storia e memoria
1. Notizie generali, le strade e la Rocca
a cura di Fabio Mariotti.
La Fratta del Quattrocento è per lo Stato della Chiesa, specialmente nell'ultima parte del secolo, un punto di vitale importanza strategica. Posta al confine con i possedimenti fiorentini, funge da baluardo settentrionale per la difesa di Perugia.
La Fratta del quattrocento è per lo Stato della Chiesa, specialmente nell'ultima parte del secolo, un punto di vitale importanza strategica. Posta al confine con i possedimenti fiorentini, funge da baluardo settentrionale per la difesa di Perugia.
La zona urbana è formata da tre nuclei ben definiti. Il primo, costituito dal centro cittadino racchiuso nelle mura castellane e diviso in terzieri: "della Greppa", la parte tra l'attuale via Cibo e il Tevere, dalla Piaggiola fino al ponte verso San Francesco; "Superiore" detto anche "della Campana" (dalla campana posta sulla torre in cima alla Piaggiola), dalle mura a nord, quindi dalla Rocca, verso il centro fino alla chiesa di San Giovanni; il terzo, "Inferiore" o di "Porta Nuova", che dal centro raggiungeva le mura verso sud, lungo il corso della Reggia fino alla porta di uscita del ponte sul Tevere.
Il secondo nucleo, del "Borgo Superiore", posto al di fuori delle mura settentrionali, oltre la porta della campana e la discesa dell'attuale Piaggiola, era divisibile in due parti. Una veniva detta il "Mercatale", l'odierna piazza Marconi, il piazzale del sagrato della chiesa di Sant'Erasmo; la zona poi si spingeva verso la chiesa di Sant'Andrea (dove sorgerà nel 1877 il vecchio ospedale) fino alle fornaci. L’altra parte era il "Castel Nuovo", comprendeva l’attuale Boccaiolo (via Bovicelli) e la zona vicina, ove si trovava anche la chiesa di Santa Maria dei Meriti.
II terzo nucleo, anch'esso fuori delle mura, detto "Borgo Inferiore", era situato a sud di Fratta, oltre la Reggia e prospiciente il Tevere (attuale piazza San Francesco). Cuore di questa zona era il "sodo dei frati" o "pratale", lo spiazzo su cui si affacciavano la chiesa e il convento di San Francesco, la chiesetta di Santa Maria (poi detta Santa Croce), possesso dell'omonima confraternita di Disciplinati. Nel borgo c'erano numerose officine di fabbri ed anche un mulino di proprietà del vescovo di Gubbio.
Fratta godeva di libertà di fiera; erano fiorenti le arti della merceria e spezieria, il commercio del cuoio, del "bambage", del vino, degli artefatti in ferro, della ceramica.
Esisteva un discreto servizio postale che utilizzava cursori, corrieri, fanti di procaccio e "cavallai" di posta i quali potevano effettuare un buon lavoro in quanto il paese non era molto distante dalle grandi vie di comunicazione.
L’istruzione era a cura della comunità di Fratta, ai cui rappresentanti i genitori si rivolgevano per iscrivere i ragazzi, pagando la retta del maestro. La spesa era relativa al numero e al tipo delle materie di insegnamento: latino, aritmetica, religione e geografia. Nel 1486 la magistratura locale fa un invito all'istruzione aperto anche ai non possidenti.
Esistevano sette ospedali, annessi alle chiese, per i poveri, i pellegrini e i malati non abbienti; ben dodici luoghi di culto, fra chiese e cappelle.
A Fratta, nel Quattrocento, viveva una comunità ebraica di una ventina di persone, qui insediata fin dal secolo precedente.
LE STRADE DI COMUNICAZIONE
Nel Quattrocento la nostra Fratta era fuori dai grandi percorsi viari dello Stato Romano che partivano da Roma nei secoli XVI e XVIII, e se erano così allora, all'inizio del Quattrocento non erano certo più numerose e meglio percorribili.
