storia e memoria
Fig. 1: Carta generale del territorio comunale di Umbertide con distinzione delle tipologie insediative (elaborazione creata sul modello realizzato dall’Associazione Pro Loco di Umbertide). I toponimi ivi riportati si riferiscono a quelli degli insediamenti trattati nella ricerca.
Maggio
1° maggio. Dovrebbe essere la festa dei lavoratori, ma non si festeggia niente...
1° maggio. Festa del lavoro. (1)
Dovrebbe essere la festa dei lavoratori, ma non si festeggia niente: la tradizione è stata soffocata.
Da quando è nato il fascismo, la celebrazione di questa data, scritta con il sangue dei martiri di Chicago, è stata ricordata di soppiatto, con tutti i rischi dei “raduni sediziosi”.
Si è tornati ai tempi del secolo scorso, quando la commemorazione era considerata delitto; allora pattuglie di carabinieri e di poliziotti erano sguinzagliate alla scoperta dei luoghi dove si nascondevano i “sovversivi” che complottavano contro la sicurezza dello Stato.
In aggiunta alle proibizioni, dopo la tragedia del bombardamento, manca anche lo stato d’animo per celebrare alcunché.
Solo a Pietralunga, territorio oramai sotto il controllo dei partigiani, si è onorata degnamente la ricorrenza, celebrando liberamente la festa dei lavoratori, soppressa dal fascismo.
Lancio di rifornimenti da aerei Alleati (3)Poco prima della mezzanotte, il rumore di un aereo che volteggiava a bassa quota ha fatto
capire che gli Alleati erano finalmente pronti a lanciare i tanto attesi rifornimenti.L’aereo ha effettuato tre giri sopra una delle basi della Brigata, a Morena, dove il prete partigiano, don Marino Ceccarelli, e alcuni giovani, preavvertiti dai messaggi radio “Abbi fede” e “Mercoledì è bello”, avevano acceso un falò. Si trattava del segnale convenuto per indicare il luogo sul quale lanciare i paracaduti. Di lì a poco sono piovuti dal cielo una ventina di pacchi con armi ed equipaggiamento. In questa notte esaltante, si è dato libero sfogo alle emozioni, partecipando alle scene di giubilo descritte dal sacerdote: “Si gridava dalla pazza gioia, o,
meglio, si piangeva tutti insieme, mentre in tutta fretta con le bestie portavamo tutto in casa”.
Per la Brigata “S. Faustino” e la gente di Pietralunga questo Primo Maggio è stato un evento eccezionale. Hanno festeggiato in paese, poi si sono recati in corteo a Morena, nel frattempo addobbata con la tela dei paracaduti alleati.
1° maggio.Chiusura delle scuole. (32)
Da oggi sono state chiuse tutte le scuole del comune di Umbertide, dopo quelle del capoluogo, disertate spontaneamente subito dopo il bombardamento.
2 maggio.
Il ritrovamento di Bruno, il sarto, e delle scolare. (1)
Gli uomini incaricati dallo zio di Bruno hanno completato la rimozione delle macerie in fondo a Via Cibo. Sono stati ritrovati sotto l’ultimo strato della sartoria i corpi del nipote, delle sue cinque scolare e della piccolissima nipotina di una di loro.
Bruno, occhi verdi, viso tipo Rodolfo Valentino, era l’idolo delle ragazze.
Immagine 1: Bruno Villarini
Ogni settimana faceva il pendolare: militare a Roma durante i giorni feriali e sarto a Umbertide la domenica. Stavolta, per la prima volta, un permesso di quindici giorni gli aveva consentito di recuperare i ritardi nelle consegne della sartoria.
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È stato riattivato un ospedale da campo, trasferendo l’indispensabile dal nosocomio alla
Serra, assieme alla famiglia del dottore e di un suo amico. Vi operano anche le suore, che sono riapparse. Don Giuseppe (Filippi) ha chiesto al Vescovo
che possano tenere perpetuamente il Santissimo nella Cappella del Castello oltre che nella Chiesa Parrocchiale.
