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La Fratta di Ignazio Danti

La Fratta di Ignazio Danti del 1577

Fratta nelle carte di Ignazio Danti


Tra il 1577 e il 1580 circa, Egnazio Danti, scienziato, astronomo, matematico e geografo, realizzò due carte corografiche, con notizie geografiche ed informative, del territorio perugino dove possiamo individuare la rappresentazione di Fratta con le sue chiese e il suo ponte sul Tevere. Indicazioni che soprattutto diventeranno il punto di riferimento per i lavori successivi, sebbene criticate per la loro imprecisione “scientifica” da Magini nonostante le utilizzò, e perché furono riportate sul primo progetto di un Atlante di Ortelio. Prima di lui si ha una rappresentazione del nostro territorio fatta da Giacomo Gastaldi del 1561, dove la dicitura della città però è “Frata”. Carta che in parte, probabilmente, ha comunque fatto da primo riferimento per quelle del Danti. Ecco qua sotto un particolare della mappa del Gastaldi: molto schematica nella sua rappresentazione, con la sola “Civitella” visibile tra Perugia e Città di Castello, oltre alla nostra città.


Legenda e particolare della "Il disegno della geografia moderna di tutta la provincia de la Italia", Mappa di Giacomo Gastaldi del 1561


Egnazio (d’ora in poi “Ignazio”) Danti nacque il 7 marzo 1555. Alla nascita si chiamava Carlo Pellegrino ma con l’entrata nel clero modificò il nome; proveniva dalla famiglia dei Rinaldi, o Ranaldi, e come molti dei componenti della sua famiglia usò il soprannome “Danti”, dato a loro per l’eccellenza nelle scienze ed arti. Eccellenza che il nonno Pier Vincenzo, il padre Giulio, la zia Teodora, oltre al fratello si meritarono. Seguendo il fratello Vincenzo fu chiamato alla corte di Toscana dal mecenate Cosimo I dei Medici. Duca interessato tra l’altro all’astronomia, alla geografia e alla conoscenze dei mondi nuovi scoperti.  Scrive lo storico Massimo Marcolin (testo riportato nelle fonti) a proposito dell’importanza data alla conoscenza geografica nella corte medicea: “Il nuovo Stato toscano che si realizza la metà del '500 con la conquista l’annessione della Repubblica di Siena e la riorganizzazione amministrativa ed economica del territorio attribuisce un vero e proprio ruolo strategico alla geografia. Non solo le strutture difensive dello Stato e le torri di avvistamento sulle coste per la minaccia di dei turchi ma si impone con Cosimo primo la necessità di rappresentare con precisione il nuovo territorio, in particolare zone di confine spesso poco definite consolidate e all’origine di contese con la Liguria lo Stato di Milano con piccoli Stati feudali della Lunigiana e anche verso la Romagna.” Per questo il giovane Ignazio, domenicano, venne chiamato a lavorare come cartografo di corte viste le sue abilità matematiche, prima applicate all’astronomia e poi alla geografia.


Nella “Sala delle Carte Geografiche in Palazzo Vecchio” il giovane Ignazio, realizzò molte carte geografiche del mondo e, soprattutto, definì la sua modalità di rappresentazione dei soggetti che trasportò anche nella rappresentazione del territorio di nostro interesse nei decenni successivi, quando fu costretto dal figlio di Cosimo, Francesco, a spostarsi a Bologna. I lunghi anni però, passati con Cosimo, che frequentemente discuteva con lui di modalità e scopi delle rappresentazioni geografiche, faranno sì che Ignazio fece propri e trasferì i vasti interessi del Duca nel suo lavoro: intento corografico visibile soprattutto nei “cartigli” delle mappe. In questi “cartigli”, che Danti dipingeva solitamente negli angoli delle Carte vengono inserite le informazioni descrittive, con notizie sintetiche relative a curiosità od aspetti antropici, nel rispetto e per affinità al gusto del Duca Cosimo. Questo avvenne anche nelle rappresentazioni cartografiche del perugino. Infatti, sempre Massimo Marcolini, riporta che proprio a proposito della realizzazione della pianta del territorio perugino del 1577 di nostro interesse, risulta da una lettera che Danti scrisse a Don Vincenzo Borghini dove affermava: "nel levare detta pianta tenni un modo che già imparai dalla felicissima memoria del duca Cosimo”.


