storia e memoria
Preggio
Preggio è posto nella zona nordovest di Umbertide, a 635 m. s.l.m. vicino al confine odierno con il territorio toscano verso Ovest, mentre a Sud rientra appieno tra gli insediamenti del contado perugino di porta Sant’Angelo. E’ un insediamento cosiddetto di poggio, che trova posizione su un rilievo alto-collinare/montuoso grazie al quale diviene fortificato in modo naturale e particolarmente difendibile, ma è anche esempio tipico di una zona ad economia silvo-pastorale, che non poteva permettere l’insediamento sparso.,,
Preggio (Castrum Pregii)
a cura di Giovanna Benni
Preggio è posto nella zona nordovest di Umbertide, a 635 m. s.l.m. vicino al confine odierno con il territorio toscano verso Ovest, mentre a Sud rientra appieno tra gli insediamenti del contado perugino di porta Sant’Angelo. E’ un insediamento cosiddetto di poggio, che trova posizione su un rilievo alto-collinare/montuoso grazie al quale diviene fortificato in modo naturale e particolarmente difendibile, ma è anche esempio tipico di una zona ad economia silvo-pastorale, che non poteva permettere l’insediamento sparso.
Immagine n.1: veduta aerea di Preggio, anni '80. Foto Archivio Storico Comunale di Umbertide (ASCU)
La Struttura visibile
Castrum Pregii, attuale Preggio presenta il nucleo abitato che si sviluppa e si articola all’interno di una cinta muraria che lo chiude dall’esterno ma che, allo stesso tempo, lo rende aperto alle attività economiche e adatto alle funzioni umane che si svolgono all’interno. Rappresenta un insediamento fortificato di alta collina, quasi di montagna per l’altitudine, e si mostra come un castrum con struttura circolare o similmente anulare e schema accentrato. Con questa struttura, tipica anche di altri nuclei castrensi della zona, Preggio riusciva dunque ad accomunare le caratteristiche principali di cui necessitava un ito fortificato: visibilità sull’area circostante, capacità economica propria e possibilità altamente difensive.
Immagine n.2: Preggio 1926. Foto Archivio Storico Comunale di Umbertide (ASCU)
Le caratteristiche principali di Preggio appena evidenziate, permettono di definire un castrum di questa fattura come insediamento di antica fondazione, per lo più Altomedievale, sostanzialmente basato su un regime economico di attività silvo-pastorali supportato però dalla presenza di domini feudali, laici o ecclesiastici.
Foto n. 3: Preggio: stralcio della mappa catastale (Agenzia del territorio di Perugia foglio n. 171)
Preggio posto a confine con i territori toscani del settore sudest, si affacciava sul contado perugino verso sud e rientrava perfettamente nella rete difensiva gravitante attorno a Umbertide, maturò una propria evoluzione funzionale nel momento in cui divenne parte integrante, a tutti gli effetti, del contado di Porta sant’Angelo appartenente a Perugia, assumendo un carattere più spiccatamente difensivo. Si modificò così la funzione economica che già originariamente aveva permesso lo sviluppo del castrum.
L’aspetto difensivo si fece preponderante dalla metà del XIV secolo, quando l’indice demografico tese a discendere sempre più velocemente fino quasi a dimezzarsi rispetto al nucleo originario, perché le attività finanziarie ricevettero una forte flessione. L’insediamento è una chiara testimonianza di insediamento murato che continua la sua esistenza, non tanto grazie alla funzione economica e sociale, ma, essenzialmente, perché è situato in posizione chiave per la difesa del contado perugino. Va sottolineato come Preggio, infatti, vide la propria cinta muraria restringersi a più riprese, in quanto si va gradatamente spopolando nel corso dei secc. XIV e XV.
Un altro elemento importante in un castello di poggio come Preggio è la divisione dell’elemento civile e di quello religioso, che viene definita dal Grohmann «bipolarizzazione degli elementi simbolici», poiché l’elemento religioso veniva posto al di fuori dell’area insediativa che, invece, si formava attorno al castrum fortificato. Al centro di Preggio, superata la cinta muraria, si trova il nucleo abitato e parti di queste abitazioni costituiscono la stessa cortina muraria con integrazioni realizzate tra le costruzioni; tutto il cortile interno del nucleo castrense ha una con vasti spazi liberi all’interno per gli orti e per il bestiame.
Alla sommità del paese rimangono i resti della rocca, mentre la torre cittadina è stata trasformata in campanile. Preggio mantiene molte delle caratteristiche di un borgo medievale, sia per la tipologia abitativa di case costruite in una struttura continua tutt’attorno alle mura, sia per la presenza di vie interne strette che corrono nell’abitato congiungendosi tra loro con percorso semicircolare. Tutta la struttura insediativa del castrum si focalizza attorno al cortile principale posto proprio nel cuore del borgo, richiamando verosimilmente una stratificazione a cerchi concentrici.