Lo stesso sacerdote è stato invitato dal Commissario a trasferirsi nella casa parrocchiale di Civitella, in modo da lasciare libera quella della Serra per ricoverarci i vecchi dell’ospizio.
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I tedeschi si sono sistemati nella Villa Pace di Bertanzi; in un casolare verso valle hanno
organizzato una specie di macello. Nella stessa è stato sistemato qualche ufficio comunale.
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L’Ufficio Postale e la Cassa di Risparmio sono stati spostati alla scuola di Santa Maria da Sette; il Monte dei Paschi e l’esattoria al Palazzo Agnolucci, prima del ponte sul Rio, verso Montone.
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La campata mancante del ponte stradale sul Tevere, è stata surrogata da un percorso alternativo sopra il ponte di ferro, realizzato posando sulle rotaie i portoni scardinati dalle bombe.
2 maggio (3)
Nel pomeriggio, alle 15 e mezza, un’incursione aerea a Regnano e Cerbara ha fatto una vittima.
4 maggio.
Le sepolture. (1)
I familiari delle vittime, che sono riusciti a rimediare lo zinco per la doppia cassa, hanno interpellato il Comune per la concessione gratuita dei loculi. Il Commissario ha chiesto al Capo della Provincia se può aderire alla richiesta, prendendosi in carico l’onere relativo con rimborso del prezzo al Comune da parte dello Stato.
Morti soldati umbertidesi. (30)
Formica Pietro, Geniere, Soldato della Repubblica di Salò. E.N.R. , è deceduto ad Orte. Saracchi Florido, 84° rgt. F., è morto a Zenica – Fronte Croato
5 maggio (3)
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Bombardato il centro abitato di Selci Lama (Sangiustino).
Parziale distruzione della stazione ferroviaria e di una casa colonica. Due feriti.
6 maggio.
Morte del partigiano Aldo Bologni. (2)
Forti del successo conseguito a Pietralunga, i comandanti della Brigata "S. Faustino" hanno deciso un'importante operazione su Montone, con l'obiettivo di occupare il presidio locale della Guardia Nazionale Repubblicana e di distruggere tre ponti di rilevanza strategica alle pendici della collina. I due battaglioni impegnati nell'incursione, avuta presto ragione dei tredici militi che difendevano la caserma, hanno minato i ponti.
Sono sopraggiunti in paese due autocarri pieni di tedeschi. I partigiani hanno aperto il fuoco sui soldati, costringendone alcuni alla fuga attraverso i campi ed altri a trovare riparo sotto gli automezzi.
Il combattimento è durato circa mezzora. Aldo Bologni che aveva preso parte all'azione, si è avvicinato ad un mezzo per controllare; un soldato rimasto sotto il veicolo lo ha colpito.
Mons. Mario Vannocchi, l'arciprete di Montone, che dalla finestra del soffitto aveva osservato lo scontro, precipitatosi sul luogo, ha prestato assistenza ad alcuni dei feriti tedeschi, mentre i loro compagni erano riusciti a rimettere in moto l'automezzo e a darsi alla fuga. Un paesano lo ha guidato sul luogo dove Bologni giaceva in una pozza di sangue. Il ferito ha voluto confessarsi. È stato accompagnato all'ospedale di Montone, ma è spirato di lì a poco.
6 maggio.Pierantonio bombardata (1)
Oggi è stata Pierantonio ad avere a sua razione di bombe nella zona della ferrovia.
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Matrimoni difficili
Don Giovanni (Dottarelli), dell’Opera Salesiana di Santa Maria, ha scritto al Vescovo assicurandolo che Don Luigi, l’arciprete della Collegiata, ferito, sta meglio; è stato ingessato e si ritirerà per la convalescenza dai padri Passionisti di Monte Scosso.