Alla corte di Toscana l’opera di Ignazio Danti proseguì anche dopo la morte di Cosimo con il figlio Francesco ma con un interesse differente e un rapporto personale tra i due ben diverso rispetto a quello istaurato da Danti con il padre. Tanto che, forse per il rischio di un’accusa basata su delle lezioni che Danti tenne in pubblico relativamente all’interpretazione degli eventi astronomici rispetto al Calendario Giuliano (che venne sostituito con il Gregoriano solo il 4 ottobre 1582 con un salto di 10 giorni) Francesco I fece allontanare il monaco domenicano da Firenze. Tali argomenti sostenuti da Danti, ovvero l'ineguatezza del calendario Giuliano rispetto agli eventi astronomici, erano ritenuti validi dei uomini di scienza ma ancora non erano completamente accettati dalla chiesa. Per questo motivo, sempre secondo Marcolini, finì per essere allontanato dalla corte nel 1575, quando in sole 24 ore gli venne ordinato di spostarsi a Bologna. Sebbene l’ordine di trasferimento venne dall’interno del suo ordine domenicano, sappiamo in realtà da alcune epistole tra il Duca e i superiori di Ignazio, che tale spostamento era stato richiesto dallo stesso granduca di Toscana.


L’essere stato allontanato da Firenze e spostato a Bologna aprì però nuove possibilità a Ignazio che mostrò così una nuova grande abilità, come riporta il suo primo e più accurato biografo, Iodico del Badia nel 1881, ovvero “dell’abilità grande che ebbe nel levare le piante”:  il termine “levare” indica realizzare carte corografiche. Di questa abilità sono restate la carte del 1577  del contado Perugino e quella del biennio successivo dello Stato Pontificio dove compare la nostra “Fratta”.



Particolare della "“DESCRITTIONE DEL TERRITORIO DI PERVGIA AVGVSTA ET DEI LUOGHI CIRCONVICINI DEL P M EGNATIO DANTI DA PERUGIA MATEMATICO DELLO STUDIO DI BOLOG.A”", 1577. da Source gallica.bnf.fr - Bibliothèque nationale de France (BNF).


Per quanto riguarda le rappresentazioni del territorio di Perugia troviamo che Danti nel volgere di breve tempo ne “levò” ben due, disegnate e poi incise sul rame per la stampa: la prima nel 1577 quando chiamato da monsignor Ghislieri e dai signori di Perugia, realizzò una “Coreografia del contado perugino” denominata “DESCRITTIONE DEL TERRITORIO DI PERVGIA AVGVSTA ET DEI LUOGHI CIRCONVICINI DEL P M EGNATIO DANTI DA PERUGIA MATEMATICO DELLO STUDIO DI BOLOG.A”. Come viene citato da Iodoco del Badia nel suo testo (a pagina 21 con la precisazione della nota numero 1) “questo disegno descrizione con tutti i castelli, rocche, punti principali sopra il Tevere ec.., fu stampato in rame pubblicato a Roma all’anno 1580 da Mario Carracci, ed è raro.”  Fortunatamente la Carta è giunta fino a noi ed è conservata, digitalizzata e qua sotto riportata, presso la Bibliothèque nationale de France (BNF).

L’immagine qua sotto è la parta della Carta, stretta tra “Lo stato di Urbino” ed il “Contado di Città di Castello”, dove si vede Fratta ed i suoi dintorni.


