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LE SCUOLE

LE SCUOLE DI MONTECORONA

Di Giuliano Sabbiniani



Per i vecchi montecoronesi la scolarizzazione era alquanto bassa; fino alla seconda guerra mondiale si frequentava la prima elementare e, quando andava bene, si arrivava alla terza. I giovani scolari si dividevano fra la scuola ed il "parare" le bestie.


Verso gli anni Cinquanta, per combattere l'analfabetismo, vennero istituiti dei corsi serali, frequentati soprattutto da adulti; la frequenza scolastica elementare di cinque anni era obbligatoria, ma spesso veniva vanificata perché non c'erano sanzioni contro gli inadempienti ed i ragazzi la frequentavano solo quando non avevano incombenze lavorative.

Gli strumenti dello scolaro, oltre al libro di lettura ed al sussidiario - quest'ultimo veniva utilizzato dalla classe terza in poi -, erano la scatolina di legno, che serviva da astuccio e che conteneva la matita, la gomma, la cannuccia col pennino da intingere nell'inchiostro del calamaio, il solito quaderno con la copertina nera, il bordo rosso e foglietti di carta assorbente per asciugare le parole scritte.


Il primo anno si facevano le "aste", poi si studiavano le vocali, le consonanti ed i numeri. Negli altri anni c'erano le esercitazioni di bella scrittura, i dettati, i problemi, i temi e le attività manuali e pratiche. Il sussidiario raccoglieva elementi di grammatica, aritmetica, geografia e storia e veniva passato ai fratelli più piccoli.

D'inverno gli alunni portavano in aula un po' di legna per la stufa perché quella che mandava il Comune, non bastava mai.


Gli insegnanti impartivano le lezioni a tre o più classi contemporaneamente, in un'unica stanza; erano severi e frequenti le punizioni corporali: la canna serviva alla maestra per spiegare la lezione, ma anche per accarezzare le dita di qualcuno che chiacchierava o si addormentava; la punizione peggiore era quella di essere mandato dietro la lavagna in ginocchio sul granoturco. Lo scolaro punito non s'azzardava mai a lagnarsi con i genitori perché, altrimenti a casa, avrebbe ricevuto una punizione ancor più pesante.


Nel territorio della Tenuta erano presenti, alla fine degli anni Cinquanta, ben sei scuole elementari: quella della Badia, di Colle, di Santa Giuliana, di Pian d'Assino, di Poggiomanente e di Monte Acuto.

La scuola della Badia era stata costruita all'inizio del secolo passato; era frequentata da tutti i ragazzi che abitavano all'interno della fattoria, nel territorio di pianura a destra della Badia, nelle colline sotto monte Acuto e Castiglione dell'Abate. È rimasta aperta fino alla fine degli anni Sessanta.

La scuola di Colle, per un secolo circa, fu ubicata in un casolare che si trova prima della chiesa della "Madonna della piazza"; era un unico salone molto luminoso e panoramico, con dei banchi di legno dal piano inclinato, il quale si apriva verso l'alto per poterci riporre i libri. L'aula veniva riscaldata da una stufa di terracotta, ma faceva sempre freddo. Venne trasferita poi nella nuova sede, costruita alla fine degli anni Sessanta, vicino alla strada che porta all'Eremo. Dopo qualche anno, la scuola venne chiusa definitivamente per mancanza di alunni e l'edificio venduto all'asta dal Comune.


Frequentavano questa scuola i ragazzi che abitavano a Colle, quelli della zona di pianura a sinistra della Badia e delle colline, che andavano dalla sinistra di Colle fino al castello di Sportacciano.

Ricordo che i ragazzi provenienti da Sportacciano dovevano portare le scarpe di ricambio, in quanto dovevano attraversare a piedi ben due fossi e, specialmente d'inverno, le scarpe si bagnavano.

Malgrado questi inconvenienti, i ragazzi frequentavano diligentemente la scuola; alcuni sono riusciti a laurearsi e ora ricoprono mansioni lavorative di rilievo.

Ho frequentato questa scuola fino alla quarta elementare. Mi vengono spesso in mente con tanta nostalgia la grande aula scolastica, la mia maestra di prima elementare, la signorina Vergari Bernardina, dallo sguardo materno e dal dolce sorriso, che con pazienza e bontà guidava la mia manina, ancora incerta, alla conquista gioiosa delle lettere dell'alfabeto.


