storia e memoria
LA STORIA DEL TEATRO DEI RIUNITI
a cura di Fabio Mariotti
Dal libro “Progetto Recupero Restauro del Teatro dei Riuniti di Umbertide”
La storia del teatro dei Riuniti di Umbertide è legata non solo al teatro come edificio, ma anche a un'Accademia letteraria e teatrale che ebbe vita fin dal XVI secolo nella città. Per questo motivo riporteremo qui parallelamente notizie riguardanti entrambi gli argomenti. Va detto subito che tutta la documentazione prodotta dall'Accademia, cui appartenevano sicuramente certi “Libri degli atti accademici”, è andata perduta; la maggior parte delle notizie che abbiamo provengono dall'Archivio Comunale di Umbertide, da un dattiloscritto inedito di Renato Codovini sulla storia di Umbertide e dai ricordi di alcuni cittadini.
Tra le carte dell'Archivio Comunale vi è un manoscritto di un certo Filippo Natali (nato a Umbertide nel 1837, fu segretario comunale a Gualdo Todino dove morì nel 1922(1), intitolato: “Notizie sul teatro di Fratta (Umbertide) e sull'annessa accademia dei Riuniti” e datato novembre 1883 che ci tramanda delle notizie preziose.
Da esso sappiamo di un “istromento in data 7 marzo 1615 per rogito del notaio frattense Benedetto Santi” riguardante la nostra Accademia(2). E' questo il documento più antico che abbiamo (a parte un atto di costituzione, ma non il primo, dell'Accademia, del 1614). L'atto fu rogato alla presenza di otto membri della “Congregazione degli inestabili”(3) e di tre persone che chiedevano di entrare a farvi parte, alle quali fu accordato il permesso “essendosi fatto sopra le loro persone et virtù il colloquio et addunanza secondo lo stile di detta Congregazione”. A questa data l'Accademia degli Inestabili - così si chiamò fino al 1746 - aveva già un suo statuto e la prospettiva di “augmentare la detta loro Congregazione, acciò con le persone che sono in essa, e vi entreranno per l'avvenire, si possa fare progresso in atti virtuosi come conviene...”. A quell'epoca le Accademie rappresentavano un luogo di scambi assai liberi, ed anche raro in una società impoverita culturalmente. In esse fiorirono le produzioni poetiche non ufficiali come la satira, la poesia ditirambica e didascalica e più in generale il Teatro; ma vennero anche deputate all'educazione della nobiltà che qui esercitava le sue qualità per governare. Esse ebbero un forte carattere locale che raramente venne superato e a lungo andare la quantità dei loro prodotti andò a scapito della qualità.
Poco alla volta le azioni sceniche divennero lo scopo principale delle riunioni accademiche così che sorse l'esigenza di avere un luogo dove riunirsi adatto alle rappresentazioni. Si passò quindi da delle semplici sale a piccoli teatri che vennero utilizzati prima dai soli membri dell'Accademia, rispecchiandone perciò tutte le esigenze, poi divennero luoghi pubblici e le Accademie stesse nella maggior parte dei casi ne furono i “gestori”. A Umbertide sappiamo che, prima dell'attuale teatro ricostruito nel 1808 nel luogo dove era quello antico, sede dell'Accademia era una sala situata al primo piano di un edificio di proprietà del Comune, a cui si accedeva da una scala esterna in pietra. Nello stesso edificio vi erano l'abitazione del Commissario - di cui faceva parte la sala stessa -, l'Archivio a piano terra, la pubblica cancelleria e la prigione. Purtroppo non abbiamo notizie sull'attività dell'Accademia fino al 1746, ma possiamo supporre che fosse andata diminuendo per riprendere solo poco prima di questa data. Infatti, sempre dal Natali, che riporta una nota trovata all'inizio del “Libro primo degli atti accademici” veniamo a sapere “come si volesse ricostruire l'associazione nel 1746, chiedendo l'uso non solo ma la proprietà altresì del teatro al Comune, ...”. Si decise inoltre di redigere lo statuto dell'Accademia (4) “stabilendosi che l'Accademia dovesse avere di mira gli onesti ed utili divertimenti mediante la recitazione, che si componesse di un numero determinato di persone scelte fra il ceto civile le quali doveano pagare un canone annuo”; si dispose che si eleggessero annualmente un “Accademico Principe”, un Depositario e un Segretario addetto alla redazione degli atti accademici. Sempre in questa data infine fu cambiato il nome dell'Accademia da “Inestabili” a “Riuniti”, probabilmente proprio per fissare la volontà di cambiamento. Allora i membri dell'Accademia erano undici e fra essi figuravano i personaggi più in vista della cittadina: Prospero ed Annibale Mariotti (secondo il Lupattelli quest'ultimo nacque a Umbertide e non a Perugia, Giulio Cesare Fracassini, il famoso castrato Domenico Bruni che cantò nei maggiori teatri d'Europa(5), Francesco Guardabassi, ed alcuni membri delle più importanti famiglie di Umbertide: Ranieri e Bourbon di Sorbello. I nuovi accademici Riuniti scelsero come emblema la raffigurazione di una mano che stringe tre cordoni d'oro legati insieme, ed accanto il motto “Difficile solvitur”. Riguardo all'attività teatrale il Principe era tenuto a porre in scena una o più commedie durante il periodo di carnevale con intermezzi di musica e talvolta anche di ballo, mentre nelle altre stagioni i dilettanti filodrammatici dell'Accademia si esibivano in rappresentazioni di minor importanza. Di quest'epoca ci è pervenuto il testo di due “intermezzi a tre voci”: “La schiava per amore” e “Don Falcone”, “da recitarsi nel teatro di Fratta” e editi nel 1772 (Figg. 1-2); con molta probabilità essi vennero cantati proprio dall'allora quattordicenne Domenico Bruni.