La storia conosciuta
Si hanno notizie certe dell’insediamento nell’anno 917, quando Uguccione II del casato dei Bourbon, che possedeva vasti domini in Toscana ottenne il riconoscimento da parte dell’imperatore Berengario I per il dominio sul castello di Preggio e sulle terre circostanti. La tradizione avanza l’ipotesi sulla presenza di Preggio tra le città interessate dalla prima Guerra Punica (217 a. C.), che vide affrontarsi Romani e Cartaginesi anche in territorio perugino, presso il Lago Trasimeno.
Immagine n.4: Preggio: veduta aerea anni ‘30. Foto Archivio Storico Comunale di Umbertide (ASCU)
l diploma del 917 permette, in particolare, di considerare due elementi: prima dell’anno Mille erano già attestate famiglie nobiliari di antica costituzione che gravavano attorno ai territori più settentrionali del contado di Perugia, dove stabilivano un progressivo dominio anche al di là dei limiti territoriali; inoltre mette in evidenza che Preggio in questo periodo era un insediamento già di rilievo economico e politico, così da rientrare nei possessi di un ampio ambito marchionale.
Tuttavia, già nei secoli X e XI Preggio si rivelava coinvolto nei processi di fortificazione dell’insediamento, in anticipo rispetto alle tendenze generali del luogo. Da un breve passo riguardante la vita di San Romualdo (Vita Romualdi), scritta da San Pier Damiani, si evince che già nella prima metà dell’XI secolo Preggio si configurava come castrum. Durante i suoi viaggi di pellegrinaggio, Romualdo nel 1010 si era stabilito per alcuni giorni “non longe a castro Predii “nelle terre appartenenti al marchese di Tuscia, Rainerio che vi possedeva ampi territori.
Confermata nel diploma emesso da Federico Barbarossa nel 1162 insieme alle città sottoposte al proprio dominio, evidenziava l’importanza politica come castrum garante di appoggio strategico per il consolidamento del potere imperiale contrastante con l’emergere di domini locali minori. Inoltre, Preggio non risultava tra le città “comitatine” che alla fine del XII secolo si sottomisero al comune di Perugia. Nel tempo riuscì a mantenere maggior autonomia e indipendenza pur essendo governato e nei suoi diritti e privilegi da parte di Perugia oltre che per i principali aspetti economici.
I contratti stipulati tra abitanti della comunità o con i rappresentanti di enti religiosi riguardanti aree territoriali nei pressi di Preggio, furono numerosi in tutto il XIII secolo e permettono ora di ricostruire un aspetto importante dell’insediamento (principalmente a carattere agricolo), ma lasciano anche evidenziare i caratteri del conflitto nascente tra potere laico dei dominati locali e quello più forte del dominio monastico, entrambi interessati all’autorità da affermare in un determinato territorio.
Un esempio esplicito del contrasto tra le due sfere è proposto dal Tiberini, il quale afferma: «Nel territorio di Preggio una famiglia riceve in enfiteusi da S. Maria di Valdiponte un complesso fondiario e homines presso il priorato di S. Paolo di Reschio (1218). Tali possessi passeranno poi ai figli di Andrea Iacobi, non si sa in quale forma»8. Tuttavia, abbiamo notizia del prosieguo della vicenda. Il castrum era divenuto l’oggetto di una causa redatta come atto notarile stilato a Perugia nell’aprile 1248, che vide opporsi al monastero di Val di Ponte un rappresentante del Comune perugino che rivendicava la proprietà di beni posseduti a Preggio e una villa nei pressi della città, in località denominata San Paolo di Reschio9. L’Abbazia di Santa Maria di Val di Ponte richiedeva ventotto beni (costituiti da terreni ed altre pertinenze) di propria spettanza, che erano stati invece concessi ad altri cittadini. Si legge, infatti, che il notaio per il monastero di Santa Maria di Val di Ponte, contro il rappresentante del Comune di Perugia, e gli eredi di Andrea Iacobi che li possedevano richiedeva i beni e i possedimenti “Pregii et Sancti Poli de Ressclo”.
Dalla prima metà del XIII secolo però, con l’acquisizione da parte del popolo di maggiori diritti e conseguenti poteri, si avviò un’organizzazione legislativa di nuova istituzione che potesse disciplinare i rapporti interni alla signoria rurale, visto che in alcune fonti del periodo riguardanti controversie tra laici ed enti religiosi si trovano riferimenti ai provvedimenti legislativi di questa nuova istituzione.
