top of page

La Fratta di Blaeu del 1664

La Fratta di Blaeu del 1664

La Fratta nell’Atlas Major di Joan Blaeu

(a cura di Francesco Deplanu - 1/10/2023)


Rispetto al secolo precedente, durante il XVII sec. non si pone più l’attenzione negli Atlanti all’utilità della conoscenza cartografica. Non è questo che muove i grandi editori del secolo, ma prevalgono le attenzioni rivolte a realizzare un prodotto di valore per una clientela ricca e nobiliare.  Non abbiamo di conseguenza mappe direttamente significative per approfondire la storia di Fratta, una storia prettamente locale, ma è la stessa rappresentazione di Fratta in mappe all'interno di opere dal grande formato e costo che ci appare significativa.


Particolare della mappa di Joan Bleau per l’Atlas Maior, dall’Università di Utrecht , TERRITORIO | PERVGINO misure 50 × 38 cm realizzata e pubblicata tra 1664 e il 1665,

https://uu.oldmapsonline.org/maps/891e40a6-798c-4f5b-a835-ae026b984e1d/

visibile anche in

Joan Bleau, Atlas Major, Volume 7- Italia e Grecia - 1664-65, consultabile online dal sito dedicato dell’Università di Utrecth (a pagina 181 “territorio perugino” in scala di miglia italiane):

https://objects.library.uu.nl/reader/index.php?obj=1874-253326&lan=en#page//16/73/24/167324290886835885764023636183345139906.jpg/mode/1up


È il caso della mappa del 1664-65 circa realizzata da Joan Blaeu (1571-1638)  per uno dei più importanti e bei atlanti del secolo, il “Theatrum Orbis Terrarum”, conosciuto come “Atlas Maior”. Qui, nella carta che rappresenta anche il "contado perugino", è ben visibile la nostra “Fratta”. Le mappe dell’”Atlas Maior” erano realizzata tramite incisione su lastra  di rame che poi veniva stampata. L’opera di Bleau fu il libro più costoso che si potesse acquistare nel tardo XVII secolo. Composto da 9 o 12 volumi, a seconda delle “lingue” nel quale veniva tradotto, dal latino all'olandese, all'inglese, al tedesco, al francese e allo spagnolo con oltre 3.000 pagine di testo e circa 600 mappe, fu una grandiosa attività di cartografia e stampa tipografica. Si pensa che oltre agli incisori su rame, oltre 80 uomini dovessero essere impiegati a tempo pieno nella tipografia Blaeu a Bloemgracht con almeno 15 macchine da stampa. Questo progetto rispecchiò l'emergere dell'idea dell'atlante e la sua crescente popolarità in Europa. Prodotto cartografico in auge per via delle nuove scoperte geografiche e per il conseguente crescente interesse del pubblico europeo per il resto del mondo. Aspetto connesso con il ruolo commerciale in ascesa dei Paesi Bassi e di Amsterdam che divennero i più importanti centri di stampa e produzione di mappe. Si consideri inoltre che lo stesso Joan Blaeu divenne capo cartografo della Compagnia olandese delle Indie orientali (VOC) dal 1638 e dal 1651 con le conseguenti esclusive di produzione che tale carica comportava.


L"’Atlas Major" era infatti una gigantesca produzione non più rivolta ad ampliare le conoscenze geografiche ma un vero e proprio prodotto commerciale, come detto, per un’Elité economico-politica che voleva godere dei risultati raggiunti dalla scienza geografica. Un atlante Major in latino colorato a mano costava 430 fiorini,100 fiorini in più di uno non colorato; l’edizione in francese costava circa 450 fiorini, che corrispondono a circa 30.000 € di oggi (fonte: Jerry Brotton, “Le dodici carte che hanno cambiato il mondo”, 2015, p. 309). Per semplificare meglio la situazione dell’evoluzione della cartografia basti ricordare che nel suo testo “Le dodici carte che hanno cambiato il mondo” Jerry Brotton, chiama il suo capitolo 8, ”DENARO”; con il sottotitolo  “l’Atlas Major di Joan Blaeu, 1662”, ovvero l'opera che stiamo analizzando (Jerry Brotton, 2015, p. 283).