Lo ha anche aggiornato su un matrimonio molto ingarbugliato, di cui già Don Giacomo, uno dei Salesiani, aveva ragguagliato il Vescovo quando era andato a Gubbio a prendere gli Olii Santi. Il problema è che Don Giovanni aveva pensato – sbagliando – che il suo collega di Santa Giuliana, parroco della sposa, espletate le pratiche, gli facesse pervenire tutto l’incartamento. Invece, non è arrivato niente. Lo sposo, che deve presentarsi alle armi fra dieci giorni, non può aspettare ancora. Don Giovanni ha chiesto di poter proclamare dall’altare il matrimonio da celebrarsi, concedendo la dispensa dalle pubblicazioni, comprese quelle da farsi nella parrocchia della sposa, perché con quel parroco non si riesce a prendere un numero al lotto. Naturalmente, nell’attesa della celebrazione del matrimonio, gli sposi si sono “divisi” subito.
Ma questo non è niente: c’è un altro caso più serio ancora.
Il parroco di Pieve d’Agnano era stato autorizzato dal Vescovo a benedire il matrimonio di una coppia di giovani, a condizione di notificarlo, non più tardi di cinque giorni dal compimento dell’atto, all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di Gubbio. Ebbene, è avvenuto questo: lo sposo, essendo un ex-carabiniere fuggito l’8 settembre, non è voluto sottostare a tale condizione, perché avrebbe rischiato la pena di morte [meglio scapolo che morto]. Quindi il matrimonio non è stato celebrato. Il peggio è che il giovanotto è ritornato [a vivere] con la futura sposa. Poi è venuto a raccomandarsi, come al solito. Don Giovanni ha ingiunto subito la separazione, ma la cosa è un po’ delicata poiché pochi sanno che essi non sono uniti religiosamente; non lo sanno neppure tutti i famigliari e i membri della famiglia presso cui vivono. La separazione completa può arrecare scandalo. Intanto quelli che sanno le cose hanno assicurato il povero prete che ci sarebbe stata la separazione di letto, ma ... e poi?
A Don Giovanni non resta che chiedere la benedizione e la preghiera del Vescovo.
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Il vescovo ha espresso il desiderio di venire in visitaNel cuore del Vescovo c’è il desiderio di fare qualche cosa a conforto dei famigliari delle
vittime del bombardamento. Vorrebbe officiare un solenne funerale al Cimitero per tutte le
vittime del disastro in die trigesima: il 25 maggio, o meglio il 26, fuori dell’Ottava d’Ascensione. Verrebbe la mattina con un sacerdote ed i seminaristi di Umbertide. Al Cimitero dovrebbe essere approntato un altare portatile dove celebrare la Messa, al cui termine impartire pontificalmente l’assoluzione alle salme.
Ha chiesto a Don Giovanni di fargli sapere se la gente, invitata con una lettera a stampa da far circolare tra la sparsa popolazione, non avrà paura di adunarsi al Cimitero; se sarà opportuno invitare anche le Autorità. La Messa sarebbe piana, salvo cantare in fine il Libera me Domine.
Il Vescovo ha chiesto di decidere anche quale sia l’ora più opportuna, tenendo presente l’orario del primo treno, nel caso non possa avere una macchina a sua disposizione.***
Il vescovado è stato aperto a diversi sfollati. Fra di questi un ragazzino che, per contraccambiare l’ospitalità, ha attaccato a tutti i pidocchi. Era tutto pieno di una varietà particolarmente pregiata: con una crocetta rossa sul dorso bianco. Come le autoambulanze. Il vescovo avrebbe bonariamente rimproverato – Caro ragásso! – il portatore di quel regalo, se l’avesse scoperto.»
7 maggio.
Rastrellamento e deportazioni. (16)
Ormai nella zona, linea del fronte, vale la legge della giungla.