Ricordo con affetto e nostalgia i vecchi compagni di classe: se chiudo gli occhi li rivedo uno per uno.

Erano i tempi in cui si imparavano le poesie a memoria, così come le tabelline, le province d'Italia, le capitali degli stati e gli affluenti di destra e di sinistra del Po e si facevano le gare di letture.

Gli insegnanti erano altruisti e generosi, severi e allo stesso tempo affabili: erano dei maestri di vita.

La scuola di Santa Giuliana, ubicata dentro il castello, ha funzionato fino alla fine degli anni Sessanta; era frequentata dai ragazzi dell'ampia zona di Santa Giuliana fino a Valenzino e da quelli che abitavano all'interno dell'Eremo di Montecorona.


La scuola di Pian d'Assino, costruita nei primi anni del secolo passato, era ubicata vicino l'abitato. Era frequentata dai ragazzi che abitavano al di là della sponda destra del Tevere, cioè Pian d'Assino, Serra Partucci, Citerna e Colle del Sole. Per andare a scuola alcuni bambini dovevano attraversare il torrente Assino, passando su una passerella fatta di tronchi d'albero, senza alcuna protezione.


La sede della scuola elementare è stata trasformata, da circa venti anni, in un circolo ricreativo.

La scuola di Poggiomanente si trovava all'interno del castello omonimo, dove c'erano anche delle abitazioni, alcune delle quali in pessime condizioni; era frequentata dai ragazzi che abitavano nella collina che da Barattino va fino al castello di San Paterniano. Essa è rimasta in funzione sino alla fine degli anni Cinquanta.


Dopo la chiusura, i pochi ragazzi rimasti nel luogo frequentarono le lezioni nella scuola di Pian d'Assino e Pierantonio.

La scuola di Monte Acuto era ubicata nei pressi del dismesso cimitero locale. L'unica aula si trovava all'interno del grande casolare "Ferranti". Frequentavano questa scuola i ragazzi che abitavano nell'ampia zona di Monte Acuto e di Polgeto. Venne chiusa definitivamente a metà degli anni Sessanta.


I maestri di queste scuole di campagna provenivano dai paesi vicini come Umbertide, Gubbio o Città di Castello; pochi possedevano i mezzi di locomozione per recarsi a scuola, perciò dovevano raggiungere questi luoghi con il treno o la corriera e poi proseguire a piedi.


D'inverno, viste le condizioni impervie del tempo, erano costretti qualche volta a dimorare presso famiglie del luogo; solo nella scuola della Badia era prevista l'abitazione per la maestra.

Gli insegnanti ogni tanto organizzavano delle gite scolastiche, raggruppando gli alunni di varie scuole del posto; avevano la durata di un giorno e le mete turistiche da raggiungere erano vicinissime.


Molti di noi ragazzi, prima di questi viaggi, non eravamo mai usciti di casa, perciò esse risultavano molto eccitanti ed interessanti. Alcuni episodi sono ancora impressi nella memoria, come l'aver visto per la prima volta il mare. Le gite erano per noi motivo di grande felicità; ci si preparava almeno un mese prima e, arrivato il giorno, con il nostro pranzo al sacco, ci avviavamo festosi per assaporare questo momento di piacere.


Alcuni maestri hanno insegnato presso queste scuole per molti anni consecutivi ed erano diventati dei punti di riferimento per gli abitanti del posto: molti giovani ed anziani andavano a chiedere informazioni o consigli a loro, in quanto persone istruite.


Voglio ricordare alcuni di questi insegnanti che hanno lasciato un ricordo indelebile fra la popolazione di Montecorona: Prisca Montanucci in Varalda, Adriana Rondoni in Silvestrelli, Bernardina Vergari in Caldari, Luigi Barbagianni, Luciana Sonaglia in Conti, Ornella Duranti, Lorenzina Caseti in Barbagianni.


(Dal suo libro “Montecorona – la Tenuta e la sua gente” – gruppoeditorialelocale, Digital Editor srl, Umbertide - 2021)


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