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Giuseppe Rondoni

Peppino

Peppino

Ragazzetto di dieci anni, venivo da San Benedetto a Umbertide a piedi, insieme al compianto Mario Giacché per frequentare i due anni del secondo ciclo della scuola elementare. Allora, nelle scuole di campagna, gli studi finivano con la terza classe.

Io e Mario, pulcini spauriti, arrivati alla piazza del mercato, ci avviavamo diritti verso il grande edificio della scuola. Del paese non conoscevamo altro.

Dopo un po', a volte, se eravamo in anticipo sull'orario scolastico, facevamo pochi passi per via Roma e ci fermavamo davanti all'officina di Peppino Rondoni per curiosare - dalla strada, s'intende, - il luogo dove si "accomodavano le macchine".

L’officina la ricordo grande - ma era proprio così? - illuminata da lampade elettriche. In terra e sopra i banconi, le macchine smontate da giovani meccanici guidati da Peppino.

Figura ieratica, questa, che ci affascinava. Alto, magro, fronte spaziosa, elargiva consigli ed impartiva ordini ai suoi ragazzi con pacata serietà.

La nostra fantasia sbrigliata lo assomigliava subito ad un personaggio del Risorgimento: Giuseppe Mazzini. A lui lo accostava il nome, la figura alta e slanciata.

Ma in particolar modo la testa, la fronte spaziosa, lo sguardo vivo, il piglio austero di uomo che sa, che comanda. E così, nell'immaginario mio e di Mario, Rondoni diventò Mazzini. Ricordo ancora l'espressione sbalordita del nostro maestro (anche lui un Rondoni) quando un giorno gli confidammo con tutta serietà che noi conoscevamo Mazzini, che addirittura gli avevamo parlato.

Passarono gli anni. Venne la guerra, la "macchia" per noi giovani, il bombardamento della nostra cittadina, i morti, i dispersi, la tessera annonaria, la fame. E poi la Liberazione, la libertà, il ripristino delle istituzioni democratiche cancellate dal fascismo.

E fu appunto in quel periodo che ritrovammo il vagheggiato "Mazzini". Dalla fantasia alla realtà. Peppino presidente del Comitato di Liberazione Nazionale di Umbertide, poi _ consigliere comunale e, subito dopo, chiamato a far parte della Giunta.


Il "Mazzini" idealizzato da due sprovveduti scolaretti di campagna si stava concretizzando nell'uomo politico chiamato, insieme ad altri, a guidare le sorti del nostro Comune nel momento più critico della sua storia. Il " momento era difficile per tutti. Anche per Peppino che, ora, doveva crescere una numerosa famiglia, che doveva riorganizzare l'officina

e il lavoro. Un giorno alcuni amici gli consigliarono di allentare l'impegno sociale e di dedicarsi più al suo privato. Lui li ascoltò n silenzio. Poi scosse la testa: "Ma come faccio. Ormai la mia famiglia comprende anche voi". Questo era Peppino. Ed ancora oggi sono intensi, scolpiti nella mente e nel cuore i ricordi che mi legano a lui, perché ha dato a tutti, ma specialmente a noi giovani di allora, un alto esempio di rettitudine e di onestà.


Raffaele Mancini – Calendario di Umbertide 1999






UN PREMIO DEDICATO A GIUSEPPE RONDONI, PER LA SUA GRANDE

GENIALITA’ INVENTIVA E LE CAPACITA’ COSTRUTTIVE


"Gran Premio Fedeltà - Memorial GIUSEPPE RONDONI - Uomo di grande genialità inventiva e di capacità costruttive". Con questa bellissima motivazione il Comune di Laterina, in provincia di Arezzo, ha istituito un premio dedicato al nostro concittadino Peppino Rondoni, in occasione dell'8ª edizione della Coppa Pratomagno per auto e moto d'epoca.


Ad Umbertide Peppino è ricordato essenzialmente come uomo politico integerrimo e di grandi doti umane che nel dopoguerra fu presidente del locale Comitato di Liberazione Nazionale, consigliere comunale e Vicesindaco nella prima Giunta comunale eletta democraticamente nel 1946. Ma Peppino fu anche un validissimo meccanico (aveva iniziato ad apprendere il mestiere, per il quale dimostrò subito un'innata passione, nella bottega di Silvio Nanni, al mercato vecchio). Dopo la Prima Guerra Mondiale aprì una propria officina, ma il lavoro nelle nostre zone era ancora scarso per cui fu costretto a trasferirsi prima a Iesi poi a Roma. Negli anni '30 decise di riavviare l'officina in via Roma. In mancanza di macchine da riparare nell'alta Valle del Tevere, decise di mettere a frutto le sue grandi capacità tecniche nella progettazione. Da questo impegno nacque un nuovo tipo di carburatore per il quale ottenne l'omologazione da una delle scuole tecniche più prestigiose di quei tempi, il Regio Politecnico di Milano. Purtroppo Rondoni non aveva la forza necessaria a proteggere e sfruttare la sua invenzione, impegnato in una regione piccola, lontana da quelle tecnologicamente più avanzate. Il suo carburatore, molto innovativo per quei tempi, resta comunque una testimonianza indelebile dell'inventiva e delle sue grandi capacità tecniche. Non bastassero le difficoltà di lavoro, durante il passaggio del fronte la sua officina in via Roma venne fatta saltare in aria dai tedeschi, con l'intervento inequivocabile di una guida locale. Un attentato dovuto sicuramente al suo impegno politico di antifascista militante. Queste notizie sono state tratte dai cenni biografici del diario "La chioccia dei miei pulcini" scritto da Giuseppe Rondoni e pubblicato nel 1987, a cura di Mario Tosti. Il diario è conservato presso L'Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano.

C'è da dire che nella cittadina toscana sono venuti a conoscenza della storia di Giuseppe proprio attraverso il diario ed hanno saputo che Rondoni è stato uno dei primi possessori di patente automobilistica nell'alta valle tiberina (nel lontano 1917, quando le auto nelle nostre zone si contavano sulla punta delle dita). Da qui è nata l'idea di intitolare alla sua memoria un premio rivolto ai possessori delle patenti più antiche e più recenti.

Alla manifestazione, che si è svolta i1 4 giugno scorso e alla quale hanno partecipato un centinaio di concorrenti, sono stati invitati i figli Lucio, Pompeo, Alberto, Ermelinda e Lucia che hanno vissuto questa giornata con gioia e momenti di autentica commozione, soprattutto quando il responsabile dell'organizzazione ha tracciato un ricordo molto bello del padre.

Anche Umbertide Cronache ha voluto quindi ricordare un Umbertidese che si è fatto onore nella vita pubblica e nel lavoro e il cui insegnamento può essere ancora oggi una valida testimonianza per le giovani generazioni.


A cura di Fabio Mariotti – Umbertide Cronache n.2/2000






9/1/24

Giuseppe Rondoni
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