Oggi, domenica, verso le sette del mattino, le truppe tedesche hanno compiuto un rastrellamento su tutto il territorio ed arrestato ragazzi e uomini dalla classe 1914 a quella del 1927.
Alcuni giovani che stavano scavando fra le macerie del quartiere di San Giovanni, quando hanno visto i soldati, si sono impauriti. Fra di loro, Angelo (Boldrini) pensava di non aver nulla da temere, sia perché è molto giovane – ha solo diciassette anni – sia perché ha un lasciapassare rilasciato dal Commissario Ramaccioni e convalidato dal Prefetto di Perugia. Uno dei soldati ha strappato, senza neppure guardarlo, il documento che Angelo aveva inutilmente cercato di mostrargli; con una pedata l’ha fatto raggruppare con gli altri. Facendoli camminare in fila, li hanno portati alla fornace, vicino all’ospedale. Li hanno rinchiusi dietro i cancelli, guardati a vista da sentinelle armate di tutto punto. Fino alle 11 è continuato il rastrellamento. Verso la mezza, li hanno fatti dirigere a piedi per la strada di Montone.
Li hanno portati a Pietralunga, destinazione Lager n. 1 di Chala”. Fra di loro c’è anche Nello Rossini, un ragazzo umbertidese diciassette anni.
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Pericolo scampato (1)
Alcuni, in un modo o nell’altro, sono riusciti a sfuggire alla deportazione.
Candido (Palazzetti) un maestro del posto era incappato nella rete, mentre si recava da un gruppo di amici, proprio per avvertirli della presenza di militi repubblichini in zona. Era stato preso e trascinato, fra insulti d’ogni genere, presso la casa di Palchetti, dove ha trovato una ventina di altri giovani già catturati e quindi destinati alla deportazione. Si è rivolto ad un sottufficiale, pregandolo di esaminare i propri documenti: una falsa licenza illimitata, scritta da sé a macchina, in lingua italiana con traduzione in tedesco, autenticata con un timbro illeggibile del Dopolavoro dei ferrovieri. Il buon sergente ha esaminato il foglio, lo ha giudicato in regola e ha lasciato libero Candido.I diversi umori dei due soldati hanno determinato opposti destini per Angelo e Candido.
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Per l’intervento di Carignola, responsabile dell’anagrafe, Gigino Ceccarelli, gestore della Posta e il maresciallo Onnis sono riusciti a far restare a casa Gigetto (Gambucci): ha perso il babbo, gli hanno demolito la casa; e poi è indispensabile per mandare avanti l’Ufficio postale.
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In mezzo alla processione delle persone rastrellate che camminavano sulla strada per Montone, procedeva la carrozza requisita ad Andrea del Sellaro. A Gnacchino de Palone
(Bellarosa), carrettiere, è sembrato naturale, quasi un diritto professionale, intrufolarsi fra i cavalli che la trainavano e prenderli per la cavezza. In un colpo, da prigioniero è diventato secondino: una mossa da mago [il figlio di Bellarosa leggeva le carte!].
Verso Carpini, approfittando delle curve, Raffaele Zurli è riuscito a darsela a gambe.
Il corteo di sventurati, quando è giunto a Pietralunga, ha avuto modo di verificare che c’è posto per il peggio: in piazza, sono stati fucilati sei ragazzi venuti da Roma, catturati dopo uno scontro fra partigiani e carabinieri.
7 maggio.
Morte di Falcini Giuseppe, (30)
Partigiano, è stato fucilato dai tedeschi in località Carpini.
Andava in bicicletta a prendere la farina. È stato ritrovato in un fosso. Lascia la moglie ed un figlio di due anni.
Testimonianza di Franca Rinaldi
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Umbertide sul giornale (1)
Finalmente, il bombardamento di Umbertide è comparso nella Cronaca di Perugia de La Nazione sotto il titolo: Umbertide duramente colpita dagli aerei anglo-americani.