A questo proposito il Tiberini ricorda che tutte le città, tutti i castelli e ville del contado perugino avevano la possibilità di far valere iurisdictiones [...] in hominibus spetialium personarum e, in riferimento a questo carattere giurisdizionale, afferma che non fu ripreso dalla comunità di Preggio nel 1257 «in una quietanza tra il sindaco di essa e l’abbate di Valdiponte, riguardo diritti che il comune rivendicava sulla chiesa di S. Paolo di Reschio».
Immagine n. 5: Preggio 1911. Foto Archivio Storico Comunale di Umbertide (ASCU)
L’accordo che seguì, sempre nel 1257, l’atto tra monastero e comunità di Preggio prevedeva che quest’ultima lasciasse pienamente i diritti sui beni alla chiesa di San Paolo di Reschio nei confronti della signoria ecclesiastica di Val di Ponte, che così riprese due parti di terreni definiti “manuales” perché sottoposti al controllo diretto del proprietario, a seguito dell’evoluzione subita dal donicatum (o donicato) nel corso del ‘200.
Nel Liber bailitorum del 1258 del Comune di Perugia, Preggio viene indicato come Preçe ai confini nord del territorio in riferimento al contado di porta Sant’Angelo e aveva ricevuto l’imposta di pagamento della tassa del Liber impositionis bladi nel 1260 come “castrum Pregii cum curia sua” per circa 300 corbe, dato da cui si può evincere una cospicua presenza di abitanti che la lista di fuochi del 1282 annoverava nel numero di 422 nuclei familiari.
Da ciò risultava essere il castrum più popoloso dell’intero contado di Perugia grazie ad una forte crescita demografica che contraddistinse Preggio fino alla prima metà del ‘300, ossia prima che sopraggiungessero epidemie e carestie. Impressionante fu il crollo demografico subito dagli abitanti del castrum dal ‘400 in poi.
Anche nella prima metà del ‘200 l’autonomia di Preggio si mostrava come un elemento forte, sentito dalla comunità, di cui anche il Consiglio generale perugino fu cosciente. Lo stesso organismo nel 1260 richiese la partecipazione del castrum, dotato di un proprio apparato militare, alla difesa del capitano del popolo tifernate, Andrea Tiberii Montemelini, insieme ad altri castelli dell’area settentrionale del contado.
Le decisioni del Consiglio speciale generale di Perugia furono dunque sempre più impositive e forti. Anche Preggio nel 1286 accettò la sottomissione a Perugia, ma la situazione riguardante Preggio era più particolare rispetto a quella degli altri insediamenti. Infatti, sia la sua posizione strategica estremamente adatta alla difesa, elemento che divenne preponderante dopo l’inflessione demografica, sia l’aspetto economico e, soprattutto, il consistente elemento rappresentato dal popolamento, spinsero Perugia a focalizzare particolare interesse su Preggio, in qualità di valido supporto nella maglia difensiva dell’area periferica, evitando così la creazione di un pericoloso insediamento avversario in caso di contrastii.
Abbiamo notizia di numerose riparazioni apportate nell’arco del ‘300 alle mura del castrum che, inoltre, furono ristrette progressivamente.. Il primo intervento ricordato è del 1313 quando, per necessità di consolidamento, i priori del Comune di Perugia concessero agli abitanti di Preggio l’esenzione dalle imposte per tre anni al fine di eseguire i lavori quanto più rapidamente.
La presenza della cinta muraria, seppure consolidata a più riprese e già elemento sufficientemente adatto alla difesa del luogo, grazie anche alla posizione data dal rilievo naturale, venne integrata per volere del Comune perugino con la costruzione di una rocca a scopo prevalentemente difensivo nel 1389. Vennero messi a disposizione della comunità 500 fiorini per la sua realizzazione. Sembra anche che questo edificio avesse corridoi sotterranei che lo univano al resto del castrum.
Il motivo principale che portò il Comitato alla costruzione della rocca posta nel punto più elevato dell’intero castrum, fu la precaria situazione politica che coinvolgeva Perugia alle soglie del ‘400 e di conseguenza il contado. Nobili e popolani infatti si scontravano per ottenere la supremazia nel Comune in modo violento, causando morti e prigionieri. Preggio venne assaltato dai popolani, mettendo in pericolo il dominato perugino locale.
Nel frattempo i lavori per la realizzazione della rocca non erano terminati, perciò il Consiglio intervenne stanziando nuovi sussidi e ordinando la conclusione della rocca entro il 1392. In questo periodo si provvide anche alla riparazione delle mura e all’avvio della costruzione di un cassero nel 1393: sempre più numerosi furono gli scontri verificatisi nel castrum alla fine del ‘300, conseguenza dell’arrivo di milizie esterne fra le quali quelle capeggiate dai Michelotti. Esse provocarono danni a Preggio e l’abbandonarono solo dietro il pagamento di denaro, dopo averlo devastato e saccheggiato.