Successivamente, nel 1578, il governatore generale di Santa Chiesa, Jacopo Boncompagni, gli chiese di realizzare simili mappe per tutto lo Stato della Chiesa e; sempre Iodoco del Badia nel suo testo a pagina 22, ci fa presente che questa realizzazione era più impegnativa per il contado bolognese di quella precedente. Infatti Danti contava “di impiegarvi 60 giornate ( contro le 28 del lavoro precedente n.d.r.) di annotare di segnare ogni minima cosa, senza fidarsi dell’altrui relazioni”; utilizzando, aggiungiamo noi, le sue misurazioni personali delle distanze ricavate utilizzando ilradio latino”. In questo periodo, quindi, tra il 1568  ed il 1580 realizzò le mappe “di tutta la Romagna, di una parte dell’Umbria del Lazio e della Sabina come gli stesso dichiara nel trattato del radio“ (p.23 del testo di Iodoco del Badia). A proposito di questo Del Badia ci ricorda anche che “Abramo Ortelio nella sua grande opera “Teatro Orbis Terrarium”, edizione da Anversa del 1601, inserì le carte dei territori di Perugia ed Orvieto fatte dal Danti: quest’ultimo aveva pubblicato il Roma nel 1583.”.


La seconda immagine che analizzeremo perciò è quella di Fratta arrivata fino a noi grazie al suo inserimento nell’Atlante dell’Ortelio (Ortelius), che utilizzò le rappresentazioni di Danti relative di Perugia ed Orvieto; si tratta della stessa Carta che ha digitalizzato e conserva (ed è resa anche essa navigabile online a partire dalle “fonti” riportate sotto) la Texas University negli Stati Uniti. Carta che analizzeremo comunque in questo articolo per la relazione tra la famiglia Danti con Fratta ma che riprenderemo più approfonditamente nella sezione dedicata all’Ortelio del nostro sito.


Particolare da “Perusini agri; exactissima novissimaque descriptio: auctore Egnatio Dante” di Ignazio Danti (stampa 1584) . Source da Texas University.



DESCRITTIONE DEL TERRITORIO DI PERVGIA AVGVSTA ET DEI LUOGHI CIRCONVICINI


Per quanto concerne dunque la prima carta Corografica del 1577, che per brevità chiameremo “Coreografia del contado perugino”, meno nota rispetto alla seconda,  bisogna ricordare che Danti la rappresenta subendo l’influsso di Cosimo I dei Medici, come già messo in evidenza precedentemente. In effetti in questa carta corografica, oltre agli aspetti puramente geografici vengono inseriti da Danti delle indicazioni non geografiche sulle caratteristiche dei vari luoghi, e come era giunto a definire a Firenze, con altre indicazioni descrittive riportate nei “cartigli”, elementi disegnati nella carta stessa.



Particolare della "“DESCRITTIONE DEL TERRITORIO DI PERVGIA AVGVSTA ET DEI LUOGHI CIRCONVICINI DEL P M EGNATIO DANTI DA PERUGIA MATEMATICO DELLO STUDIO DI BOLOG.A”", 1577. da Source gallica.bnf.fr - Bibliothèque nationale de France (BNF).


Per quanto riguarda le caratteristiche dei luoghi riportati, ovvero per capire la scelta di Ignazio Danti di farne una carta corografica,  salta agli occhi  la rappresentazione di “Passignano”. Qui la città è, disegnata, poi incisa e stampata, con le sue barche caratteristiche per la pesca nel lago e i “Tori” calati sul fondo per la pesca.  Elemento che chiaramente non avrebbe dovuto essere riportata in una carta geografica che si sarebbe dovuta occupare solo di elementi fisici. Ermanno Gambini, nel 2013 in “Le grandi imbarcazioni tradizionali in uso al Lago di Perugia nella pesca dei tori tra Quattro e Cinquecento” aveva messo in evidenza questa descrizione della pesca, tramite “tori”, presente nella carta. A proposito della pesca con i "tori" scrive: “Grandi mucchi di fascine di quercia e rovere, di forma simile ad una piramide, venivano accatastati sul fondo del lago, a poche centinaia di metri dalle rive, per attrarre in inverno i pesci: erano chiamati tori. Questo nome deriva dalla voce latina torus, -i: in origine significava ‘protuberanza, rigonfiamento’, nel Medioevo assunse il significato di ‘collicello, piccolo rilievo’, in questo caso subacqueo.


Particolare di Passignano con i "tori" nell'acqua della "“DESCRITTIONE DEL TERRITORIO DI PERVGIA AVGVSTA ET DEI LUOGHI CIRCONVICINI DEL P M EGNATIO DANTI DA PERUGIA MATEMATICO DELLO STUDIO DI BOLOG.A”", 1577. da Source gallica.bnf.fr - Bibliothèque nationale de France (BNF).