“Continuando nei loro sistemi terroristici contro le indifese città italiane, i pirati dell’aria hanno sottoposto in questi ultimi giorni Umbertide ad una serie di attacchi aerei che hanno portato la morte e la rovina fra la laboriosa popolazione locale. Il centro e i quartieri popolari sono stati i più duramente colpiti. Il numero delle vittime è in accertamento, mentre continua alacre l’opera di smassamento da parte delle squadre di operai e le Autorità si prodigano per l’assistenza ai colpiti.”
8 maggio.
Morte del sedicenne Sigfrido Bartocci. (8)
È continuato il massiccio rastrellamento nella zona del Guardéngolo, alla periferia sud di Umbertide, risalendo i campi verso il castello di Civitella.
La famiglia Bartocci è sfollata in quella zona, nella capanna di Caroccia adibita a fienile. Sigfrido stava giocando dietro casa con un giovane amico, Pasqualino Canfora, sfollato da Napoli. Erano andati a raccogliere canne nel vicino fosso della Madonnina, per farne zufoli. Frido era molto bravo ad intagliarle con un coltellino. Hanno sentito voci di tedeschi. Incuriositi, hanno sbirciato verso la strada che conduce a Civitella. Visti i tedeschi, si sono dati ad una fuga precipitosa attraverso un campo di grano. I militari hanno intimato l’alt. Poco dopo uno sparo: Frido è caduto, colpito a morte da una pallottola.
Subito sono accorse alcune persone fra le quali la Nina, sorella di Pasqualino, che si è buttata sul fucile del soldato, afferrandoglielo: “Non sparate. Sono ragazzi!”. È così che ha salvato il fratello. Da casa i familiari di Frido avevano visto la scena e udito lo sparo. La mamma ha subito pensato al figlio. La sorella Elda e lo zio Cesare sono corsi verso il fosso ed hanno trovato Frido morto. Un proiettile esplosivo aveva lasciato un foro nella schiena ed un cratere sul petto. Alla mamma, per non farglielo vedere, hanno detto che i due ragazzi erano fuggiti via.
9 maggio.
Fucilazione di Venanzio Gabriotti (3)
Alle prime luci del giorno è stato fucilato Venanzio Gabriotti lungo il greto della Scatorbia, a Città di Castello. Era punto di riferimento per gli antifascisti dell'Alta Valle del Tevere durante tutto il Ventennio. Aveva partecipato come volontario alla prima guerra mondiale, ottenendo durante tale conflitto la promozione a tenente e due medaglie d'argento, due medaglie di bronzo e una croce di guerra al valor militare.
Un ufficiale tedesco ha ordinato ad alcuni militari di disporsi di sentinella a un centinaio di metri, tutt’intorno, per impedire ogni accesso; gli altri sono andati a comporre il plotone di
esecuzione. Erano 13. Si sono schierati davanti a Gabriotti, a una dozzina di metri di distanza, su due file; alcuni inginocchiati e altri in piedi. Faro[Filippo Faro, sotto-tenente, studente universitario di Agrigento, comandante del plotone, anni 22] è rimasto a fianco dell’ufficiale tedesco, in prossimità del condannato. Ha presenziato anche il vice-comandante del presidio della milizia Biagio Giombini.
Gabriotti si è inginocchiato e ha pregato per qualche minuto. Devoto cattolico, certo ha sofferto per non aver ricevuto l’assistenza spirituale di un sacerdote, così insistentemente supplicata. Il condannato si è tolto il soprabito... si è messo a mani giunte guardando in alto. È rimasto sereno fino alla fine. Quando il plotone di esecuzione ha fatto fuoco, è caduto all’indietro.
10 maggio.
Alla ricerca dei dispersi. (1)
Hanno estratto il corpo della Marianna (Cambiotti): l’hanno trovata coperta dalle macerie di tutti i tre piani della casa, dal lato del vicolo di San Giovanni colpito dalle bombe. La nipotina Amalia sta già riposando da due settimane nel camposanto di Montecastelli.