Si conserva infine un sonetto di A. Mariotti del 1788 sempre per il
teatro di Fratta(6) (Fig. 3).
A questo periodo fa riferimento anche una curiosa notizia che
riportiamo dal Natali: “A titolo di curiosità e per mostrare quanto
spirito religioso si insinuasse nel petto dei giovani che allora si
dilettavano nella recitazione, noteremo come nel 1754, addì 1
febbraio l'Accademia teatrale, sulla domanda dei filodrammatici,
concede loro una recita libera, onde impiegare il ricavato per
suffragare le anime del Purgatorio! Quelli erano tempi! Quanta
differenza dai nostri increduli giovanotti! A mettere però un po’
d'acqua su questo bollente fervore, sappiano i bigotti che
l'Accademia nell'accordare il permesso, così esprimesi: “Purchè
non passi in esempio una tale protensione!”. Nel 1748, per la
prima volta, con un certo imbarazzo degli accademici, una
compagnia di giro di tal “Giovanni Gazzola, istrione” chiese di
poter utilizzare il teatro dei Riuniti. Nell'occasione portarono in
scena i personaggi di Pulcinella, Balanzone e Brighella. Da un
elenco delle rappresentazioni svoltesi nel teatro dal 1759 al 1795
e riportato dal Natali(7), citiamo due opere famose: il dramma del
Metastasio “La clemenza di Tito” dato nel 1759 (la prima avviene
nel 1741) ed il “Maometto” di Voltaire dato nel 1787 (la prima risale
al 1742). Fu solo nel 1783 che il Comune, sentito il parere della Sacra Consulta, concesse “per uso perpetuo dell'Accademia de' Riuniti.... la casa ove è il suo teatro,... la qual casa consiste in una sala che è il teatro, e la platea del medesimo, e due camere contigue a detta sala.”(8). Dal 1791 al 1798 Pio VI per motivi di sicurezza vietò tutte le manifestazioni in cui la gente potesse riunirsi e perciò fece chiudere tutti i teatri dello Stato Pontificio. Questa naturalmente fu anche la sorte del teatro di Umbertide. Per di più, appena riaprì, venne semidistrutto in occasione di uno scontro tra le truppe del Papa e un gruppo di rivoltosi aretini venuti a dar man forte agli insorti della valle Tiberina, cosicché rimase chiuso per altri quattro anni, fino al 1802, quando subì un primo restauro. Ma a quell'epoca cominciava già a prendere forma un progetto ben più importante per la costruzione di un vero e proprio teatro. Va detto anche che seguirono anni in cui l'urbanistica di Fratta subì molti cambiamenti e innovazioni tra cui la sistemazione della piazza, la torre dell'orologio, il ponte sulla Reggia, ecc..
Sempre nel 1802 l'Accademia decise di occupare le tre stanze a piano terra sotto il teatro, e comprò il legname per il rifacimento del tetto dell'edificio. Nel 1805 fu deciso di affidare a Giovanni Cerrini(9) il progetto per la costruzione del nuovo teatro: questo prevedeva tre ordini di 13 palchi l'uno, la platea, un capace palcoscenico con camerini annessi e due camere per l'Accademia(10). Tuttavia affinché si potesse raggiungere il numero di palchi e le misure stabilite dal Cerrini(11), fu necessario che il Comune concedesse anche uno “scioito” (passaggio) che correva tra le mura e l'edificio(12) in cambio del quale l'Accademia si impegnava al mantenimento delle mura.
Per avere un'idea della grandezza di Fratta a quell'epoca, basti pensare che nel 1826 contava due parrocchie e 1300 abitanti, mentre 8630 erano gli abitanti di tutto il territorio di Umbertide nel 1812 (purtroppo abbiamo solo questi dati, che comunque sono indicativi).
Tra il 1810 e il 1812 furono fatte le decorazioni pittoriche dal perugino Giovanni Monotti(13) e dal Faina, le stesse che oggi vediamo riportate alla luce e restaurate dalla Ditta Guerri e Polidori. Si tratta di due fasce di decorazione lungo il secondo e il terzo ordine di palchi in cui sono raffigurate delle teste di insigni attori drammatici incorniciate da corone di alloro e intercalate con dei cigni. Il soffitto della platea era decorato con una pittura, anch'essa del Faina, che rappresentava Talia, musa della commedia(14); oggi non esiste più poiché il soffitto venne prima ridipinto e poi rifatto del tutto. Il Faina nel 1810 dipinse anche il telone del sipario con la storia di “Alcide al bivio” che, a detta di chi lo ricorda, era molto bello. Purtroppo esso è andato perduto in questi ultimi anni. Una lettera conservata nell'Archivio Comunale(15) e scritta tra il 1822 e il 1823 dai “capi delle famiglie di artisti” di Umbertide venne indirizzata al Delegato Apostolico di Perugia affinché intercedesse presso gli Accademici e il Comune per finire la decorazione del teatro e in particolar modo degli scenari, così da rendere finalmente agibile il teatro. Dal tono di questa lettera sembrerebbe che gli Accademici ritardassero la fine dei lavori per non consentire alla gente comune di entrarvi, tuttavia altri documenti testimoniano che già dal 1811 si davano rappresentazioni nel teatro. Secondo il Natali, che in questo caso si affida alla memoria degli anziani, il nuovo teatro venne inaugurato nel 1813 o 1814 con il Don Giovanni di Mozart; se ciò fosse vero - e ci sembra difficile - dovette essere una rappresentazione veramente eccezionale, visto che la stessa opera fu data per la prima volta in Italia nel 1811 a Bergamo e a Roma, poi nel 1812 a Napoli e nel 1814 a Milano(16).