La necessità di dotare il castrum di un cassero (adatto anche alle esigenze residenziali del castellano alle soglie del ‘400) fu sicuramente incentivata dalla precaria situazione politica. Per realizzarlo fu richiesto ancora lo stanziamento di 200 fiorini29 e, principalmente, il Consiglio concesse al castello l’esenzione dal pagamento di tasse, contribuendo così in modo autonomo alla riparazione delle mura. Durante questi lavori però il perimetro dell’area castrale subì un primo restringimento30. Il calo della popolazione fu in questo decennio sostanziale gravato da guerre e carestie, cause principali anche dell’abbandono di certi siti a cui ne vennero preferiti altri posti in pianura.
Gli anni 1427, 1438, 1439 furono i più negativi per le vicende storiche di cui fu protagonista Preggio. Occupazioni, assalti e scorribande in genere colpirono e depredarono il castello causando danni ingenti e imprigionando gli abitanti. Nel 1427 rivoltosi del castrum vennero arrestati e portati a Perugia; i priori deliberarono nel 1438 che venissero ricostruite le mura e consolidate le fortificazioni di tutta la cortina con conseguente stanziamento di denaro. Inoltre, furono condannati altri fuoriusciti che fomentavano la ribellione contro il potere perugino. Nel 1439 Preggio assieme a Bastia Creti e Reschio, fu colpito dall’assedio mosso dai Tifernati intenzionati a rivalersi delle conquiste territoriali subite a proprie spese33.
Il rifacimento della cinta muraria era dunque il processo più ricorrente presente nelle fonti relative alla storia urbana di Preggio del XIV e XV secolo; se ne ha nota ancora una volta nell’anno 1456, poiché la comunità ricevette la concessione di dispensare i tributi per cinque anni provvedendo autonomamente, per contro, alla riparazione della cortina difensiva della cinta.
Immagine n. 6 Preggio: veduta aerea 1947. Foto Archivio Storico Comunale di Umbertide (ASCU).
Tutti questi lavori di rafforzamento e consolidamento della struttura valsero a ben poco quando, nel 1479 , venne l’invasione delle truppe fiorentine sul territorio di confine del contado perugino interessate a conquistare i castra della zona durate la prima fase della guerra di Castro. L’insediamento che fu conquistato, invaso e saccheggiato. Solo con l’aiuto di truppe esterne al contado, Perugia riuscì a tornare in possesso di Preggio.
Il ‘500 propose altri aspri conflitti, mossi soprattutto da ragioni economiche (come lo scontro con il pontefice Papa Paolo III per il prezzo troppo ingente del sale, nel 1540) che condussero mercenari al castrum, causandone ancora la rovina, ma l’intervento del Consiglio perugino riuscì a mettere fine a questi scontri.
L’importanza del dominio di castrum Pregii nel suo territorio di pertinenza venne sancito già nel periodo altomedievale dai beni posseduti in ambito ecclesiastico, di cui restano a testimonianza gli atti giuridici di concessioni, lasciti, ecc. Molto importante fu innanzitutto il priorato di San Paolo di Reschio che aveva una vastissima proprietà costituita da uomini e terre, limitata però nei propri compiti alla sola amministrazione di tali elementi. Non è possibile al momento stabilirne la locazione, ma è probabile che rappresentasse un forte riferimento per la canonica di Preggio, visto che figurava come attore o intermediario in vari atti per conto della chiesa dell’insediamento42.
Al castello di Preggio appartenevano inoltre la chiesa di San Pietro , allibrata nel XIV-XV secolo per cinque libre, e la canonica intitolata alla Santissima Trinità, allibrata invece nello stesso periodo per cinquecento libre.
Concludiamo con una nota riguardante l’indagine toponomastica condotta sul termine Preggio. Termine che richiama l’ambito di un nome «prediale», che riguarda cioè termini locali fondiari e di ambito rurale il cui significato è proprio quello di possesso fondiario e podere: rappresenta la «forma popolare (a fronte del dotto predio, da cui il derivato prediale)»66 derivata dal latino praedium in Preggio, Preio, Pregio.
Fonti:
Giovana Benni, “Incastellamento e signorie rurali nell’Alta valle del Tevere tra Alto e Basso Medioevo. Il territorio di Umbertide (Perugia, Italia)”. Lavoro edito in NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research) Edited by Stefano Del Lungo N. 7, 2006.
Immagini:
Immagini : Foto Archivio Storico Comunale di Umbertide (ASCU) a cura di Fabio Mariotti.
Stralcio della "Tavoletta" Preggio a cura di Giovanna Benni