Il Commissario ha richiesto altri militi dell’U.N.P.A. e più disinfettanti. La situazione igienica in mezzo alle macerie è difficile, anche se il Genio Civile ha organizzato interventi con imprese private. Ha assegnato i lavori per lo sgombero delle macerie e la rimozione delle salme ad un’impresa edile di Città di Castello, che dovrà provvedere anche alla ricostruzione del ponte sulla strada nazionale per conto della Todt, ovvero del “Servizio del Lavoro”. Per questi interventi la ditta ha assunto degli operai già alle dipendenze del Comando Tedesco.
Legenda immagine composita n. 2:
Foto n. 1: E’ stata sfiorata la sagrestia della Collegiata
Foto n. 2: Distruzione in via Guidalotti
Foto n. 3: Colpito l’angolo della Piazza
Foto n. 4: Via Cibo da Piazza Matteotti
Foto n. 5: Sul ponte sul Tevere è allestito un binario per lo smaltimento delle macerie
Legenda immagine composita n. 3:
Foto n. 8: La Piazza si apre sul Borgo di San Giovanni
Foto n. 9: Borgo San Giovanni dall’angolo Est
Foto n. 10: Borgo San Giovanni dall’angolo Ovest
Foto n. 11: Borgo San Giovanni dal lato Sud. Si nota il camino del forno di Quadrio
Foto n. 12: Borgo San Giovanni dall’Albergo Capponi
DENTRO IL CRATERE DI SAN GIOVANNI
10 maggio.
Un manifesto terribile. (8)
Il Maresciallo Kesselring ha rincarato la dose: “La lotta contro i partigiani deve essere combattuta con tutti i mezzi a nostra disposizione e con la massima severità. Io proteggerò quei comandanti che dovessero eccedere nei loro metodi di lotta ai partigiani. In questo caso vale il vecchio detto: meglio sbagliare la scelta del metodo, ma eseguire gli ordini, che essere negligenti o non eseguirli affatto”.
[Allo sgomento si sarebbe aggiunto lo stupore se si fosse venuto a sapere che Kesserling si trovava proprio di fronte a loro, nel castello di Polgeto, ai piedi di Montaguto per convalescenza. Quello era il posto ideale per frenare gli Alleati sulla linea Albert e controllare lo sviluppo dei lavori di costruzione e rafforzamento della Linea Gotica, la nuova struttura difensiva principale sulla quale intendeva bloccare prima dell'inverno l'avanzata alleata N.d.R.].
***Intanto, flotte di fortezze volanti americane continuano a passare in alto, opprimendo la
valle sotto l’angoscia del loro brontolio minaccioso. Quelle, per nostra fortuna, vanno lontano per svuotare il loro ventre esplosivo nelle grandi città. Invece, qui c’è da spaventarsi quando arrivano piccoli cacciabombardieri a bassa quota, come quelli che hanno distrutto il borgo di San Giovanni ad Umbertide.
11maggio.
Una riunione dei repubblichini. (1)
Su La Nazione si legge:“Il capo della Provincia presiede il rapporto mensile dei fascisti repubblicani.Dopo vibranti acclamazioni al Duce, con le quali è stato salutato l’ingresso del Capo della
Provincia dott. Armando Rocchi, del Commissario Federale prof. Franco Narducci e del Direttorio, l’assemblea segue con viva attenzione la relazione, dettagliata ed esauriente ... Esalta i sacrifici dei martiri della Causa, suscitando una entusiastica ovazione allorché accenna agli eroismi delle truppe del Reich che versano il loro sangue in terra italiana e difendono la civiltà europea ...
Segue la discussione. Ad essa prendono parte i fascisti repubblicani ... e Francesco Sbaraglini, il quale, vivamente applaudito, ha stigmatizzato l’eccidio e lo sterminio delle inermi popolazioni da parte del nemico, il quale non riesce ad aver ragione della nostra civiltà”.