Ma già prima dell'inaugurazione il nuovo teatro aveva ospitato la compagnia Mosso che da metà novembre 1811 a metà gennaio 1812 aveva rappresentato ben 17 opere in prosa, tra cui Voltaire e Goldoni(17). Al 1815 risale la messa in scena di due opere d'uno storico locale nonché professore di retorica: Don Antonio Guerrini(18): “Le colonne del sale” e “ll Pizzarro”. Nello stesso anno Domenico Bruni tenne concerti nelle chiese di Umbertide. Nel 1823 giunse la compagnia diretta da Luigi Salsilli che portò in scena ben 34 recite. Nel 1825 l'impresario Gasparo Zannini fece domanda per rappresentare nel teatro uno spettacolo con dieci ballerini, e chiese al Gonfaloniere una lauta somma come compenso; ma quest'ultimo, non potendo concedergliela, gli offrì gli introiti dei palchi di terz'ordine e del botteghino del caffè. L'anno seguente il Gonfaloniere non concesse invece il teatro alla “Compagnia d'opera in musica” di Filippo Troiani, composta da una prima donna e due buffi, adducendo come motivo lo scarso interesse dei suoi concittadini per quel genere di intrattenimenti. In questo secolo oltre a serate di prosa e di musica si usava il teatro per spettacoli di comici, acrobati e mimi, si organizzavano tombole e si davano balli. Nel 1857, dopo 45 anni, si volle rinnovare la decorazione pittorica del teatro; il lavoro venne affidato a un pittore di Assisi, Augusto Malatesta. Per valutarne la realizzazione sentiamo in proposito il parere del Natali: “il teatro come era dipinto dal Monotti e dal Faina, se non poteva dirsi splendido, e ben decorato, era peraltro migliore di quello che vediamo attualmente, ridotto in così misero stato nel 1857, da certo sedicente pittore Augusto Malatesta di Assisi che suppliva allo scarso ingegno con le raccomandazioni del frati e con la protezione del presidente di allora, e mentre coprii di uno strato di calce la volta della platea, che pure nel centro conteneva un quadro di qualche pregio, su cui era dipinta Talia, musa della commedia, vi sostituì alcuni trafori degni di figurare in una camera da letto e quattro figure di una impossibile anatomia, e di movenze così audaci e strambe, da farci meravigliare come possano reggersi anche dipinte lassù sull'intonaco. E' vero che furono tolti via dalle fasce dei palchi i pesanti cigni, le gravi corone e i più gravi medaglioni che incorniciavano i busti di sommi attori drammatici; ma a quella pittura cosa venne sostituito non dirò di bello ma di meno barocco? Si dette una mano di biacca che si chiamò per derisione marmo, vi si incastrarono attorno ai davanzali, malamente, delle piccole cornici di legno, e vi si dipinse con un turchino sbiadito un fregio che stona maledettamente con le pitture (le chiameremo così) della volta e col pesante zoccolo figurante un marmo, o meglio acciottolato a colori, non descritto né conosciuto da verun geologo mentre sopra i pilastri che separano i palchetti applicò tre foglie che sembrano altrettanti farfalloni di una fauna incognita.” Nella foto del 1916 qui riportata (fig.7) sono probabilmente riprodotte le decorazioni del Malatesta prese di mira dal Natali mentre quelle che vediamo oggi sono quelle più antiche del Monotti e Faina.
Nell'Ottocento fu direttore del teatro per 30 anni l'insigne storico perugino Luigi Bonazzi, il quale fu anche un apprezzato attore drammatico.
Se fino al 1867 l'offerto di musica fu esigua, tra il 1868 e il 1881 si rappresentarono invece diverse opere musicali: nel 1871 “La Traviata” di Giuseppe Verdi (18 anni dopo la prima veneziana), portata da uno dei più noti imprenditori del momento, Vincenzo Paoli di Firenze, che si impegnò per 12 rappresentazioni, dal 10 novembre al 10 dicembre, con parte della sua orchestra e l'intero compagnia. Nel 1881 fu in cartellone “La Sonnambula” di Vincenzo Bellini. Tuttavia per mettere in scena tali opere il teatro finì sempre con l'andare in perdita. Per questo nel 1886 si discusse a lungo prima di decidere di elevare la quota annua degli Accademici a 200 lire. Una curiosa notizia ci è trasmessa dalle delibere della giunta del 1869. Si risolse infatti di illuminare “a cera stearica” il teatro per la sola sera del 6 giugno, “in occasione della festa dello statuto”, data in cui vennero organizzate grandi celebrazioni in Fratta; generalmente invece il teatro era illuminato a gas.