Comunque verso nord partiva una sola strada di grande comunicazione, che dopo il lago di Bracciano (Baccano) si ramificava in due bretelle:
- una proseguiva in direzione di Firenze, via Bolsena, Siena, San Casciano;
- l'altra strada si dirigeva verso Fano, via Terni, Foligno, Nocera, Cagli. Quest'ultima aveva una diramazione da Foligno e da qui iniziava una strada che passava per Perugia, il lago Trasimeno, la Val di Chiana, la valle dell'Arno centrale, fino a raggiungere anch'essa Firenze.
Erano percorse dalla maggior parte della gente allora in movimento: eserciti, cavalcate, grandi carri a quattro ruote dei mercanti, pellegrini, religiosi, cortei di principi, cardinali, governatori che si spostavano da una città all'altra, mendicanti, uomini dei servizi di posta che correvano a piedi o a cavallo di stazione in stazione. Fratta si trovava in posizione isolata e non vedeva molto di questo transito se non saltuariamente e, comunque, in misura molto ridotta.
Il nostro castello aveva bisogno di comunicazione con la città di Perugia e ciò era possibile attraverso la pianura del Tevere. La città dominante svolgeva un'attività di tutela dei mulini sul Tevere (Ponte Felcino, Ponte Pattoli ed altri), per cui questi dovevano essere senz'altro allacciati a Perugia con una strada carrabile.
Considerato questo e anche che Fratta era il castello del confine nord di Perugia, dunque tenuto sempre militarmente approntato, è facile capire che dovesse esserci una via da Fratta a Ponte Pattoli, a Perugia.
Oltre questa strada (che sarà detta poi “del piano”), Fratta era unita a Perugia anche da un percorso montano, non carrabile, per soli pedoni e cavalli in quanto l'asprezza dei luoghi (diverse salite) ne sconsigliavano il passaggio, specie d'inverno, ai carri piccoli. Iniziava oltre il ponte sul Tevere, sulla sinistra (odierna strada per la Badia di Montecorona).
Dopo circa trecento metri lasciava, sulla destra, la stradetta che saliva a Romeggio (bivio visibile anche oggi) e proseguiva diritta. Passava sotto e nei pressi dell'odierno Palazzo del Sole (abitazione Ramaccioni), poi si inerpicava, come ai giorni nostri, verso la base di Monte Acuto.
Alla Villa di Monte Acuto svoltava a sinistra, lungo la base del monte, passava a lato della casa-torre di osservazione (ancora esistente - gruppo di casa Ferranti), passava a lato dell'ospedale di Galera (in piedi ma disabitato) ed arrivava al pianoro di Galera (apprezzabile come complesso abbandonato) ed arrivava alla casaforte di confine con Perugia (non utilizzata).
Da qui scendeva alla Nese, passando a lato di quell'ospedale (lebbrosario?) e proseguiva per la Villa di Pantano e Cenerente, da dove iniziava la salita finale per Perugia.
Altra strada era quella di Montone, ma non volendo transitare per quel territorio, si poteva percorrere la via che portava al torrente Niccone, subito dopo il ponte del Tevere. Dal Niccone, passato il fiume sulla barca oltre Montecastelli, ci si ritrovava sulla via tracciata da Città di Castello, in pianura ed abbastanza transitabile. Infine c'era la strada per la Toscana, alla foce del Niccone sul Tevere.
In proporzione al grande traffico nazionale, molto limitato appariva il transito nelle nostre zone ma, considerata l'importanza commerciale di Fratta, c'era comunque sempre un movimento di persone e merci che ne aiutava molto gli abitanti, alla ricerca delle soluzioni dei loro problemi quotidiani.
LAVORI ALLA ROCCA
La Rocca di Fratta fu voluta nell'anno 1374 e disegnata, molto probabilmente, dall'architetto Matteo Gattapone da Gubbio. Venne posta ad est delle mura castellane, unico tratto sprovvisto di forti, sia per aumentare la difesa del castello dalla parte di Perugia, sia per allungare meglio lo sguardo su tutta la pianura del Tevere verso Montecorona.
