbertide i non residenti

- Betti Angelo, di Vincenzo, nato e residente a Perugia, di anni 72, coniugato con Oliva Bistocchi, deceduto il 23 giugno 1944 all'ospedale di Umbertide per ferite all'addome da scheggia di granata.

- Bistoni Achille, di Luigi, nato a Perugia nel 1867, residente a Perugia, colono, vedovo di Emilia Bottoni, deceduto il 29 giugno 1944 in voc. Sollicelli di Santa Giuliana in seguito a scoppio di granata.


Vittime dell'artiglieria britannica a Monsiano (Preggio)

4 luglio 1944

- Braconi Gelindo, di Pietro, nato a Passignano il 16 marzo 1899, colono, coniugato con Isolina Bellezzi.

- Bellezzi Isolina, di Francesco, nata a Passignano il 25 febbraio 1903, colona, coniugata con Gelindo Braconi, deceduta al Policlinico di - Perugia il 4 agosto 1944 in seguito alle ferite subite.

- Braconi Anna, di Gelindo, nata a Umbertide il 17 giugno 1936.

- Braconi Francesco, di Gelindo, nato a Umbertide il 24 agosto 1930.

- Braconi Maria, di Gelindo, nata a Umbertide il 7 novembre 1940.

- Braconi Luigina, di Gelindo, nata a Umbertide il 20 giugno 1925.

- Braconi Lorenzo, di Gelindo, nato a Umbertide il 17 giugno 1933.

- Braconi Rina, di Gelindo, nata a Lisciano Niccone il 30 gennaio 1928.

 

Vittime di altri bombardamenti aerei oltre a quello del 25 aprile

29-30 aprile 1944, Umbertide. Di nuovo preso di mira il ponte ferroviario sul Tevere. Il 30 aprile aerei in picchiata da Monte Acuto riuscirono a colpire l'arco a settentrione e a danneggiare la strada nazionale Tiberina 3Bis.

- 6 maggio 1944, Pierantonio (Umbertide). È bombardata la zona della ferrovia.

- 13 maggio 1944, Umbertide. Bombardata la zona della stazione.

- 21 maggio 1944, Umbertide. Distrutto il ponte di Pian d'Assino; bombardati altri ponti e mitragliati i treni nella stazione ferroviaria.

- 22 maggio 1944, Ranchi (Umbertide) e Promano (Città di Castello). Alle ore 14.50 mitragliamento del treno viaggiatori alla stazione di Ranchi e dell'abitato di Promano. Morirono due uomini; furono danneggiate tre vetture ferroviarie e incendiato un camion tedesco. La mattina, per un mitragliamento aereo della Ferrovia Appennino Centrale presso Torre dei Calzolari (Gubbio), persero la vita due umbertidesi.

- 28 maggio 1944, Umbertide. Incursione di aerei P. 47D del 57° Fighter Group: colpiti il piazzale della stazione di Umbertide, con l'officina ferroviaria, e l'abitato di Montecastelli, dove si ebbe una vittima.

- 31 maggio 1944, Umbertide. Incursione aerea contro la ferrovia.


Altre vittime di bombardamenti e mitragliamenti aerei

- Boriosi Roberto, di Giacomo, nato a Gubbio il 4 gennaio 1894, residente a Umbertide, commerciante in legna, coniugato con Alessandra - Bocci, deceduto il 22 maggio 1944 a Torre dei Calzolari (Gubbio) per mitragliamento aereo.

- Boriosi Ruggero, di Fortunato, nato a Gubbio il 20 luglio 1903, residente a Umbertide, commerciante in legna, coniugato con Clarice Curina, deceduto il 22 maggio 1944 a Torre dei Calzolari (Gubbio) per mitragliamento aereo.

- Bruni Giuseppe, di Luigi, nato l'8 dicembre 1891 a Umbertide, dove risiedeva, colono, coniugato con Filomena Bovari, deceduto il 27 giugno 1944 in frazione Badia per mitragliamento aereo.

- Gattaponi Luigi, di Giuseppe, nato a Città di Castello l'8 aprile 1885, residente a Umbertide, colono, celibe, deceduto l'8 luglio 1944 presso Santa Giuliana per mitragliamento aereo.

- Giombetti Antonio, di Giuseppe, nato a Fossato di Vico il 28 dicembre 1884, residente a Umbertide, ferroviere capotreno, coniugato con Anna Lena Baccellini, deceduto nell'incursione aerea su Ponte San Giovanni del 19 dicembre 1943.

- Nanni Alfredo, di Luigi, nato a Montone il 5 maggio 1915, residente a Umbertide, manovale ferroviere, celibe, deceduto il 19 dicembre 1943 nell'incursione aerea su Ponte San Giovanni.


Vittime di esecuzioni sommarie da parte dei tedeschi

- Bartocci Sigifrido [sic], di Angelo, nato a Umbertide il 18 aprile 1927, dove risiedeva, ucciso da soldati tedeschi in rastrellamento l'8 maggio 1944 presso Civitella Ranieri.