Dal 1887 al 1890 il teatro rimase chiuso per effettuare dei lavori ritenuti necessari in seguito alle disposizioni sulla sicurezza nei teatri. Nel 1897 uscì ancora un nuovo regolamento e la commissione incaricata di ispezionare il teatro di Umbertide stabilì che esso poteva contenere un massimo di 450 persone: 200 nella platea, 200 nei palchi, 50 sul palcoscenico. Ordinò l'apertura di altre due porte verso l'esterno e un sistema antincendio con prese d'acqua. L'inadempienza del teatro alle nuove normative tuttavia non impedì la prosecuzione dell'attività sino al 1906, allorché venne nuovamente chiuso per ingiunzione dell'ufficio di Pubblica sicurezza. Nel 1910, 271 cittadini firmarono una petizione per sollecitare la riapertura del teatro, ma sappiamo che solo nel 1913 i restauri vennero ultimati. Nello stesso anno venne stilato un nuovo statuto dell'Accademia dei Riuniti nel quale si ribadisce che: “La sede dell'Accademia è nello stesso teatro dei Riuniti, di sua proprietà” (articolo 2), e che “La Società è costituita da tutti i comproprietari dei palchi...” (articolo 5).
Negli anni del Fascismo il teatro si chiamò anche “solo cinematografica del dopolavoro” perché vi si proiettavano film, oltre alla rappresentazione di operette e di recite degli alunni delle scuole. Ma quello che più ricorda la gente sono le feste e i balli che lì avevano luogo. Ci si arrangiava così: si faceva venire da un bar il buffet (nel teatro non ce ne fu uno fino agli anni sessanta); per l'illuminazione ognuno portava una o due lampade ad acetilene che poggiava sui davanzali dei palchi; si liberava la platea dalle sedie e, per riscaldarsi, sopra il palcoscenico si metteva una damigiana con un rubinetto che permetteva di attingere vino dalla buca dell'orchestra dove a quel punto non mancava proprio più niente...
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È in quest'epoca che la struttura interna del teatro venne modificata. Negli anni precedenti al Quaranta questa destinazione a sala cinematografica fu in qualche modo ufficializzata nella nuova denominazione della Società e del Teatro: “Teacine”. Negli anni Sessanta il Teacine, praticamente poco più che agibile, venne rilevato da una società che lo ristrutturò alla meglio allargandone il palcoscenico e riaprendolo al pubblico.
A causa di questi cambiamenti peggiorò l'acustica della sala e andò perduto il sipario del Faina. Malgrado il degrado della struttura muraria, tuttavia l'Accademia dei Riuniti ha ripreso la sua attività da 25 anni e oggi è costituita da una compagnia di trenta dilettanti, dai 15 ai 60 anni, che porta il suo vario repertorio in rassegne nazionali e partecipa a scambi con altre nazioni europee. Non solo, ma Umbertide è anche diventata la sede di un festival di teatro dilettante, “Teatro in Umbria”, che dopo cinque anni di vita è oggi di livello internazionale. Tutto ciò, a conclusione di queste pagine di storia, avvalora l'esistenza di una tradizione e di un interesse per il teatro vivi e sentiti nella città che giustificano il ripristino dell'edificio e auspicano un uso appropriato dello stesso.
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GALLERIA FOTOGRAFICA
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Note:
1) Filippo Natali, umbertidese, frequentò la facoltà di giurisprudenza a Perugia e si arruolò al seguito di Garibaldi. Scrisse: una storia di Umbertide inedita, “Escursione intorno al lago Trasimeno”, “Storia dello Stato libero di Cospaia” e varie cose su Gualdo T. (dc: G. Briziarelli, 1959). II manoscritto sul teatro si trova presso l'Archivio Comunale di Umbertide, b.383, Oggetti vari.
2) Archivio Comunale Umbertide, Fondo notarile, protocollo 482.
3) Questo genere di appellativi veniva dato alle Accademie per sottolinearne il particolare carattere...
4) Questo statuto subì qualche modifica nel 1769 ed ancora, sotto l'influenzo delle nuove idee propagandate dalla Rivoluzione francese, nel 1808.
5) Domenico Bruni, 1758-1821. Fu a Pietroburgo per tre anni alla corte dell'imperatrice Caterina, poi in Sassonia, Polonia, Inghilterra e Francia. Nel 1797 tornò a Umbertide per occuparsi di scuole di musica. Nella sua città ricoprì cariche pubbliche: Moire e Gonfaloniere. (da Don A. Guerrini, 1883).
6) Questi testi sono conservati presso la Biblioteca Comunale Augusta di Perugia.
7) Nel 1759 “La clemenza di Tito”; nel 1754 “ll vecchio deluso” e “Demetrio”; nel 1765 “Pulcinella potestà”; nel 1768 “La letterata”; nel 1769 “Sirce”; nel 1770 “L'avaro punito”; nel 1774 “Pulcinella finto giuocatore”; nel 1776 “Pulcinella dalle tre mogli” e “La finta malata”; nel 1778 “La moglie, disperazione del marito e il tutore”; nel 1783 “La Madonna...”; nel 1787 “La grotta delle mummie” e “Il Maometto” di Voltaire; nel 1795 “ll corsaro in Marsiglia” e “La donna colpevole”. Quasi tutti questi componimenti teatrali venivano messi in scena con intermezzi di musica a quattro o più voci e spesso con ballo. (vedi manoscritto Natali).
8) Archivio Comunale Umbertide, notaio Vittorio Paolucci, prot. 862.
9) Di Giovanni Cerrini sappiamo che a Umbertide egli fece anche il ponte sulla Reggia (progettato nel 1804 e finito nel 1814), un progetto per un campanile sopra la torre della rocca e vari altri lavori.