Particolare della mappa di Joan Bleau per l’Atlas Maior, dall’Università di Utrecht , TERRITORIO | PERVGINO misure 50 × 38 cm realizzata e pubblicata tra 1664 e il 1665,

https://uu.oldmapsonline.org/maps/891e40a6-798c-4f5b-a835-ae026b984e1d/

visibile anche in

Joan Bleau, Atlas Major, Volume 7- Italia e Grecia - 1664-65, consultabile online dal sito dedicato dell’Università di Utrecth (a pagina 181 “territorio perugino” in scala di miglia italiane):

https://objects.library.uu.nl/reader/index.php?obj=1874-253326&lan=en#page//16/73/24/167324290886835885764023636183345139906.jpg/mode/1up



Ma per quale motivo “Fratta” viene inserita in questo progetto cartografico ?


Sicuramente questo enorme lavoro necessitava di informazioni e basi cartografiche che non potevano essere frutto di diretta acquisizione o ricerca da parte dei Blaeu. Per quanto riguarda infatti le  informazioni cartografiche al contado perugino (e sicuramente al centro-nord della penisola italiana) le informazioni necessarie sono, difatti, desunte dal grande lavoro cartografico di fine 1500 Giovanni Antonio Magini del quale abbiamo parlato in precedenza nella nostra “Fratta di carta”. Si spiega così la presenza nella mappa dove appare Fratta di una precisione descrittiva non richiesta, sicuramente precedente ai “bisogni” che cercava di soddisfare Bleau; una precisione ancora legata ad un bisogno di conoscenza anche amministrativa-militare.


Nelle carte del Magini, ad onor del vero, Fratta è rappresentata in una maniera standardizzata, con una simbologia simile a quella che possiamo vedere in quasi tutti i castelli e luoghi fortificati o piccole città della sua "L'italia". Invece dobbiamo mettere in evidenza che quando, nell’Atlante Maior di Bleau, viene presentata “Fratta" la mappa si arricchisce di particolari non presenti nelle indicazioni precedenti, come la fortificazione muraria di Fratta che nel Magnini era assente. Questo, ad esempio, rispetto ale carte di Magini fa sì che si noti la differenza oggettiva per dimensioni e fortificazione che esisteva, ad esempio, tra “Monte Alto” e “Fratta”, inesistente nella rappresentazione di Magini. Resta ben in evidenza invece l’essenziale rappresentazione del ponte sul Tevere, aspetto che abbiamo già ricordato rispecchia il notevole ruolo di questa via di comunicazione della zona, posta vicino alla “confluenza” delle valli laterali della pianura del  Tevere che aprivano collegamenti verso Gubbio e verso il lago Trasimeno e la Toscana. Particolari che ci fanno protendere per supporre l'esistenza di una pluralità di fonti minori con le quali il lavoro di Magini era stato emendato ed integrato dal Blaeu.

Dal punto di vista amministrativo “Fratta" sembra effettivamente un “cuneo” tra Stato di Urbino, Territorio di Città di Castello e Toscana : a destra del Tevere nella valle del Niccone, il confine con il Granducato di Toscana si fa aperto, quasi immateriale… se non fosse che anche oggi è ricordato da microtoponimi che emergono improvvisamente nel territorio come “La Dogana”; toponimo che sappiamo si ritroverà presente nel tempo in pochi chilometri. Esigenza di controllo dei confini che finirà di esistere amministrativamente solo con l’annessione al Regno d’Italia del 1861. Sappiamo comunque che l’uso di questi Atlanti da parte di chi li acquistava a volte andava al di là dell’intento economico principale di Blaeu, , come spiegheremo prossimamente analizzando una mappa di Blaeu conservata dall’Università di Glasgow: chi ne entrava in possesso era anche mosso da motivi militari e politico-amministrativi.


Particolare della mappa di Joan Bleau per l’Atlas Maior, dall’Università di Utrecht , TERRITORIO | PERVGINO misure 50 × 38 cm realizzata e pubblicata tra 1664 e il 1665. Evidenziata la "Fratta" con la tecnica della "lente di ingrandimento".


