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RUGGERO CANE RANIERI
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di Alvaro Gragnoli

 

Storia di un capitano di ventura, Ruggero Cane Ranieri, e di una grande famiglia di Fratta Perugina. I Conti di Civitella Ranieri e Montegualandro, patrizi di Perugia, nobili di Velletri e Marchesi di Sorbello.

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Cenni storici

 

Delle origini di Fratta, oggi Umbertide(1), così come di altri piccoli centri dell’Alta Valle del Tevere, ben poco si sa. Si può supporre che fino alla caduta dell’impero romano non fosse altro che un piccolo villaggio posto sulle vicinanze del Tevere, dal quale ricavava pesce ed acqua per la coltivazione delle fertili terre circostanti. Proprio perché l’impero romano garantiva la sicurezza, certamente non necessitava di difese particolari, per cui si può anche supporre che la sua dislocazione non fosse quella attuale. Il ritrovamento di alcune tombe romane nei pressi della attuale S. Maria di Sette potrebbe far pensare che il piccolo villaggio potesse trovarsi da quelle parti, ma le ricerche degli storici(2), non hanno portato a conclusione certe.

Con la caduta dell’impero romano d’occidente a seguito delle invasioni barbariche, è presumibile che i sopravvissuti si rifugino in un luogo che aggiunga una difesa naturale a quella che avrebbero potuto opporre gli abitanti. L’isolotto posto alla confluenza del torrente Reggia sul Tevere si propone come il luogo ideale. Nella lotta che oppone i longobardi, tesi alla conquista dell’Italia, ai bizantini determinati nel difendere il territorio che collega Roma a Ravenna, la zona viene a trovarsi come naturale avamposto sulla linea di un instabile confine. Tracce di fortificazioni, emerse durante i lavori di restauro della Rocca, sono state ritrovate nei sotterranei dell’attuale Teatro dei Riuniti, e possono essere attribuite ai longobardi. Ma la mancanza di un qualsiasi documento non permette, ad oggi, non altro se non supposizioni sia pure suffragate da elementi archeologici di difficile datazione.

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Lo stemma della famiglia Ranieri
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A destra, il portale sulle mura con l'antico stemma

L’arrivo in Italia della famiglia Ranieri

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Di certo intorno all’anno mille il territorio che va dai confini con Gubbio al lago Trasimeno viene concesso in feudo alla famiglia Ranieri giunta in Italia al seguito dell’imperatore Ottone. Ed è uno di questi, Umberto, (o Uberto) che nel finire del X sec. inizia la costruzione del castello di Civitella, che prenderà il nome del casato, e a lui viene attribuita la rifondazione della Fratta(3). Il primo documento di cui si abbia memoria porta la data del 12 febbraio 1189 ed è un atto con il quale il Marchese Ugolino di Uguccione Ranieri sottomette il castello di Fratta e tutte le sue terre a Perugia(4). A quel tempo la stirpe dei Ranieri è molto potente e si è già divisa, a causa delle successioni, nei tre rami di Gubbio, Orvieto e Perugia. Nel 1206, a Perugia, Monaldo e Glotto dei Ranieri donano il terreno di Monteluce per la costruzione di un monastero femminile che si collocherà nell’ambito del movimento francescano e di S. Chiara. L’influenza della famiglia è ormai molto forte ed ha assunto una posizione notevole nelle lotte per il potere di quella città. E’ al fianco dei Baglioni contro i Raspanti ed i loro alleati Michelotti e paga un doloroso tributo di sangue allorquando i Raspanti, prima estromessi, riprendono il potere alla fine del sec. XIV, uccidendo circa 300 persone e, fra gli altri, molti componenti la famiglia Ranieri.