10) Archivio Comunale Umbertide, notaio Tommaso Paolucci, prot. 923/4.
11) Il Cerrini le aveva “confrontate colla larghezza dei palchetti del teatro recentemente costruito nella terra di Panicale”.
12) A questo proposito va ricordato che i due archi tamponati, ma lasciati in vista dall'attuale restauro situati sotto il palcoscenico su due muri che formano un angolo di 90 gradi, creavano un passaggio nello spigolo dell'edificio che permetteva il proseguimento dello “scioito” sopra menzionato (anche il palazzo adiacente al teatro, in origine, non giungeva sino alle muro).
13) Giovanni Cerrini e Giovanni Monotti frequentarono insieme l'Accademia di Belle Arti di Perugia e nel 1791, come prova d'esame di disegno nella classe del Prof. Baldassarre Orsini, presentarono un progetto per una cappella corale nel Duomo di Perugia col quale ottennero il primo premio.
14) La musa Talia è generalmente rappresentata con un cartiglio, una viola o altro strumento e dal XVII sec. anche con una maschera.
15) Archivio Comunale Umbertide, b.28.
16) Le successive rappresentazioni furono: a Torino nel 1815, a Firenze e Bologna nel 1817, a Parma nel 1821, ecc..
17) Ecco l'elenco di quelle opere riportato nel manoscritto del Codovini: 14 novembre 1811: II cavalier d'onore, del Sig. Avelloni. 16 detto: La Semiramide, del Sig. Voltaire, tradotta dal Sig. Cesarotti. 17 detto: II pazzo per amore, inedito. 17 detto: Carlotta e Werter, del Sig. Sagrasti. 19 detto: Il Diogene, del Sig. Chiari. 20 detto: La Ginevra di Scozia, tragedia del Sig. Miller, 21 detto: Clementina e Dalmanzi, del Sig. Avelloni. 23 detto: La Giustizia arriva fin sotto terra, dramma inedito. 24 detto; Lo specchio dell'ostinazione, inedita. 25 detto: Le gelosie di Agapito e Silvestro, del Sig. Giraud. 26 detto: La riconciliazione fraterna, del Sig. Zozebue. 27 detto: La sposa persiana, del Sig. Goldoni. 28 detto: replica della “Riconciliazione fraterna”. 30 detto: Replica della “Semiramide” del Voltaire. 1 Dicembre: La Zaira, del Sig. Voltaire. 3 detto: S. Francesco al campo di Corrodine, inedita. 4 detto: (illeggibile), del Sig. D'Armand. 8 detto: Il convito di Baldassarre, del Sig. Dirghieri. 10 detto: La conversione di S. Margherita da Cortona, inedita. 11 detto: replica della suddetta.
18) Don A. Guerrini (1780-1845) fu un insigne letterato, professore di retorica a Umbertide, scrisse “Storia della terra di Fratta” pubblicata, non finita, dopo la sua morte, nel 1883. (Vedi la biografia che ne fa Antonio Mezzanotte come introduzione al libro sopra citato).
Dal libro “Progetto Recupero Restauro del Teatro dei Riuniti di Umbertide” – Tema editrice, 1990 – La storia del Teatro dei Riuniti, a cura di Flavia di Serego Alighieri
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BIBLIOGRAFIA
- Don A. Guerrini, Storia della terra di Fratta dalla sua origine fino all'anno 1845, Città di Castello, tip. Tiberina, 1883.
- G. Brizziarelli, Umbertide e umbertidesi nella storia, Città di Castello, 1959. R. Sabatini, Teatri umbri, Perugia, 1981.
- B. Porrozzi, Umbertide e il suo territorio, Città di Castello, s. d.. Teatri, luoghi di spettacolo e accademie a Montepulciano e in Valdichiana, Catalogo mostra, Montepulciano, 1984.
FONTI
- Archivio Comunale di Umbertide
- Renato Codovini, Storia di Umbertide - sec. XIX, dattiloscritto inedito.
LA DOCUMENTAZIONE RELATIVA ALL’ACQUISTO DEI LOCALI
DEL TEATRO DA PARTE DELL’ACCADEMIA DEI SIGNORI RIUNITI
Si tratta di documenti che abbracciano il periodo che va dal 1783 al 1788 e sono interessanti, oltre che per l’oggetto in discussione, anche per conoscere la lingua italiana che si usava allora per le trascrizioni notarili. Si può pure notare che, a livello ecclesiastico, veniva usato ancora il latino.
