storia e memoria
Migianella dei Marchesi
A nord ovest di Umbertide sorge il castrum Megiane Marchionis. Un castello di poggio costituito da un corpo principale indistinto nella parte sud-ovest e tre corpi minori attorni all’edificio religioso di Sant’Angelo. Migianella dei Marchesi si avvicina alla tipologia di castello feudale e presenta mura e alloggi signorili, un fossato ed è isolato parzialmente da un profondo dirupo per larga parte del perimetro.
Il toponimo potrebbe essere ricondotto a un’attestazione di nome prediale, di derivazione dal proprietario in epoca "romana", la cui radice, Migiana, deriva probabilmente da Misius...
MIGIANELLA DEI MARCHESI
A nord ovest di Umbertide sorge il castrum Megiane Marchionis. Un castello di poggio costituito da un corpo principale indistinto nella parte sud-ovest e tre corpi minori attorni all’edificio religioso di Sant’Angelo. Migianella dei Marchesi si avvicina alla tipologia di castello feudale e presenta mura e alloggi signorili, un fossato ed è isolato parzialmente da un profondo dirupo per larga parte del perimetro.
Il toponimo potrebbe essere ricondotto a un’attestazione di nome prediale, di derivazione dal proprietario in epoca "romana", la cui radice, Migiana, deriva probabilmente da Misius.
La struttura visibile
Dalla strada che sale verso Migianella si scorge subito la parte sud-est dell’insediamento e si nota una frazione delle alte mura di cinta ancora stabili che si chiudono all’angolo con un torrione semi-rettangolare pressoché integro. Da qua un viottolo sale verso un’apertura delle mura che probabilmente era l’entrata posteriore del castrum.
Fig. 1: stralcio della carta catastale (Agenzia del Territorio, fog. n° 77)
Da qui ci si immette immediatamente nell’ampia corte: si incontra una prima casa rurale nella zona più centrale, forse appartenente alla fase più recente di costruzione (per un diffuso utilizzo della muratura) con evidente recupero del basamento antico leggermente in aggetto.
Il nucleo abitato si presenta ora costituito da cinque case, due in un unico corpo, e dalla chiesa con il campanile annesso e ora pericolante. che mostra, però, il rifacimento del coronamento con mattoncini e arcate al posto di un precedente tetto a spiovente successivo alla fondazione originaria.
L’interno del primo edificio mostra chiaramente l’impiego degli spazi tipico delle case rurali, cantina, erbaio, stalla tutti al primo piano, sulle cui mura si scorge una interessante epigrafe di pietra incisa e datata A. D. 1769 con le iniziali G. (oppure C, la lettera è corrotta) M. F. F..
Di fronte alla prima casa se ne trova una seconda ampia, collegata tramite un ballatoio in muratura al piano superiore e una terza posta di fronte, che ospita la chiesa di Sant’Angelo con il campanile. È probabile che il ballatoio sia un tardo rifacimento di una preesistente struttura in legno.
Sotto il ballatoio insiste una stretta via che permette il passaggio centrale tra le facciate laterali delle abitazioni: due case rurali a sinistra, la chiesa con caratteri barocchi che è in disuso e un’altra casa colonica. Seguendo la piccola strada che conduce verso ovest, si arriva nel largo spiazzo retrostante gli edifici, consistente nell’ingresso principale dell’insediamento con a sinistra il portale di entrata e a destra una zona verde, che conduce a una piccola abitazione dietro la chiesa.
Questa parte del castrum è molto suggestiva presentando un portale d’entrata sovrastato da un arco a sesto ribassato, che la tradizione vuole ricondurre a una matrice etrusca; sicuramente l’arco é piuttosto antico, realizzato con rocce sedimentarie. Sembra infatti che da un lato sia sospeso e dall’altro conficcato nelle mura di cinta, in realtà è sorretto da due grossi muretti a secco di pietre arenarie di ampio spessore.
Fig. 2: Portale di accesso sul lato nord del complesso
Attraversando l’arco in direzione sud, si passa proprio sotto la cortina muraria ripercorrendo evidentemente il tracciato, forse quello originario, del fossato, mentre la parte nord del castrum presenta mura perimetrali più basse rispetto al livello di quelle ovest, quasi scese sotto il piano di calpestio.
Migianella è costruita su uno scoglio roccioso, le stesse fondamenta ben visibili nel lato sudest vi poggiano sopra e sono ricavate dalla pietra che mostra la sua originale frastagliatura (fig. VII.5). Le mura corrono tutte intorno al castello. E’ evidente che le trasformazioni apportate all’insediamento nel tempo possano averne variato l’andamento, causandone un rimaneggiamento nel segmento circolare che, con andamento ovest-nord, parte dall’arco fino alla porta di entrata secondaria. Sotto questa zona si apre infatti un ripido pendio che costituiva un valido ostacolo naturale alla presa del castrum. La cinta muraria nella parte basamentale evidenza un modesto aggetto che, unitamente alla pietra sporgente da cui si staglia la fortificazione, rappresentava una barriera per gli attacchi nemici.
Fig. 3: Mura perimetrali del lato sud-est innestate direttamente sullo sperone roccioso.
La storia conosciuta
Prima del ‘300 sono pochissime le notizie che ci tramandano l’esistenza di Migianella. Si hanno principalmente solo dati demografici riguardanti la presenza quantitativa dei fuochi. Si ha testimonianza dell’esistenza di una chiesa parrocchiale intitolata a Sant’Angelo e appartenente alla Pieve di Marciano.