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La distruzione del castello di Civitella

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Il castello di Civitella alla Fratta, roccaforte dei Ranieri, viene completamente distrutto. Ruggero Cane, figlio di Costantino, non è ancora rientrato a Perugia dall’esilio dove si trova e, “non corse la sciagura de’ suoi, perché Iddio havevalo riserbato a grandi & heroiche imprese, dopo haverlo arricchito di tutte quelle qualità, che possono ornare in eccellenza l’animo e la persona, d’un Cavaliere”(5) Di Ruggero Cane Ranieri, grande condottiero militare e sicuramente l’uomo che ha dato più lustro alla famiglia, non conosciamo né il luogo né la data di nascita, perché i genitori non erano rientrati a Perugia dall’esilio cui erano stati costretti dai rivali fin dal 1361, ma possiamo presumere possa collocarsi intorno al 1380.

 

Nel 1398 inizia la collaborazione in armi

con Braccio Fortebraccio da Montone

 

Ha intrapreso la carriera delle armi e nel 1398 è al fianco di Braccio Fortebraccio da Montone(6) al servizio di Macerata. Ha già maturato notevole esperienza di comando di truppe mercenarie se nel 1402 lo troviamo al servizio di Nicolò d’Este con 300 cavalli. Partecipa alla battaglia di Casalecchio di Reno vinta dai Visconti contro Bologna. Passa poi al servizio dei Malatesta di Rimini e quindi di Firenze. Nel 1407, dopo aver militato per il re di Napoli Ladislao d’Angiò con 1500 cavalieri, è chiamato da Braccio Fortebraccio all’assedio di Ascoli Piceno, e fa “miserrimo scempio della vita e degli averi degli Ascolani, lasciando loro sanguinosa memoria di efferata cupidità”(7).

Nel 1412, chiamato da Carlo Malatesta, è al servizio di Venezia, al comando di cinquanta squadre di cavalleria(8) nella guerra che oppone la Repubblica al principe Sigismondo d’Ungheria, per il controllo dei passi alpini e della Dalmazia. Le truppe degli ungheresi sono al comando di un grande capitano fuoriuscito da Firenze, Filippo Scolari (Pipo Spano Fiorentino)(9) e stanno ottenendo notevoli successi.

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Braccio Fortebraccio da Montone

Nella battaglia di Motta di Livenza, agosto 1412, Carlo Malatesta viene ferito e le sue truppe, credendolo morto, si sbandano e fuggono verso il Tagliamento lasciando aperta la via per la conquista di Venezia. Ruggero ingaggia una furiosa battaglia sul ponte del fiume Livenza(10). Come un moderno Orazio Coclite lo fa distruggere alle sue spalle per impedire ogni via di fuga dei suoi soldati, e permette così a Carlo Malatesta di riordinare le proprie truppe e contrattaccare gli ungheresi che, ormai certi della vittoria, si sono abbandonati al saccheggio, facendone strage. Più di 1500 ungari e boemi restano uccisi insieme al loro comandante generale e vengono conquistate cinque bandiere ungare su sei.

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…..tutto il campo italian corre in sgomento:

l’ungar li segue vincitor sicuro

e lo alto leon vola col vento:

In tal periglio un uomo d’arme puro

Rogier Can perugin non già codardo

fece a Venezia di suo corpo un muro.

Al fiume corse e drizzò lo stendardo,

guastando il ponte, tal che ognun fermosse;

e parea fra costoro un leopardo...(11).

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Non ha la stessa fortuna nell’assedio di Feltre del novembre dello stesso anno. Comanda 1000 cavalli e 500 fanti ma viene battuto dal sopraggiungere di Marsilio da Ferrara al comando di 800 cavalli, e dai feltresi usciti al contrattacco.