In estate, soprattutto tra luglio ed agosto, questi fasci, dopo essere stati appesantiti affogandoli nell’acqua bassa lungo il litorale, venivano caricati su dei barconi a fondo piatto lunghi 11 m e larghi sino a 3,50”. Danti si prese la briga di disegnarli riportando con una certa accuratezza perfino la tipologia di barca utilizzata per la pesca, necessaria in un lago di poca profondità come il Trasimeno, con fondo piatto e punta rialzata.


Questa attenzione ad elementi antropici è chiaramente presente anche per “la Fratta”: qui si ha per prima cosa la rappresentazione della Chiesa della Collegiata, ancora non conclusa nella sua copertura, ma che appare quasi terminata rispetto a quella rappresentata nella carta del Piccolpasso del 1565; chiesa che non appare inoltre visibile con la stessa chiarezza, perché confusa nel chiaroscuro, nella mappa successiva del 1580 circa. Inoltre, oltre a riportare “S.M.” ovvero l’esistenza della chiesa di Santa Maria poco sopra la città, si preoccupa di riportare la rappresentazione della Badia di Montecorona (“Badia”), con la  “mitra vescovile”  per indicarne la caratteristica religiosa, come per tutte le altre 12 ABBAZIE riportate nella carta, e l’Eremo di Monte Corona. Eremo che ci sembra venga rappresentato ben oltre la sua localizzazione avendo l’intenzione di mostrare sulla sommità del monte i diversi edifici che andarono a comporlo.



Particolare di Fratta (evidenziata da noi con una "lente di ingrandimento" digitale) nella "“DESCRITTIONE DEL TERRITORIO DI PERVGIA AVGVSTA ET DEI LUOGHI CIRCONVICINI DEL P M EGNATIO DANTI DA PERUGIA MATEMATICO DELLO STUDIO DI BOLOG.A”", 1577. da Source gallica.bnf.fr - Bibliothèque nationale de France (BNF).


Non è un caso  che Ignazio Danti quando nel 1577 “leva” la Corografia del territorio perugino abbia riportato accuratamente in essa l’esistenza della chiesa della “Collegiata  di Santa Maria della Reggia”; questo perché ancora in questa data suo padre Giulio Danti risulta da documenti di archivio essere coinvolto nella “fabbrica” della chiesa stessa . Nella “Storia di Umbertide” di U. Pesci (1932), nella nota n. 4 a pag 103, si legge “Adì 11 febbraio 1567 […] e per esso a M. Giulio orifice per certi modini per detta fabbrica scudi uno… “… i “modini” vengono interpretati come “modellini” della chiesa. Sia per il Pesci che per Don Pietro Vispi in “La Collegiata di Santa Maria della Reggia” (2001), a pag. 31, questo maestro Giulio (“M. Giulio”) che realizzò i “modini” è Giulio Danti architetto; ovvero il padre di Ignazio, già attivo nella “fabbrica” come orefice. Altri documenti di archivio relativi ai conti della chiesa, citati da Vispi a pp. 31-32 del suo testo, riportano già in precedenza la presenza di un maestro Giulio orefice: “Adì 21 gennaio 1566. Più deve dare a mastro Giulio orefice…” e poi nel 1573 riportano direttamente il cognome "Danti" retribuito per la realizzazione di una croce ed un crocifisso dorati. Solo nel 1578 un nuovo architetto, Bino Sozi, viene pagato “per fare certi disegni”, ossia per lavorare al fine di completare la copertura della struttura.  Vispi scrive a proposito “Nel 1578,  allorché il Sozi subentra al Danti la costruzione della chiesa, pur progredia in oltre un decennio, non aveva ancora raggiunto probabilmente un livello superiore a quello del cornicione interno dal quale si diparte il tamburo della cupola”. Ci sembra il disegno della chiesa, nel particolare di Fratta, fatta da Ignazio Danti rappresenti in maniera inequivocabile proprio questa situazione.