Per concludere precisiamo che questo gigantesco progetto cartografico, che riporta anche il nostro territorio, era il frutto dell’espansione del Voc (di cui i Bleau erano diventati i cartografi dal 1633), un ruolo collegato anche ad una una influenza politica avuta fino a quel momento, che terminò con l’ascesa del partito orangista ad Amsterdam nel 1672,  in concomitanza anche con il grande incendio  che distrusse la stamperia e fuse le grandi lastre di rame (Jerry Brotton, 2015, p. 314) . Figlio della potenza economica del sistema olandese così pervasivo nell’economia mondiale che oramai non era necessitante di carte a scopo conoscitivo o militare-economico. Come scrisse lo stesso Bleau a Luigi XIV  in una postilla di accompagnamento all’opera che gli aveva donato: “Le carte geografiche ci mettono in grado di contemplare a casa nostra e davanti ai nostri  stessi occhi cose remotissime”(Jerry Brotton, 2015, p. 313). Il verbo “contemplare” rappresenta bene lo scopo di queste rappresentazioni slegate oramai da interessi sul territorio veri e propri (Jerry Brotton, 2015, p. 313)


Non si pensi che sia un “errore” però la presenza di Fratta rispetto alla sua comunque relativa “importanza”. Ci sentiamo di sostenere questo  perché quando, dopo l’Atlas, Joan Bleau diede vita ad un nuovo progetto incentrato sulle città di Italia, “Theatrum civitatum et admirandorum Italiæ”, sebbene non compaia nemmeno Perugia, nella mappa iniziale dell’intera Italia dedicata al Duca di Borgogna, ecco che appare di nuovo “Fratta”.


Joan Bleau, particolare de "L'Italie" in  “Theatrum civitatum et admirandorum Italiæ “1574, consultabile online dal sito dedicato dell’Università di Utrecth  https://www.uu.nl/en/special-collections/collections/maps-and-atlases/town-plans/italian-town-atlases-by-blaeu


Lo si può direttamente vedere nel sito dedicato a Bleau dell’Università di Utrech, qua si può infatti leggere n:  “At the same time, he (Bleau n.d.r.) planned the publication of a second mega atlas which would be a multi-volume atlas of the cities and monuments of Italy, entitled the Theatrum civitatum et admirandorum Italiæ. In this, he took advantage of the trend of the Grand Tour, the study and knowledge journeys undertaken – usually to Italy – by the young elite.”. Nella mappa al centro della penisola italiana, si nota una specie di “quadrilatero” con Perugia, “Gubio”, Cortona e Città di Castello, e interno troviamo  lungo il Tevere… “Fratta”.


Joan Bleau: "L'Italie" in  “Theatrum civitatum et admirandorum Italiæ “1574, consultabile online dal sito dedicato dell’Università di Utrecth  https://www.uu.nl/en/special-collections/collections/maps-and-atlases/town-plans/italian-town-atlases-by-blaeu


Nel secolo precedente ci piace ricordare, invece, si erano realizzate opere significative per la nostra storia locale: la mappa del Piccolpasso del 1565, con la rappresentazione completa a “piccola scala” della “Fratta perugina”; quella della Diocesi di Gubbio disegnata da don Ubaldo Giorgi nel 1573 , dove abbiamo una specie di pittogramma con le indicazioni delle “anime” viventi in quel periodo nella parrocchie e quindi nelle città e nei castelli vicini; infine la mappa del 1584 di Ignazio Danti, dove si può vedere la posizione a scala più grande di Fratta e dei castelli del perugino per intero.




Fonti:


  • Jerry Brotton, “La storia del mondo in 12 mappe”, Feltrinelli 2015






- Joan Bleau, Atlas Major, Volume 7- Italia e Grecia - 1664-65, consultabile online dal sito dedicato dell’Università di Utrecth (a pagina 181 “territorio perugino” in scala di miglia italiane):




(a cura di Francesco Deplanu - 1/10/2023)

Aiutaci a ricordare !

Project Gallery

bottom of page