Riunione del 24 gennaio 1783
In nomine Dei amen. Anno Domini millesimo septingentesimo octuagesimo tertio [1783] die vero vigesimo quarto januarii [24 gennaio]... Personalmente costituiti avanti di me notaio i testimoni infrascritti gli Ill.mi signori Domenico Gioacchino del fu signor Mariano Savelli al presente Governatore di Otricoli per la Sagra Consulta, il sig. dott. Bonaventura del fu dott. Giambattista Spinetti, il signor dott. Giuseppe del fu signor Giantommaso capitano Paolucci, il dott. Giuseppe figlio del signor dott. Benedetto Bertanzi, il tenente Filippo del fu sig. Ruggero Burelli, il sig. Giambattista del fu sig. dott. Fabrizio Mazzaforti per il signor Paolo suo fratello, il signor Giambattista del fu signor Ludovico Criacci, e i signori Domenico del quondam [fu] signor Sante Cerboncelli e il signor Stefano del quondam signor Carlo Vibi per il signor dott. Lorenzo suo fratello, individui dell'Accademia dei Riuniti di questa Terra della Fratta da me tutti cogniti, i quali a fine di avere da questa Comunità l'uso perpetuo della sala ove sta il teatro e le stanze annesse per esercitare la gioventù in decorose rappresentazioni ed onesti divertimenti e così mantenere sempre più l'unione di tutto il paese specialmente ed in ogni modo migliore, tutti li suddetti signori ed il suddetto Giuseppe Bertanzi colla rinunzia al beneficio della patria potestà e alla L. I.2... Tit... Cod... quod cum eo, ed a tute le altre leggi, statuti e privilegi a favore dei figli di famiglia disponenti mediante il suo giuramento toccate le scritture delle quali specialmente ed in ogni [è una formula di giuramento], promettono, convengono si obbligano di pagare e sborsare la somma e quantità di uno scudo per cadauno all'anno per lo spazio di anni sei da oggi prossimi, e come siegue fenire entro il mese di gennaio incominciando dal mese presente perfinché saranno compiti li predetti anni sei ed in caso di ritardato pagamento, a contumacia li medesimi signori Accademici acconsentono di essere convenuti giuridicamente dal corpo delli Accademici colla spedizione del mandato esecutivo con la semplice intimazione avanti qualunque giudice, con questo patto però, che detto annuo pagamento non debba convertirsi in altr'uso, se non che nel formare un capitale fruttifero stabile e siguro, il di cui annuo fruttato debba impiegarsi in mantenimento e rifacimento della casa ov'è il teatro, stanze, e ditta, scale ed altro che occorrerà e ciò in vigore degli ordini della Sagra Congregazione del Buon Governo, ad effetto di ottenere la cessione, che si farà dalla Comunità a questa nostra Accademia dell'uso perpetuo di detta fabbrica per l'effetto suddetto.
E promettono li detti signori Accademici di fare un tal annuo pagamento per questo primo anno in mani del signor Stefano Vibi esattore eletto dalla Congregazione oggi venuta di detta Accademia, dal quale dovrà poi consegnarsi la somma esatta in mano del signor Domenico Cerboncelli Depositario della suddetta Accademia ad effetto di farne il rinvestimento annuo accenato, e negli anni susseguenti in mano dell'altro esattore che verrà eletto, e così di anno in anno col peso sempre di farli pervenire in mano di detto signor Cerboncelli, il quale radunato che avrà una somma sufficiente dovrà avere il peso di rinvestirla coll'intelligenza sempre però della suddetta Accademia in uno o più investimenti siguri secondo le somme che esigerà di mano in mano, a secondo le occasioni che si presenteranno sigure e fruttifere, ed il fruttato di questi rinvestimenti debba esigersi ogn'anno dal detto signor Cerboncelli Depositario, detto sopra eletto, senza che gli altri signori Accademici o Principe pro tempore abbia avere il pensiero di fare simili riscossioni e questi frutti debbono impiegarsi in risarcimento delle case come sopra da cedersi all'Accademia, né convertirsi in altr'uso senza licenza della medesima, ed in caso in qualch'anno non abbisognassero tali risarcimenti per il mantenimento della casa suddetta, si debbano riservare per altre occasioni di detti risarcimenti.
E promettono li suddetti signori Accademici, come sopra presenti, il presente obbligo sempre attendere ed osservare colle suddette condizioni, mai contro di esse fare, dire o venire, anzi farvi acconsentire ogni o qualunque persona e che a loro è lecito di farla volendo essere sempre tenuti alla perpetua oservanza [sic] del medesimo colle suddette condizioni non solo in questo ma anche in ogni modo migliore.
[Notaio Vittorio Paolucci. Archivio Notarile Umbertide. Registro n. 866].
Contratto di cessione della sala del teatro
In Dei nomine amen. Anno Domini millesimo septingentesimo octuagesimo terbio [1783] - In prima die vero prima mensis februarii [1 febbraio]...
