storia e memoria
Il vecchio calcinaio
29 marzo 2023 16:37:32
Il vecchio calcinaio
(A cura di Sergio Magrini Alunno)
Quello che resta è un semicerchio di pietre ma è ancora lì nel bosco vicino al laghetto, il “Calcinaro del fosso della Chiusetta” a testimoniare la scomparsa di un altro antico mestiere. Era stato costruito seguendo regole consolidate da secoli di esperienza: a poca distanza dalla cava Galera che forniva le pietre calcaree e addossato ad una scarpata del terreno. Questo in fase di costruzione consentiva di realizzare più facilmente, appoggiata a ridosso del terreno, circa la metà della parete in pietra e in fase operativa i due diversi livelli del terreno favorivano il caricamento dei sassi dall’alto e l’alimentazione del fuoco dal basso. Il fosso forniva acqua e il bosco le fascine, la quantità di legna necessaria, però, era così grande che la maggior parte veniva portata già tagliata da altri boschi della zona. Di forma circolare era praticamente un cilindro di 3 metri di diametro realizzato interamente con un muro di mattoni e pietre. Dentro al calcinaio caricandolo dall’alto si faceva una catasta circolare di pietre calcaree; molta abilità richiedeva la “costruzione” della cupola superiore dove la pietra centrale faceva da chiave di volta. Si creava, così, una specie di “igloo” con una porticina nella parte bassa che faceva passare l’aria e da dove veniva infornata la legna. Le pietre dovevano essere disposte in modo che non fossero troppo aderenti l’una all’altra, ma che tra loro rimanessero piccoli spazi nei quali poteva infilarsi il fuoco, non dovevano essere troppo grosse altrimenti non si cuocevano bene ma neanche troppo piccole per non creare una parete troppo compatta da non lasciar passare la fiamma. All’interno venivano collocate fascine di legna di buona qualità (quercia, cerro, faggio, carpino), il fuoco veniva alimentato continuamente, senza interruzioni, per almeno tre giorni e tre notti ed era necessaria una quantità enorme (centinaia) di fascine. Erano necessari anche un gran numero di lunghi pali che dovevano essere sostituiti spesso, perché venivano usati per introdurre e smuovere le fascine e bruciavano facilmente. Si sviluppava una temperatura altissima (circa 900°) che rendeva difficile avvicinarsi al calcinaio e quando le fiamme che uscivano lateralmente diventavano azzurrognole, il fumo era sempre più chiaro e diminuiva l’odore di zolfo, dopo aver fatto un’ultima infornata di legna, veniva chiusa l’apertura in basso e si faceva raffreddare lentamente. Passava quasi una settimana prima che si potesse riaprire il calcinaio. Le pietre, divenute di un bianco candido, venivano selezionate separandole dalle impurità ed eliminando quelle non cotte completamente. Il fosso che scorreva vicino forniva l’acqua per “spegnere” la calce: i sassi cotti venivano immersi in acqua dentro appositi vasconi per ottenere la calce idrata, questa operazione, però, molto spesso si preferiva farla al cantiere di costruzione perché trasportare i sassi di calce viva era molto più semplice che trasportare la calce idrata. Oramai sostituita, nella maggior parte dei casi, dal cemento e dalle moderne malte per l’edilizia, la calce come elemento determinante nelle costruzioni vanta una storia millenaria. Con la calce sono state costruite anche le vecchie mura di Umbertide, ce lo confermano i piccioni che per la loro necessità di ingerire carbonato di calcio vanno a beccare i vecchi muri della Reggia. Poco dopo il 1950 vicino a dove era il calcinaio, (poco dopo il ponte della strada che porta a Santa Giuliana) venne costruita la diga. Fu realizzata senza l’aiuto di mezzi meccanici, ci lavorarono 70 braccianti muniti solo di pala, piccone e carriola. Con la costruzione della diga si ridusse drasticamente lo spazio a disposizione del calcinaio e la concomitanza con l’utilizzo sempre minore di calce in edilizia, ne segnò la fine.
Fonti: Fonti orali
Coordinate:43°15’56.0”N 12°19’54.8”E
Nb:(I resti del calcinaio sono all’interno di una proprietà privata recintata. L’accesso non è consentito senza autorizzazione)
“Calcinaio del fosso della Chiusetta” (foto di Sergio Magrini Alunno)
Particolare del “Calcinaio del fosso della Chiusetta” (foto di Sergio Magrini Alunno)
Particolare “Calcinaio del fosso della Chiusetta” (foto di Sergio Magrini Alunno)
Particolare del “Calcinaio del fosso della Chiusetta” (foto di Sergio Magrini Alunno)
Posizione “Calcinaio del fosso della Chiusetta” (foto di Sergio Magrini Alunno)