Particolare di Passignano della "“DESCRITTIONE DEL TERRITORIO DI PERVGIA AVGVSTA ET DEI LUOGHI CIRCONVICINI DEL P M EGNATIO DANTI DA PERUGIA MATEMATICO DELLO STUDIO DI BOLOG.A”", 1577. da Source gallica.bnf.fr - Bibliothèque nationale de France (BNF).




Perusini agri; exactissima novissimaque descriptio: auctore Egnatio Dante


Danti successivamente realizzò la carta più conosciuta “Perusini agri; exactissima novissimaque descriptio: auctore Egnatio Dante”, riportata anche da Ortelio nel 1584 come accuratamente riportato sempre nella BnF, mappa simile che viene conservata, resa fruibile digitalmente e resa navigabile anche dalla Texas University ( a questo link: https://texashistory.unt.edu/ark:/67531/metapth187370/m1/1/).

Qua si può leggere cin un “cartiglio” interno che Ortelio la pubblicò  “Cum privilegio Imperatoris, Regis, & cancellarie Brabantie, ad decennium 1584”


Iodoco del Badia, nella già citata biografia del Danti, a pp. 22-23, ci ricorda come venne realizzata questa nuova carta, che per quanto riguarda il territorio di Perugia con Fratta, appare più “razionalizzata” risposto a quella precedente nella scelta dei simboli delle rocche e città e con meno indicazioni corografiche; scompaiono, ad esempio, i simboli della pesca coi “tori” nel lago Trasimeno anche se restano le barche piatte, scompare la rappresentazione dell’Eremo e il segno “mitrale” delle Abbazie ecc… anche se molto probabilmente migliora la misurazione delle distanze geografiche.


Particolare da “Perusini agri; exactissima novissimaque descriptio: auctore Egnatio Dante” di Ignazio Danti (stampa 1584) . Source da Texas University.


Infatti questo scrive Del Badia a proposito della realizzazione delle carte della Romagna e dell’Umbria fino ad Orvieto,  ossia di “di levar la pianta di tutto lo Stato della Chiesa”: “veduto che ebbe il Papa il disegno della coreografia Perugina, comandò al Dante di fare quello che il buon compagno aveva progettato; e sul cominciare nel 1578 il Cardinale di San Sisto spedì le patenti con le quali comandava il presidente di Romagna il governatore di Bologna di provvederli tutto quanto fosse vera correre nel viaggio a lui e tre servitori.”. Così Danti si mise “in viaggio nella primavera di quello stesso anno per levare la pianta del contado bolognese, contando d'impiegarvi 60 giornate, e di annotare disegnare ogni minima cosa, senza fidarsi dell’altrui relazioni; il che stimava gli verrebbe fatto, trattandosi di cosa piccola e particolare, mentre ciò non era stato possibile agli antichi in una descrizione grande ed universale. Senza perdere la cattedra universitaria né la provvisione, poté così tra il 1577 e il 1580 levare la pianta di tutta la Romagna, di una parte dell’Umbria del Lazio e della Sabina, come gli stesso dichiara nel “Trattato del radio”, dove le scrive eziando i modi tenuti nel fare queste operazioni .”-


Il “radio”, strumento di misurazione del “cielo” e della “terra”, era uno strumento per la geometrizzazione delle distanze, utile anche per misurare luoghi di parte avversa, sfruttando l’uguaglianza degli angoli. Danti nel "TRATTATO DEL RADIO LATINO ISTVMENTO GIVSTISSIMO & facile più d’ognaltro per prendere quali voglia misura, & posizione di luogo tanto in Cielo, come in Terra." riferisce le diverse maniere con le quali si possono ottenere misurazioni, da distanze, semplici a quelle con i fiumi, a calcoli balistici.



Particolari da "TRATTATO DEL RADIO LATINO ISTVMENTO GIVSTISSIMO & facile più d’ognaltro per prendere quali voglia misura, & posizione di luogo tanto in Cielo, come in Terra. In Roma, con Licenzia dei Superiori appresso Vincenzo Accolti M.D.LXXXIII" di Ignazio Danti.