Personalmente costituiti avanti di me notaro e testimoni infrascritti l'Eccellentissimo Signor Dottore Giuseppe figlio della beata memoria del Signor Capitano Giantommaso Paolucci e li Signori Vittorio del quondam [fu] Bernardino Ceccarelli, Filippo del quondam Giambattista Legnetti anche in nome di Pietro del quondam Benedetto Crosti tutti di questa Terra della Fratta a me cogniti pubblici rappresentanti della Comunità di questa Terra li quali facendo l'atto infrascritto in virtù della risoluzione del pubblico generale Consiglio celebrato sotto il dì 9 maggio 1780, copia di cui a me diedero per inscriverla col presente istromento, del tenore alla quale, ed in vigore delle facoltà riportate a seconda del medesimo Consiglio della Sagra Congregazione del Buon Governo e della Sagra Consulta, che si giustifica colle lettere di Monsignore Illustrissimo e Reverendissimo Governatore di Perugia in data del 27 giugno e 29 aprile dell'anno 1780, che parimente a me diedero per allegarle nel presente strumento, del tenore che in vece e nome di detta Comunità danno, cedono e concedono per uso perpetuo dell'Accademia de' Riuniti di detta Terra alli signori Accademici di essa e per la medesima all'eccellentissimo signor dottore Gioacchino Maria della beata memoria del signor Mariano Savelli governatore al presente della Terra d'Otricoli parimente a me cognito deputato da essa a questo atto nell'adunanza tenuta il dì 24 gennaro scorso copia della quale parimente a me diedero ad effetto d'inserirla nel presente istromento per detta Accademia e Signori Riuniti assieme con me notaio stipulante ed accettante in favore l'uso perpetuo della casa ov'è il pubblico teatro, alla quale si sale con scala di pietra al di fuori, posta in questa Terra della Fratta nella Piazza del Grano di questa Comunità, ove è la Rocca, conforme davanti la detta Piazza, da un lato la casa del signor Pensa e Padri Minori Conventuali di San Francesco di questa medesima Terra, e dagli altri lati le mura castellane, e di sotto la pubblica Cancelleria, l'Archivio e Carceri, qual casa consiste in una sala, ove è il teatro e la platea del medesimo e due camere contigue a detta sala con tutti i suoi scioiti, annessi, connessi, membri, adiacenze, pertinenze, ponendolo, costituendolo, dandogli... E questa cessione fanno detù Signori pubblici rappresentanti perché asseriscono e confessano aver fatto acquisto della casa degli eredi Petrogalli di detta Terra per il preciso fine ed effetto dell'abitazione del signor Commissario pro tempore per cui servirà la casa ceduta a uso de' Cancellieri, Sbirri e Balivo come appare per rogito del signor dottore Filippo Maria Savelli notaio di questa Terra il dì 8 gennaio 1780, al quale [si rinvia], con li seguenti patti, capitoli e condizioni, cioè:
1. che li Signori Accademici pro tempore siano tenuti mantenere detta casa di tutti li necessari risarcimenti, senza che la Comunità suddetta abbia avervi alcun pensiero, conforme detto signor deputato in vece e nome di essa Accademia promette di fare a tenore del detto gentile Consiglio, ed approva [il suddetto], per il quale oggetto di mantenimento obbliga ed ipoteca il rinvestimento che hanno promesso di fare li detti Signori Accademici per rogito mio il dì 24 gennaio di detto anno, volendo e dichiarando che il fondo o rinvestimento da farsi come sopra di scudi sessanta dalli detti Signori Accademici delli loro proprii denari resti perpetuamente obbligato per detto mantenimento di casa, quale dovrà farsi colli frutti che decorreranno del detto rinvestimento, senza che il capitale e frutti di esso possano convertirsi in altr'uso, e non altrimenti.
2. che in caso si dissolvesse quest'adunanza di Riuniti, la Comunità suddetta possa e debba rientrare al possesso ed uso della casa come sopra descritto con tutti i suoi risarcimenti, bonificazioni e che il rinvestimento da farsi per fondo di detto mantenimento resti vincolato ed ogni casa delli suddetti Signori Accademici possa ritirare quella somma che avrà sborsata per sommare il suddetto capitale colli suoi frutti, in caso non fossero stati impiegati. E siccome la Comunità cede all'Accademia il solo dominio utile di detta casa, benché perpetuo, conviene per patto espresso, quale detto signor deputato intende, vuole e dichiara che si abbia per espresso nel principio, mezzo e fine del presente istromento, altrimenti non sarebbe venuto al presente contratto: che dandosi qualche caso fortuito d'incendio, terremoto o altro sinistro accadente (che Iddio non voglia) 1'Accademia suddetta non sia tenuta ad alcun risarcimento, sul riflesso che la Comunità si riserva il dominio diretto e non altrimenti, perché così.
3. che sia leccito [sic] alli Signori Accademici pro tempore di ampliare la platea, fare aggiunta, mutare ingresso, fare li cassini e tutto altro che stimeranno opportuno per l'esercizio delle loro accademie e recite di commedie e come a loro più piacerà e parerà per maggiore ornamento, comodo e decoro del luogo pubblico. E finalmente che la chiave di detta casa debba tenersi dal Principe o Presidente pro tempore di detta Accademia. Dichiarando detti signori pubblici rappresentanti debba restare in perpetuo l'uso della casa Petrogalli, come sopra comprata per il signor Commissario, Cancellieri e Sbirri e Balivo e la casa e di lei uso, ove è il detto teatro, debba ancor questa restare in perpetuo per l'Accademia suddetta dei Riuniti, senza che mai possa ritogliersi, promettendo di sempre e perpetuamente mantenerla nel libero, quieto e pacifico posesso [sic] ed uso di essa, né a ciò mai contro dire o venire per qualunque capo, causa o motivo, volendo esser sempre tenuti in nome della loro Comunità ch'a perpetua osservanza del presente contratto non solo in questo, ma anche in ogni altro modo migliore.
[Notaio Vittorio Paolucci. Archivio Notarile Umbertide. Registro n. 866.]
Lettera di Giampietro Pensa
Giampietro Pensa da Città di Castello [omissis] l'espone avere una casa nella Terra della Fratta per la metà ed indivisa con questi Reverendi Padri Conventuali di San Francesco posta nella Piazza frumentaria, presso davanti la detta piazza, di dietro li sciolti delle muraglie castellane, da uno il palazzo del pubblico, casa ereditaria del Fracassini, ora de' Signori conti Ranieri di Perugia rifermata in ultimo luogo al detto oratore in terza generazione il dì 8 novembre 1741 per rogito del fu Maurizio Savelli notaro di detta Terra e descritta al libro livellare di detta sua mensa a carta 59; e siccome desidero vendere la metà della medesima casa per indivisa, come sopra, stimata dai periti communi in somma di scudi 15, supplica pertanto l'oratore Vostra Illustrissima [...] per la licenza di poter vendere detta casa per il suddetto prezzo .....