- Falcini Giuseppe, di Antonio, nato a Pietralunga il 30 ottobre 1913, residente a Umbertide, autista, coniugato con Rosina Vescarelli, ucciso il 7 maggio 1944 dai tedeschi in rastrellamento a Molino della Casella (Pietralunga).

- Paoletti Emilio, di Eugenio, nato a Perugia il 28 marzo 1879, residente a Umbertide, carpentiere, coniugato con Alessandrina Paolucci, ucciso verosimilmente da soldati tedeschi intorno al 24 giugno 1944 a Sant'Orfeto (Perugia), presso Pierantonio.

- Porrini Enrico, di Domenico, nato a Umbertide il 21 agosto 1883, impiegato, coniugato con Fidalma Gnagnetti, ucciso da soldati tedeschi intorno al 1° luglio 1944 a Badia di Montecorona.

- Sonaglia Gaudenzio, di Sante, nato a Umbertide il 10 gennaio 1865, colono, vedovo di Concetta Veschi, ucciso dai soldati tedeschi il 28 giugno 1944 a Santa Giuliana.


Vittima di militari alleati

Gonfiacani Ettore, di Giosafat, nato a Perugia il 16 giugno 1866, residente a Umbertide, deceduto l'8 luglio 1944, “ucciso da soldati indiani”, a Sioli, loc. Vignola (Gubbio), dove era sfollato.


 

Si annovera inoltre tra le vittime civili Palazzoli Natalino, di Giovan Battista, nato il 25 dicembre 1929 a Umbertide, residente in loc. Cioccolanti, investito e ucciso da un automezzo britannico il 15 agosto 1944 presso Montecastelli.


Per il testo integrale con le note e i riferimenti iconografici, si veda il volume di Alvaro Tacchini “Guerra e Resistenza nell'Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.

Vittime civili ad Umbertide - A. Tacchini
FOTO
Partigiani di Umbertide
PARTIGIANI DI UMBERTIDE NELL'APPENNINO UMBRO E ALL'ESTERO

 

Partigiani di Umbertide e dintorni riconosciuti dalla Commissione umbra ed elencati nel Ruolino della “San Faustino”

 

- Cecchetti Guido, di Vittorio, di Umbertide, 1913-1999; carrettiere; partigiano dall'11 febbraio 1944.

- Loschi Francesco, di Nello, di Umbertide, 1926-1979; partigiano dal 1° maggio 1944; volontario nel Gruppo di Combattimento “Cremona”.

- Loschi Luciano, di Nello, nato a Umbertide nel 1924; partigiano dal 1° febbraio 1944.

 

Partigiani delle formazioni di Capelli e Montelovesco riconosciuti dalla Commissione umbra

 

I nominativi in questo elenco, sebbene non compaiano nel Ruolino della “San Faustino” o in altri suoi elenchi, sono stati riconosciuti dalla Commissione partigiani combattenti della Brigata. La data di conclusione della loro attività partigiana è il 15 luglio 1944.

 

- Baiocco Guido, di Luigi, di Umbertide, 1922-1981; partigiano dal 10 novembre 1943.

- Bonucci Raoul, di Giulio, di Umbertide, 1923-1970; maestro; partigiano dal 25 settembre 1943.

- Fiorucci Aurelio, di Luigi, Montone 1925 - Umbertide 2005; residente a San Faustino; colono; partigiano dal 10 settembre 1943.

- Fiorucci Giulio, di Domenico, nato a Gubbio nel 1901, residente in loc. San Faustino (Pietralunga); colono; riconosciuto partigiano combattente dal 15 ottobre 1943.

- Fiorucci Luigi, di Domenico, nato a Montone nel 1889, residente in loc. San Faustino (Pietralunga); colono; riconosciuto partigiano combattente dal 15 ottobre 1943.

- Gennari Addo, di Valerio, di Umbertide, 1920-1997; partigiano dal 15 marzo 1944; volontario nel Gruppo di Combattimento “Cremona”.

- Gennari Aspromonte, di Valerio, di Umbertide, 1917-1992; partigiano dal 15 marzo 1944.

- Giubilei Aurelio, di Antonio, di Umbertide 1925-1980; partigiano dal 15 ottobre 1943.

- Lazzarini Oscar, di Zino, di Umbertide, 1924-2005; studente; partigiano dal 1° dicembre 1943.

- Mancini Raffaele, di Domenico, Montone 1923 - Gualdo Tadino 2008; partigiano dal 15 maggio 1944.

- Migliorati Giuseppe, di Luigi, Città di Castello 1915 - Umbertide 1987; partigiano dal 10 novembre 1943.

- Nanni Ramiro, di Silvio, di Umbertide, 1909-1985; meccanico; partigiano dal 15 novembre 1943. - Ramaccioni Renato, di Angelo, di Umbertide, 1919-1994; avvocato, partigiano dal 5 novembre 1943.