Nel 1417 è di nuovo al servizio di Braccio da Montone che, diventato signore di Perugia con la battaglia di S. Egidio(12), sta assediando Castel Sant’Angelo a Roma e le cui truppe sono falcidiate dalla peste, ma è costretto a lasciare la città con l’arrivo delle truppe angioine chiamate dal Papa Martino V. Sempre al servizio di Braccio nel 1419 attacca Gubbio per toglierla ai Montefeltro. Riesce ad entrare nella città attraverso una porta apertagli da Cecciolo Gabrielli che, però, viene subito rinserrata dopo il suo ingresso insieme a 50 cavalieri. Ne nasce una violenta zuffa per le strade ma riesce comunque a salvarsi. Qualche giorno dopo occupa Assisi ponendosi poi all’assedio di Spoleto. L’anno successivo il Papa Martino V lo nomina governatore di Montalboddo, oggi Ostra, nelle Marche. Nel 1421 si sposa con gran pompa con Giuditta Colonna dalla quale avrà due figlie, una delle quali, Marzia, andrà in sposa a Malatesta Baglioni. Sposa in seconde nozze Altavilla di Ottaviano degli Ubaldini(13) che gli darà due figlie ed un maschio. Nel giugno del 1424, con la morte di Braccio nella battaglia dell’Aquila(14) è consigliere del figlio di questi, Oddo, ma poi lo accompagna fino a Montone perché Perugia vuole tornare sotto il potere pontificio. Nello stesso anno gli abitanti di Ostra cacciano dalla città i suoi rappresentanti e si riaffidano ai Montefeltro. Ad agosto la città di Perugia lo nomina suo ambasciatore presso il Papa per concordare il ritorno della città sotto le sue insegne e protezione. Tornata Perugia sotto il dominio del Papa lo troviamo fra i cinque componenti l’Arbitrio a dimostrazione di quale fosse il prestigio raggiunto. Vincenzo Armanni, in una sua lettera indirizzata da Gubbio il 28 di Dic. 1668 a Michele Giustiniani, oltre che a magnificare le nobili origini e le doti militari, di Ruggero scrive: “Rese ancora honorati, fedeli, e frequenti servizi a Bernabò Visconti Duca di Milano in affari rilevatissimi, ne’ quali sovente fu adoperato, & in quelli massìmamente, ch’egli hebbe a trattare in Roma col Pontefice due volte, che vi fu mandato Ambasciatore”. Venezia lo dota di una notevole pensione quale riconoscimento dei grandi servigi resi a quella Repubblica. Con le armi e con la diplomazia, Ruggero Cane rientra in possesso del territorio di Civitella e nel 1433 inizia la ricostruzione del castello ma non ne vedrà la fine perché la morte lo coglie a Perugia nell’aprile del 1441, due mesi dopo il fastoso matrimonio di Costantino, unico figlio maschio legittimo, con Pantasilea figlia di Ranuccio Farnese. Parimenti fastoso fu il suo funerale così come lo racconta un cronista: “Adì 18 de aprile se comenzò el corrotto (il pianto funebre ndr) de la morte de Rugiere de Costantino dei Ranieri; andaro per la città 25 famigli a cavallo tutti vestite con le bandiere, prima lo standardo bianco con la croce roscia, et quello che lo portava era tutto armato como quando fu capitano dei veneziani, e puoi con l'arme loro. e adì 21 del ditto fo fatto et corrotto grande, e fuor vestite fra omini e donne 70 persone; et fo sepelito in Santo Lorenzo, et poste le bandiere nel coro. e adì 22 del ditto gli fo fatto lo sequio con tutti li ordini de' religiosi, che fu una cosa bellissima”(15) a dimostrazione della grande considerazione di cui godeva, il suo ritratto fu posto nella sala Baglioni di Perugia(16). Sulla sua lapide fu apposta la scritta:

 

O RUGGERO CANE RANIERI

TRA I CAPITANI DI VENTURA

NEBBIOSA MEMORIA SARESTI

SE LE PERCOSSE FALANGI DEGLI UNGARI

NON TI AVESSERO GRIDATO

TERRIBILE

E VENEZIA SALUTATO

SUO LIBERATORE(17)

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Lapide dedicata a Ruggero C. Ranieri nel castello di Civitella

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Intorno al 1480 a Perugia si riaccendono le lotte fra i nobili per il potere. Questa volta i Ranieri, sempre più potenti(18), sono alleati degli Oddi ed avversari dei Baglioni. Questi ultimi hanno la meglio, uccidono alcuni componenti dei rivali e danneggiano le fortificazioni del castello di Civitella non ancora ultimate dal figlio Costantino. Nel 1495 i Ranieri, con l’aiuto del duca di Urbino, rientrano in possesso del castello e Raniero, nipote di Ruggero Cane, riesce a portarne a termine la ricostruzione. Una data apposta su un vecchio portone, 1519, fa suppore che sia quella dell’ultimazione. La signoria dei Ranieri sul castello di Civitella è confermata da vari papi in epoche diverse; da Martino V nel 1426 a Clemente X nel 1671(19).