Nulla osta rilasciato dalla Diocesi
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Nulla osta del Vescovo di Gubbio relativo alla compra-vendita della casa del Pansa
adiacente al teatro.
Attentis narratis servato dominis favore nostrae mensae episcopalis et sine prejudicio habentium meliora et potiora jura quater oratori petitam licentiam vendendi medietatem domus, de qua in precibus, concedimus atque impartimus ita tamen ut emptor intra debitum tempus precies nobis porrigat ad effectum conseguendi debitam investituram, et non intelligatur illatum illum praejudicium [...] exigendi canones decursos et non solutos.
Incipiendi datum Eugubii ex Cancelleria Episcopale hac die prima mensis septembris 1785.
Episcupus Eugubino Franciscus Lusieri LVD. Cancelliere Episcopale.
Stima della casa dei frati
Noi Maestri muratori [Bruni e Porrini] di questa Terra della Fratta, essendo stati richiesti, Mastro Pietro Bruni ad istanza dell'illustrissimo signor Domenico Cerboncelli come Depositario degli Accademici del teatro di questa Terra della Fratta, e Mastro Francesco Porrini ad istanza dei Padri Minori Conventuali di questa medesima Terra per vedere, considerare, stimare e riferire il giusto prezzo e valore di una casa che in comune si gode da terra fino al tetto dalli suddetti Padri Conventuali e dalla suddetta Accademia del teatro posta in questa Terra nella Piazza della Rocca che confina da Levante le mura castellane mediante lo steccato, O [occidente] la Piazza della Rocca et eredi Fracassini, S [sud] il teatro salvi etc. composta di tre piani e stalla a pianterreno, il prezzo della qual casa, libera da ogni defalco, la giudichiamo secondo la nostra perizia e coscienza avendo minutamente considerato ascendere a scudi sessanta moneta romana di paoli dieci per scudo e per essere tutto ciò alla verità conforme sarà il presente foglio sottoscritto e rispettivamente segnato col segno della Santa Croce da noi infrascritti.
In fede questo dì 26 febbraio 1787 nella Terra della Fratta.
[Notaio Giovan Battista Burelli. Archivio Notarile Umbertide. Registro 885 c. 30].
Richiesta dei frati al Vescovo
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Illustrissimo e reverendissimo Monsignore,
il Guardiano e Religiosi Minori Conventuali di San Francesco della Terra della Fratta umilmente rappresentano a Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima come, fra gli altri stabili al loro Convento appartenenti, tengono una casa in detta Terra situata nella Piazza della Rocca compatronale ed indivisa con l'Accademia del teatro di detto luogo del valore di scudi sessanta moneta romana, trenta dei quali appartenenti e di ragione al loro Convento e gli altri trenta a detta Accademia; come anche ritengono un pezzo d'orto del valore di scudi quattro romana moneta, e siccome sì dell'uno che dell'altro ne ritraggono al presente poco e quasi niente d'utile, supplicano pertanto Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima volergli accordare il permesso di poter vendere detti stabili ascendenti al valore di scudi trentaquattro, come dalle perizie giurate e qui annesse, obbligandosi di depositare il denaro nel loro errario [sic] per rinvestirlo poi in miglior fondo. Che della grazia.....
[Notaio Giovanni Battista Burelli. Archivio Notarile Umbertide. Registro 885 c. 29 ].
Contratto di compravendita tra i frati e gli accademici
In Dei nomine amen.Die vigesima septima junii anno... [27 giugno 1788]
Presenti e personalmente costituiti alla presenza mia e dei testimoni infrascritti li Reverendissimi Padri Francesco Antonio Celestini guardiano, Filippo Maria Magnanini e Felice Antonio Angelucci sacerdoti e religiosi di famiglia del venerabile convento de' Minori Conventuali di San Francesco di questa Terra della Fratta e quello intieramente rappresentando, tutti a me cogniti, i quali inerendo alla risoluzione del loro Capitolo congregato fin dal dì 21 maggio 1787, al quale di loro spontanea volontà ed in ogni altro modo migliore, in vigore della licenza e facoltà ottenuta dall'Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Vescovo di Gubbio, come dal suo rescritto in data 4 marzo 1788 che a me fu dato originale per inserirlo nel presente istromento, al quale danno, cedono e vendono all'Accademia del Teatro dei Riuniti di questa Terra, e per essa al [...] signor Don Nicolò del quondam signor Pietro Antonio Guardabassi membro della medesima qui presente a me cognito, a tale effetto dall'Accademia medesima deputato e per essa insieme con me notaio accettante e stipulante.
La metà indivisa d'una casa, che detto convento godeva in comune coll'Accademia suddetta posta in questa Terra nella Piazza della Rocca, confinante nella parte posteriore le muraglie castellane mediante lo steccato; davanti la Piazza suddetta, da un lato le case degli eredi Fracassini e dall'altro il teatro suddetto salvi, composta di tre piani e stalla a pian terreno, con tutti i suoi scioiti, membri e pertinenze, ad avere, tenere e possedere con tutte e singole ragioni al detto convento competenti, ponendola e costituendola e fintantoché [omissis - formule varie] per il prezzo di scudi trenta moneta romana a tenore del foglio di perizia…
[Notaio Giovanni Battista Burelli. Archivio Notarile Umbertide. Registro n. 885 c. 27].
Fonti:
“Umbertide nel Secolo XVIII” di Renato Codovini e Roberto Sciurpa – Comune di Umbertide – Gesp, 2003
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