I primi documenti che ne riportano notizie risalgono a metà ‘200: nel "Liber impositionis bladi", nel 1260, la fonte catastale annotava Migianella come castrum e nell’estimo del 1282 era considerato villa, con una presenza di 20-28 fuochi circa. Tuttavia, negli anni seguenti era definito «castello».
Questa fortezza, che a sud scorge l’eremo di Monte Corona e non distante “osserva” Monestevole, apparteneva alle proprietà di un ramo dei signori del Monte Santa Maria Tiberina, cioè i marchesi di San Giovanni di Marzano.
La sua posizione confinaria tra Umbria e Toscana ne determinò le vicende storiche, poiché gli scontri con le truppe nemiche causarono notevoli danni alle strutture in molteplici circostanze.
Dopo un rifacimento delle mura nel 1297, «nella prima metà del secolo XIV» Migianella «fu munito di torri e baluardi a servizio di artiglieria», ricorda il Guerrini. Infatti nel 1350 il castello venne «cinto di mura e fortificato». Nel 1408 Migianella subì interventi di restauro per espressa volontà del Consiglio dei priori di Perugia viste le condizioni in cui era stata ridotta, ma ancora nel 1415 il castrumnecessitò la riparazione delle mura. Per provvedere a questo problema, la popolazione fu dispensata dal pagamento delle imposizioni fiscali per circa tre anni con la clausola, però, di garantire a Migianella una struttura difensiva adeguata e funzionante. Ciò si ripeté anche nel 1444 e nel 1482.
Fig. 4: Torrione angolare sul lato sud-est
La relativa tranquillità goduta da questo insediamento di confine entrò in crisi nel 1479, quando Migianella fu colpita trasversalmente dai conflitti politici a seguito della congiura ordita dai Pazzi insieme con Papa Sisto IV contro Lorenzo e Giuliano dei Medici. La morte di quest’ultimo indusse il fratello a invadere per rivalsa i territori pontifici fino a nordest del Lago Trasimeno con lo scopo di distruggere Perugia. Anche Migianella dei Marchesi fu attaccata, saccheggiata e danneggiata profondamente: subì non solo devastazioni, ma anche deportazioni e molti abitanti furono uccisi.
Circa due secoli dopo tornarono i fiorentini a irrompere nel castrum. Le fonti discordano la datazione, ma esaminando le vicende storiche è possibile sostenere che la distruzione di Migianella avvenne nel 1643, durante l’assedio posto a Fratta dei figli di Uberto, cioè Umbertide.
Le truppe si stanziarono nelle vicinanze di Migianella per cinque giorni, per poi invadere depredando e rovinando il castello e la chiesa di San Michele Arcangelo.
Giovanni Riganelli nel 1994, in “Da Totila a Rachi: Perugia e il suo territorio nei primi secoli del Medioevo” cerca di tracciare un ipotetico confine tra territorio di influenza bizantina e longobarda nella zona nord del territorio perugino, convinto che il confine tra Longobardi e Bizantini aderiva a quello diocesano dei territori di Gubbio, Città di Castello e Perugia. Analizzò così le proprietà vescovili elencate nei documenti papali di conferma dei beni, emesse da Innocenzo II nel 1136 e da Eugenio III nel 1145. Nel 1136 venivano considerate le proprietà estese dal corso del Niccone fino al punto di incontro con il Tevere. Nella conferma del 1136, che interessò la zona sud del torrente Niccone, erano citate alcune chiese che dipendevano da Perugia. Tra queste si trovava la “plebem Sancti Petri in Martiano cum ecclesia de Meiana et reliquis capellis suis” che l’autore associa con la “plebs Marciani” nel territorio di Migianella, sostenendo la presenza nel periodo odierno del toponimo Marciano a nord di Monte Migianella, mentre la chiesa de Mediana si riferiva alla chiesa di Sant’Angelo presente proprio all’interno dell’insediamento di Migianella dei Marchesi e dipendente dalla pieve di Marciano nel XIV secolo.
ato del possesso di Civitella tra i propri beni fu tuttavia confermato nel 1433, ancora a Ruggero II. La scarsa documentazione riguardo questa vicenda rende difficile definire con precisione molti aspetti e, allo stesso tempo, delineare il ruolo politico Ruggero II nell’episodio.
Lo stretto rapporto dei Ranieri di Civitella con la famiglia perugina degli Oddi causò problemi al castrum, che nel 1491 subì un duro attacco per opera delle truppe capeggiate da Paolo II Orsini, assoldato dai rivali Baglioni al fine di conquistare tutte le fortificazioni politicamente vicine all’opposta fazione. Distrutta Civitella, i conti fuggirono verso il ducato di Urbino, da dove mosse nel 1498 il duca Guidubaldo per riportare i castelli conquistati dai Baglioni in mano agli Oddi, ristabilendo l’ordine politico che si era venuto alterando nel secondo ‘400 per i forti contrasti interni al contado perugino.
L’intervento di Papa Alessandro VI riuscì infatti a ristabilire i rapporti tra le città e quando più tardi nel corso del ‘500 il potere della chiesa si venne saldamente affermando, molti furono i privilegi riconosciuti al casato dei Ranieri in ambito economico, politico e territoriale, soprattutto grazie al supporto di un’organizzata politica matrimoniale, che garantì stabilità nelle relazioni.
Fonti:
Giovanna Benni, “Incastellamento e signorie rurali nell’Alta valle del Tevere tra Alto e Basso Medioevo. Il territorio di Umbertide (Perugia, Italia)”. Lavoro edito in NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research) Edited by Stefano Del Lungo N. 7, 2006.
Fotografie:
Giovanna Benni