 

La storia della famiglia Ranieri e

la sua importanza in Italia e in Europa

 

La storia della famiglia Ranieri, raccontata attraverso i documenti conservati fino al 1951 a Umbertide nella proprietà di famiglia e poi trasferiti nell’Archivio di Stato di Perugia(20), ci rivela quale sia stata l’importanza della stessa in Italia e in Europa. Si vuole qui ricordarne alcuni come Tancredi, morto nel 1645, che fu ufficiale in Fiandra per l'arciduca d'Austria Mattia d'Asburgo nel 1610 e governatore di Romagna; Costantino IV detto il Ferrarese fu tenente generale di cavalleria e governatore delle armi pontificie a Ferrara, dove poi morì; Costantino V (+1742) detto il Viaggiatore che combatté a Gaeta e partecipò alla difesa di Torino con il generale austriaco W. Philipp Lorenz von Daunn, fu cameriere d'onore di Innocenzo XIII e gentiluomo di camera del granduca di Toscana. Giovanni Antonio, nel 1859 prese in moglie Altavilla Bourbon dei marchesi di Sorbello(21) e Ruggero nel 1906 ereditò dal nonno materno, per sé e i suoi discendenti, cognome e arme dei Bourbon del Monte di Sorbello, che passò ai suoi figli. Nel 1995 a New York è stata fondata la “Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation” in memoria di Uguccione Ranieri di Sorbello (1906-1969), giornalista, scrittore e diplomatico. Un trust per valorizzare il patrimonio culturale della famiglia Ranieri di Sorbello mediante iniziative e manifestazioni storico-culturali. Dal 2012 tutte le attività di questa fondazione sono passate alla “Fondazione Ranieri di Sorbello” con sede a Perugia. Attualmente, nel castello di Civitella Ranieri a Umbertide, durante il periodo estivo, vengono ospitati artisti di tutto il mondo e delle discipline più varie, dando loro la possibilità di esprimere le loro potenzialità. Questo è possibile grazie alla “Civitella Ranieri Foundation” fondata da Ursula Coming e diretta dal 2007 da Dana Prescott. Dalla sua nascita ad oggi ha ospitato oltre 800 borsisti ed ospiti da tutto il mondo.

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Veduta dall'alto del castello di Civitella Ranieri oggi

NOTE:

1. Il nome venne cambiato nel 1863 a seguito delibera del consiglio comunale su direttiva del Ministero dell’Interno per evitare disguidi fra i troppi comuni con lo stesso nome. Il consiglio in un primo tempo decise per il nome “Umberta” ma scatenò una mezza rivolta fra la popolazione. Fu convocato un nuovo consiglio e questa volta il nome “ Umbertide” fu ben accettato da tutti.

2. Vedi “Storia della terra di Fratta ora Umbertide” di Antonio Guerrini- Tipografia Tiberina- Umbertide 1883; e “Storia di Umbertide” del Sacerdote Umberto Pesci – Tipografia R.Fruttini- Gualdo Tadino 1932.

3. Vincenzo Armanni, nelle sue “Delle lettere del Sig. Vincenzo Armanni scritte a nome proprio” , edite in Macerata nel 1674 per i tipi di Giuseppe Piccini, a pag.297 e segg., parla diffusamente della famiglia Ranieri presente nella nostra zona fin dal 970. Ne parla come di una famiglia molto potente, al pari dei Baglioni di Perugia e proprietaria di molti castelli in varie parti dell’Umbria. In loro onore Fratta porterà, e ancora porta, nello stemma cittadino la sigla FOU,(Fratta Oppidum Uberti).