- Simone Raffaele, di Ciro, nato a Manfredonia (FG) nel 1924, sfollato a Umbertide; partigiano dal 22 settembre 1943.

- Taticchi Antonio, di Gaetano, di Umbertide, 1903-1977; barbiere; partigiano dal 1° ottobre 1943.

- Urbanelli Pietro, di Giuseppe, Pietralunga 1909 - Umbertide 2001; colono; residente presso San Faustino di Bagnolo; partigiano dal 20 settembre 1943.

 

Partigiani di Umbertide nella banda di Capanne

 

- Feligioni Giovanni / Gianni, di Stefano, di Umbertide, 1924-1988; colono; partigiano dal 10 novembre 1943.

- Feligioni Giuseppe, di Carlo, Umbertide 1924 - Perugia 2005; colono; partigiano dal 10 novembre 1943.

 

Partigiani di Umbertide all'estero

 

- Baldoni Torquato, di Agostino, Passignano 1919 - Perugia 1990, residente a Racchiusole; colono; “si aggrega ai partigiani albanesi il 12 settembre 1943, rimpatria a Bari il 29 giugno 1945”.

- Brachelente Giuseppe, di Ginesio, di Umbertide, 1921-1991, residente a San Giuliano; colono; “si unisce con i ribelli greci il 13 settembre 1943”.

- Giovannoni Antonio, di Domenico, Umbertide 1920 - Perugia 1992, residente a Case Sparse; colono; partigiano combattente nella 4a Brigata Jugoslava, rimpatriato il 9 luglio 1945.

- Rometti Ugo, di Luigi, Umbertide 1918 - Perugia 1980, residente a Niccone; colono; partigiano nella Divisione “Garibaldi” in Jugoslavia dal 9 settembre 1943 all'aprile 1945.

- Rosignoli Stefano, di Rinaldo, di Umbertide, 1922-2013, residente a San Giuliano; bracciante; “coi partigiani nel Montenegro il 16 settembre 1943, rimpatriato col Battaglione Matteotti a Udine il 22 giugno 1945”.

- Valdambrini Arnaldo, di Giuseppe, di Umbertide, 1909-1999; barbiere; partigiano nella Divisione “Garibaldi” in Jugoslavia.

 

Componenti della banda di San Benedetto che non chiesero il riconoscimento ufficiale da parte della Commissione umbra

 

Beccafichi Aldo (1921), colono; Beccafichi Pio (1922), colono; Cuccarini Giuseppe (1905), colono; Fiorucci Anselmo (1902), colono; Fiorucci Guido; Floridi Giovanni (1925), coltivatore diretto; Floridi Ulisse (1925), coltivatore diretto; Fofi Antonio (1923), colono; Gianfranceschi Elio (1926), colono; Grassini Fernando (1923), colono; Grassini Giovanni (1923), colono; Grassini Terzilio (1926), colono; Moretti Corinto (1924), colono; Moretti Giuseppe (1921), colono; Pauselli Pasquale (1910), colono; Pauselli Pietro (1916), colono; Pedana Natale (1914), operaio; Vannini Marino (1924), colono (Tra parentesi è indicato l'anno di nascita).

 

Per il testo integrale con le note e i riferimenti iconografici, si veda il volume di Alvaro Tacchini “Guerra e Resistenza nell'Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.

Galleria fotografica
Atlante della memoria
di Alvaro Tacchini








 

 

 

 Atlante della memoria: Alta Valle del Tevere 1943-1944 

​

a cura di Fabio Mariotti

 

Per chi vuole approfondire gli avvenimenti storici nell’Alta valle del Tevere nel periodo 1943-44 è di grande interesse un nuovo lavoro dello storico tifernate Alvaro Tacchini che si inserisce nel solco della ricerca svolta sul periodo bellico. Tacchini ha infatti inserito nel suo sito “Storia tifernate“ gran parte dei testi del volume “Guerra e Resistenza nell'Alta Valle del Tevere”. Inoltre, affinché gli eventi, le tragedie e la lotta per la libertà dell'ultimo conflitto possano essere meglio divulgati a livello popolare e didattico, ha realizzato una splendida mappa interattiva, dal titolo "Atlante della Memoria. Alta Valle del Tevere 1943-1944".


 

Si tratta di una mappa on-line, costruita sulla fotografia satellitare dell'Alta Valle del Tevere. Individua con specifici simboli gli eventi principali di quel biennio, localizzando dettagliatamente i luoghi dove sono avvenuti. Inoltre rende possibile approfondirne i contenuti con link che si aprono su testi tratti dal suo libro su questo tema.

Nella mappa sono inseriti con cura anche i principali avvenimenti della zona di Umbertide, così come gli elenchi delle vittime civili e dei partigiani.

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Qui sotto è il link per la home page del sito. Per accedere alla mappa interattiva basta cliccare sul riquadro in basso a sinistra.

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http://www.storiatifernate.it/index.php

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Atlante della Memoria di Alvaro Tacchini
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