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Umbertide

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Il ponte di legno di Montecorona

5 agosto 2025 alle ore 14:40:19

Il ponte di Montecorona

IL PONTE DI LEGNO DI MONTECORONA

(A cura di Sergio Magrini Alunno)
“Uno schianto, il rumore, molto forte del legno che si spezza, poi il ponte si è piegato e, quasi adagiandosi sull’acqua, si è lasciato trascinare a valle”. Questo il racconto di Fausto Frati che, ha assistito in diretta alla fine della storia, lunga un secolo, del ponte di legno di Montecorona.
Quella mattina del 22 febbraio 1977 con suo padre Renato erano andati a vedere la piena, comminando su un argine di terra che dalla stazione di Montecorona andava verso il fiume. L’argine era quello più alto perché gli altri erano già sommersi dall’acqua che aveva invaso tutti i campi circostanti. Era inverno, c’era poca vegetazione e da lì si vedeva bene il fiume. L’acqua in qualche punto passava sopra al ponte e sul lato a monte si erano già accumulati molti alberi e detriti che premevano, ma la struttura, anche quella volta sembrava resistere. Poi, quando galleggiando veloci sull’acqua sono arrivati assieme, due grossi tronchi, il loro impatto sulla sponda del ponte è stato così forte che lo ha fatto crollare,
Era il 1878 quando i boscaioli e falegnami di Montecorona, con il legno prelevato dai boschi circostanti, hanno dato inizio, con mezzi artigianali, ad un’opera di alta tecnica ingegneristica, guidati unicamente dalla loro profonda conoscenza delle caratteristiche del legno e da tanto buon senso. Costruito interamente in legno, tre piloni immersi nell’acqua più due di testa costruiti sugli argini, il ponte era lungo circa 30 metri e alto più di 6 metri dal greto del fiume. Largo circa due metri e mezzo, aveva un pavimento di grosse tavole ricoperte da uno strato di ghiaia; in qualche tratto nelle connessioni tra le assi la ghiaia caduta sotto lasciava delle fessure dalle quali si vedeva l’acqua del fiume. I parapetti erano due ringhiere realizzate con dei tubi di ferro simili a quelle dei terrazzi. Nei primi anni ’60 del ‘900, ai due ingressi del ponte, in alto c’era un tubo posto orizzontalmente che impediva il passaggio a camion e furgoni. C’era anche un segnale di divieto per veicoli di peso superiore a una tonnellata, che però veniva sistematicamente ignorato. Ci passavano buoi che trainavano carri a pieno carico, trattori e, più volte al giorno, il veicolo fuoristrada dell’azienda: una Campagnola Fiat che, anche senza carico, pesava molto di più di una tonnellata. Ad ogni passaggio dei veicoli il ponte vibrava sensibilmente cosa alla quale ci eravamo abituati e che alla maggior parte di noi non destava preoccupazione.
Sul lato a monte era appeso un tubo che portava l’acqua potabile di Monte Corona a Palazzo Rosa e al podere Citerna. Sullo stesso fianco del ponte, attraversava il fiume il canale di irrigazione. largo 50 centimetri. Il canale in tutto il suo percorso attraverso i campi era in cemento, ma nel tratto sul Tevere per ragioni di peso era stato fatto in lamiera imbullonata.
Durante i primi decenni del ‘900 era Giulio Pieroni che controllava periodicamente le condizioni del ponte, provvedendo negli anni alla sostituzione delle parti ammalorate; ed è sotto la sua guida che le maestranze di Montecorona lo hanno ricostruito dopo che la piena del novembre 1944 lo aveva seriamente danneggiato.
Prima della costruzione del ponte, il Tevere si attraversava con una barca proprio di fronte all’ingresso nord-est della Tenuta. Quel podere ha come vocabolo “Podere Barca” la casa del mezzadro (soprannominato Barchino) c’è ancora a fianco dell’ingresso. Una barca con il traghettatore è anche raffigurata in un vecchio dipinto dell’Abbazia. Giulio Briziarelli nel libro “I miei ricordi” racconta: “Arrivato alla Badia dovevo passare il Tevere con la barca, perché il ponte allora non c’era ; oggi c’è ma di legno…….. D’estate si passava sopra una scala posta in un punto dove il Tevere scorreva con pochissima acqua lungo una sola sponda. L’affare della barca era serio perché il barcaiolo, il quale avrebbe dovuto stare sempre nel suo casotto, qualche volta tagliava la corda ed allora dagli a chiamare: Tedescooo…..(il suo nomignolo era questo).Il Tedesco ,duro come un tedesco, alle volte bisognava aspettarlo per delle buone mezz’ore! “ (il periodo a cui si riferisce Briziarelli sono gli ultimi anni del 1800 )
Si dovette ricorrere alla barca anche dopo la piena del dicembre 1944 nel periodo intercorso tra il danneggiamento e la sistemazione del ponte. Mio padre Aldo , il”Colonnello”, allora ventenne, con un vecchio canotto militare, residuato bellico, traghettava le persone attraverso il fiume in cambio di una piccola mancia. Nella maggior parte dei casi i trasportati erano amici o parenti e le mance erano veramente poche, un po' di più la domenica mattina, quando traghettava quelli che andavano a messa.
Oggi della presenza del ponte sono rimaste solo alcune tracce. Se quando attraversiamo il nuovo ponte guardiamo a valle, a circa 250 metri, si può vedere, sospeso in aria, il tubo dell’acqua. Sull’ argine destro del fiume in quel punto , in inverno quando c’è poca vegetazione sono ancora visibili ” la testa di ponte “ in cemento , del canale di irrigazione e i tiranti che reggono il tubo, che ci consentono di individuare la precisa ubicazione del vecchio ponte.
La strada che portava al ponte era un bel viale di cedri del Libano ancora visibile dall’inizio del nuovo ponte sulla riva sinistra guardando a valle. I cedri erano presenti anche lungo la strada che costeggia la riva destra ma ne sono rimasti solo alcuni esemplari vicino all’attuale parcheggio della Abbazia.

Fonti :
- Ricordi personali e testimonianze orali di Celestino Contadini e Fausto Frati.
Bibliografia :
-Bruno Porrozzi “Umbertide nelle immagini”
-Giuliano Sabbiniani “Montecorona la Tenuta e la sua gente”
-Giulio Briziarelli “I miei ricordi”

Il ponte di legno di Montecorona

Il ponte di legno di Montecorona visto da est. Foto di Livio Casi.

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Anni ‘60 Lucio Porrozzi e Carlo Giulioni sulla barca a sinistra uno dei piloni di sostegno del ponte. Foto archivio Lucio Porrozzi

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1977 il ponte visto da sud est. Foto Carlo Colcelli

I resti  lungo  la riva destra del fiume della testa di ponte del canale di irrigazione che testimoniano la posizione del ponte di legno. Foto di Sergio Magrini Alunno.

I resti lungo la riva destra del fiume della testa di ponte del canale di irrigazione che testimoniano la posizione del ponte di legno. Foto di Sergio Magrini Alunno.

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Rovine del ponte dopo la piena del 1977. Foto Bruno Porrozzi

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