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IL GRANTURCO

LA COLTIVAZIONE DEL GRANTURCO E LA "SCARTOCCIATURA"


LA COLTIVAZIONE DEL GRANTURCO E LA "SCARTOCCIATURA"


Ancor prima del secondo conflitto mondiale, nel territorio di Montecorona, visti gli alti prezzi dei cereali determinati dagli scarsi raccolti, venne incentivata la coltivazione dei grani in genere, fra cui il mais che godeva di un elevato rapporto seme/prodotto.

Il periodo della semina era aprile: nel campo venivano tracciati dei piccoli "solchi" a distanza di circa 50 centimetri l'uno dall'altro, in cui si ponevano i chicchi di mais, ricoperti poi con un leggero strato di terra.

Le piantine cominciavano a spuntare dopo circa un mese e venivano diradate per lasciare spazio alle più robuste.

Durante l'estate si sfoltivano le piante ormai grandi, eliminandone le foglie inutili; verso la fine di agosto si effettuava il taglio del fiore sbocciato sulla cima; infine verso la fine di ottobre la maturazione era completa e si provvedeva al raccolto.

Tale operazione si effettuava a mano: le pannocchie, ancora inguainate e con il ciuffo secco, erano staccate dai fusti e poste in grosse ceste di vimini ("crini") che, una volta piene, venivano travasate nel carro dei buoi e trasportate nell'aia.

Del mais, un po' come il maiale, non si buttava nulla: la parte del fusto superiore alla spiga veniva tagliata prima della raccolta ed usata per l'alimentazione del bestiame; la parte basale era utilizzata per accendere il forno ed il camino; le brattee servivano per imbottire i materassi, per realizzare borse e cestini (quelle interne, più sottili, venivano spesso utilizzate dai fumatori per arrotolare il trinciato da sigarette).

Una volta portato il raccolto di granoturco nell'aia, il contadino provvedeva ad invitare per la "festa della scartocciatura" le famiglie vicine comunicandone loro il giorno.

L'operazione consisteva nel rimuovere il cartoccio che avvolge la pannocchia, ossia il ciuffo rosso ed una parte delle brattee, (di queste se ne lasciavano solo tre o quattro che servivano per appendere le pannocchie alle travi del soffitto).

La scartocciatura incominciava ad inizio sera e si prolungava oltre la mezzanotte, il tutto alla luce di qualche "citilena": era una "festa", un momento di allegria generale cui partecipava tutta la famiglia con gruppi di amici e di contadini del comprensorio.

La serata trascorreva veloce in maniera spensierata: si raccontavano barzellette, si cantavano canzoni, si facevano scherzi di vario genere. Ci si disponeva in vari gruppi in base alle preferenze di ciascuno. Mentre i più piccoli ascoltavano affascinati le storie raccontate dagli anziani, i giovanotti, approfittando del buio e delle distrazioni dei genitori, si mettevano a parlare con le ragazze, scambiandosi frasi ed occhiate di simpatia: in questo modo ed in questi frangenti spesso sbocciavano forti interessamenti, grandi amori con conseguenti fidanzamenti.

Verso mezzanotte, a lavoro finito, le ragazze s'improvvisavano cameriere e servivano agli intervenuti qualche pietanza e del vino. Per tutto il periodo del raccolto del granoturco, la sera si andava di aia in aia per ricambiare l'aiuto agli altri coltivatori e la "festa" si rinnovava.

Le pannocchie scartocciate venivano appese a mazzi sotto le tettoie perché la pioggia non le bagnasse; il lavoro della legatura era di pertinenza dei più anziani, poiché necessitava di particolare perizia, sia per l'aspetto esteriore piacevole che doveva presentare il mazzo appeso, sia per una questione di allineamento di tutti i cartocci all'esposizione solare.

Durante le serate d'inverno, le pannocchie erano staccate dal soffitto e sgranate davanti al camino; i "torsoli" non venivano buttati via, ma bruciati per riscaldare l'ambiente.

I chicchi di granoturco, riposti in sacchi di iuta, venivano di seguito portati al mulino per essere macinati. Con la farina si faceva la polenta e la "torta mischia": quest'ultima si accompagnava bene con la carne di maiale e "l'erba campagnola".


di Giuliano Sabbiniani


(Dal suo libro “Montecorona – la Tenuta e la sua gente” – gruppoeditorialelocale, Digital Editor srl, Umbertide - 2021)

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