La Rocca consisteva, all'inizio, in un semplice parallelepipedo esterno alla cinta che, nella zona sud, aveva un'alta torre sopraelevata di una quarantina di metri dal prato sottostante. Questo volume fu costruito nel primo ciclo dei lavori, dal 1375 al 1384, mentre il completamento, come voleva il disegno originario, avvenne con un ulteriore intervento tra il 1385 e il 1386, quando fu unita alle mura castellane. Così la Rocca si presenta all'inizio del Quattrocento. Ha i lati contrapposti lunghi dodici metri e quelli perpendicolari, sette. Per il passaggio delle persone è collegata al castello di Fratta da una porta (visibile ed agibile anche oggi) munita di ponte levatoio che faceva perno sul forte, cadeva sulle mura castellane sostenuto da una sola trave e passava sopra un tetto realizzato nella seconda fase dei lavori (1385-86). Nel punto di battuta era stato costruito, interno al borgo, un piccolo edificio merlato detto "chiostro" in cui c'era un posto di guardia, essendo questa zona militare sorvegliata per impedire l'accesso anche agli abitanti di Fratta.
La Rocca aveva poi un'altra entrata fornita di ponte levatoio. Conduceva all'esterno del castello, verso il prato sottostante. Era la "porta del soccorso", elemento comune a tutti i forti e le rocche. Serviva, in tempo di guerra, a far rientrare qualche soldato rimasto fuori o in altri casi straordinari. Questo secondo ponte levatoio era sostenuto da una sola trave il cui vano è ancora esistente e visibile dalla zona sottostante. Poggiava sopra un alto muro di pietra, rimasto fino alla metà dell'Ottocento. Fra il muro e la torre passava il letto naturale del torrente Reggia. Da qui iniziava la strada, in forte discesa, verso il prato sottostante. Il tutto era chiamato "calzo de fuora".
Nel gennaio 1405 fu costruita la grande volta in muratura che univa (e unisce tuttora ) la Rocca alle mura castellane, al posto del tetto sotto il ponte levatoio. Fu pure innalzato il tratto di mura castellane prospiciente alla piazza del Comune (ora piazza Fortebracci), elevato di circa tre metri e munito di feritoie. Fu tolto il ponte levatoio ovest e restò solo quello "del soccorso", in funzione fino alla fine del Settecento. Nel 1495 la Fratta era occupata dai fuorusciti perugini della famiglia Degli Oddi. Erano combattuti dai Baglioni che portarono qui l'assedio fino a che, l' 11 settembre 1495, Fratta si arrese alle forze di Perugia. La città dominante, riavuto il nostro castello, pensò bene di restaurarlo e di aumentarne le difese militari, affinché potesse resistere ad altri eventuali attacchi. Dal 1495 al 1499 vennero eretti i torrioni laterali circolari merlati, uno a nord e uno a sud, e la Rocca assunse l'aspetto attuale.
Per la costruzione dei torrioni si dovette abbattere il "chiostro" ed un tratto di mura (per costruire il torrione nord), mentre sul lato della piazza del Comune venne aperta una nuova porta d'ingresso.
Foto della Rocca di Fabio Mariotti (quella antica dall'Archivio fotografico storico del Comune di Umbertide)
Foto di Monte Acuto di Enrico Milanesi (Archiphoto.it)
Fonti:
- Calendario di Umbertide 2004 – Ed. Comune di Umbertide – 2004
- Renato Codovini: Storia di Umbertide - Il Secolo XV. Dattiloscritto inedito, 1992
- A. Guerrini: Storia della terra di Fratta ora Umbertide dalle sue origini fino all'anno 1845 -
Tipografia Tiberina, Umbertide, 1883
- M.G. Moretti: Salute e spezierie alla Fratta (Sec. XV - XX): Breve introduzione alla mostra,
Umbertide, Biblioteca Comunale, 27 settembre - 12 ottobre 2002. Dream Service, Umbertide, 2002
- P. Vispi: Il soggiorno e l'opera di Pico della Mirandola ad Umbertide - Ed. Comune di Umbertide, 1996
La "Rocca" nel 1912, con il torrione coperto, ed oggi.
Disegno di Adriano Bottaccioli
Strada che sale verso Monteacuto
Copertina del Calendario di Umbertide del 2004