4. U. Pesci op. cit. pag.10

5. cfr lettera dell’Armanni citata supra nota 3

6. Resterà sempre un suo fedele alleato “ né si può dire quanto fruttuosamente col valore , e col consiglio assistette nelle più ardue imprese alle armi di Braccio Fortebraccio , quel gran Condottiere d’ eserciti e celebre Conquistatore di Città” (V.Armanni lettera a M. Giustiniani citata)Ariodante Fabretti; Biografie di Capitani Venturieri dell’Umbria; vol.1°; 1842-Angiolo Fumi- Montepulciano-

7. Ariodante Fabretti; Biografie di Capitani Venturieri dell’Umbria; vol.1°; 1842-Angiolo Fumi- Montepulciano-

8. Cesare Crispolti; “Perugia Augusta”- Perugia MDCXLIII- Eredi Tomasi&Zecchini- pag.314

9. Nel suo “Perugia Augusta”, Cesare Crispolti sostiene si fosse fatto corrompere da Venezia e che, tornato in Ungheria, il re Sigismondo lo avesse fatto uccidere colandogli oro fuso in bocca, quasi un dantesco contrappasso, per punirlo della sua ingordigia d’oro. L’accusa e la morte straziante sono smentite dalla storia. Lo Scolari, grande e feroce condottiero al servizio di Sigismondo d’Ungheria, guidò la guerra contro i turchi dell’Impero Ottomano ancora nel 1417 e nel 1422 l’anno in cui morì. In riconoscimento dei grandi servigi svolti fu sepolto in una cappella a fianco di quella che accoglieva i reali d’Ungheria.

10. Armanni pag. 316. Per Fabretti è il Tagliamento

11. Ariodante Fabretti op.cit. Pag.167

12. Ebbe luogo il 12 luglio 1416, una giornata assolata e caldissima, a S.Egidio nei pressi Perugia e non fu solo uno scontro fra due eserciti ma di due scuole di pensiero su come condurre una battaglia. L’avversario di Braccio, Carlo I Malatesta, era seguace della scuola sforzesca che prevedeva massicci e continui attacchi con la cavalleria pesante. La tattica di Braccio, dal suo nome chiamata “ braccesca”, prevedeva continui e veloci attacchi sui punti deboli dell’avversario con piccoli gruppi che poi rientravano sostituiti da altri. Teneva così sempre impegnato l’avversario mentre le sue truppe avevano la possibilità di rinfrescarsi e di riposare. Dopo sette ore di continue scaramucce l’esercito del Malatesta, ormai stanco ed assetato venne travolto. Braccio coronò così il suo sogno di diventare il signore di Perugia.

13. L’Armanni op.cit., pag.301-302, sottolinea questo matrimonio per dimostrare quale fosse l’importanza della famiglia Ranieri che si imparentava con una stirpe la cui nobiltà era pari a quella di Carlo Magno, come lo stesso re aveva riconosciuto.

14. In quella battaglia Braccio venne ferito gravemente e morì pochi giorni dopo rifiutando qualsiasi cura e chiudendosi in ostinato silenzio. Manzoni, nella tragedia “Il Conte di Carmagnola”, riferendosi a Braccio, farà dire a Nicolò Piccinino: “ …che per tutto ancora con maraviglia e con terror si noma…”

15. A.Fabretti- op.cit. pa g.298

16. A. Fabretti- op.cit. pag.168

17. A. Fabretti- op.cit. pag.297

18. G. Vincioli. Memorie istorico-critiche di Perugia a’ ritratti di 24 uomini illustri in arme e di 24 cardinali della medesima città. Foligno 1730 pag. 105

19. Vincioli pag.107

20. I documenti dei marchesi Sorbello si trovano alla “Fondazione Ranieri Sorbello” a Perugia

21. Il castello si trova nella valle del Niccone e faceva parte dei possedimenti dei Bourbon di Monte Santa Maria Tiberina

 

 

Pubblicato sul nr. 57/58 di “PAGINE ALTOTIBERINE” edito dall’”Associazione storica dell’Alta Valle del Tevere” anno 2016

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