Per quanto ci riguarda guardando una delle tavole riportate nell’opera dal Danti siamo stati colpiti da una piacevole suggestione. Ci sembra di “vedere” come la reale disposizione di Fratta sul Tevere, con le sue mura ad aggetto nell’ansa del fiume, il suo ponte (sebbene riportato ad una sola arcata), la porta di entrata tra le mura in direzione dello scorrere del letto del Tevere, possano aver colpito Ignazio Danti nelle sue visite, ed essere così rimasta impressa nella sua mente. Impressa tanto che, nel disegnare un paesaggio allo scopo di mostrare come calcolare la distanza, ad esempio  con un fiume ad impedirne la misurazione, abbia riportato idealizzandolo il paesaggio di Fratta. A nostro avviso anche la rappresentazione di come “piega” il fiume rispetto alla fortificazione visibile nel disegno del “Tratto sul radio latino” , appare molto simile alla rappresentazione del corso del Tevere rispetto alla fortificazione di Fratta che fa Danti, sia nella Carta del 1577 che in quella degli anni ’80 del Cinquecento.



Particolare dal capitolo 3 dal "TRATTATO DEL RADIO LATINO ISTVMENTO GIVSTISSIMO & facile più d’ognaltro per prendere quali voglia misura, & posizione di luogo tanto in Cielo, come in Terra. In Roma, con Licenzia dei Superiori appresso Vincenzo Accolti M.D.LXXXIII" di Ignazio Danti.".


Nel suo “TRATTATO " si trovano diversi suddivisioni per argomento riportate nella generale “Tavola dei capi principali del radio latino”. Qua tra gli altri si trova infatti il capitolo  III: “Come si misuri la larghezza di un fiume, o qual si voglia altra distanza.”.

Capitolo nel quale viene riportata l’immagine riportata sopra che, per suggestione ci richiama la Fratta del tempo. Il disegno viene accompagnato da questa spiegazione dell’uso del “Radio latino”: “Dalla qualità degli angoli che fa sempre questo istruente in quale si voglia posizione, nasce la facilità delle operazioni, si come si vede in quella di pigliare una distanza nella presente figura HC. perché presupponendo di voler pigliare la larghezza di un fiume, o altra distanza d’un luogo al quale non si possa accostare, fatta che si farà la prima frazione nel punto O si segnerà la linea HC. & traguardato che si farà nella seconda stazione nella due punti CD. al segno E. Per la linea CE. traguardandosi ancora dall’altra parte per la linea CP. & per esser uguali li dei triangoli COE & COP. sarà ancora uguale la linea OE. che si cercava.”.


Seguendo questa "suggestione" ci piace pensare che Ignazio Danti abbia riportato nel suo testo sul “radio latino” proprio una propria esperienza di misurazione della “larghezza di un fiume, o altra distanza d’un luogo al quale non si possa accostare” avvenuta  a valle del ponte di Fratta; presumibilmente nel suo passaggio per “levar le mappe” tra il 1577 e il 1580 o sulle orme del padre Giulio già presente in Fratta in precedenza.






Fonti:


Bibliografia:


  • "TRATTATO DEL RADIO LATINO ISTVMENTO GIVSTISSIMO & facile più d’ognaltro per prendere quali voglia misura, & posizione di luogo tanto in Cielo, come in Terra. In Roma, con Licenzia dei Superiori appresso Vincenzo Accolti M.D.LXXXIII". Ignazio Danti, Roma 1583.


  • Memoria storica di Iodoco del Badia. Egnazio Danti cosmografo matematico e le sue opere in Firenze.” Edito con i tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana, a Firenze nel 1881“.


  • La sala delle carte geografiche in palazzo vecchio. Capriccio  et invenzione nata dal duca Cosimo”; a cura di Alessandro Cecchi e Paula Pacetti. Edizioni Polly stampa Firenze 2008. Citazioni nell’articolo riprese dal contributo di Massimo Marcolin:  “I cartigli delle tavole della sala della guardaroba: la geografia raccontata” pp. 9-12.


  • Umberto Pesci: “Storia di Umbertide” - Tip. R. Fruttini, Gualdo Tadino, 1932


  • Pietro Vispi: “La Collegiata di Santa Maria della Reggia” – Umbertide, 2001 



Sitografia:






Link alle fonti primarie:






(a cura di Francesco Deplanu 7 giugno 2023)



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