[Avremmo voluto spiare nella coscienza di Rocchi: chissà se, di fronte al sangue versato ad Umbertide, si sarà pentito della sua inspiegabile ostinazione nel vietare il suono della sirena d’allarme, ufficialmente per motivi applicati solo al nostro paese e non a quelli vicini che si trovavano nelle stesse condizioni. Avremmo voluto scrutare il suo volto per trovare almeno una lacrima di coccodrillo. N.d.R.]
“La manifestazione, tanto significativa e proficua, si è chiusa con il corteo di fascisti e delle donne fasciste da Piazza Danti al Largo XXVIII ottobre, dove Franco Narducci ha esaltato i combattenti italiani e germanici. “Alalà” frequenti si sono levati, mentre la banda militare eseguiva ancora una volta l’inno della nostra fede e della nostra speranza “Giovinezza”, al Duce, ad Hitler, al Tripartito, alla Patria”.
[Che contrasto fra quell’esultanza – di facciata o di delirio – ed i lamenti tra i cadaveri al nostro Camposanto! Che boccone amaro per Carlo Viglino, l’autorità in rappresentanza di Umbertide alla riunione perugina: oggi riesce ancor meno a capacitarsi sul perché non abbia ottenuto da Rocchi l’autorizzazione all’allarme aereo.
Aveva invano insistito per farlo recedere dalla sua decisione di vietare l’uso della sirena, fino all’ultimo giorno, ricevendo l’umiliazione di un rifiuto arrogante. Stasera, al ritorno in paese, sarà lui a dover aiutare i famigliari delle vittime, incrociare i loro sguardi desolati, sospettarvi l’odio per una responsabilità che deve ingiustamente condividere. Forse si sentirà a disagio nella sua divisa nera, senza poterlo confessare a nessuno. N.d.R.].
12 maggio.
Organizzazione della Messa del Vescovo. (1)
Don Giovanni ha chiesto al Vescovo di concedere la facoltà di celebrare tre messe a due salesiani, in punti diversi della parrocchia ove esistono delle cappelle, per la comodità della popolazione sparsa qua e là per la campagna. Ancora non è riuscito a rintracciare le autorità per l’organizzazione della Messa del Vescovo al cimitero, prevista per il 25 prossimo. Non è certo che la gente partecipi, perché ha molta paura ad accostarsi al paese; neanche al cimitero se ne vede molta. Ma forse per la circostanza ... chissà?
13 maggio. (3)
Bombardata la zona della stazione a Umbertide.
A Città di Castello hanno bombardato la zona della stazione, distruggendo alcune
installazioni.
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A notte fonda, alle 22 e mezza, hanno colpito Piosina.
14 maggio.Battaglia di Montecassino.
Il secondo corpo d’armata polacco, dopo notevoli sforzi e perdite umane, è riuscito ad entrare in quel che resta del monastero e ad issare la bandiera polacca; è l’atto conclusivo della battaglia di Montecassino, durata sei mesi e descritta come una "orrenda fossa comune”.
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Bombe a Città di Castello. (1) È arrivata un’altra domenica.
Alle 7 e 30, cacciabombardieri alleati hanno distrutto la tipografia Scipione Lapi, l’officina della stazione ferroviaria e quella di Vincenti, a Rignaldello.
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Bombe a San Secondo. (1)
Don Silvio (Palazzoli) stava celebrando la prima Messa. Si era appena voltato verso i fedeli
per la spiegazione del Santo Vangelo, quando ha sentito i boati delle prime bombe. Panico fra i fedeli. Il parroco ha raccomandato di non uscire per timore di mitragliamenti, riuscendo a dominare la situazione. Dopo aver dato l’assoluzione in massa, ha terminato la Messa.
Alla seconda Messa, Don Silvio ha rinnovato ai presenti gli avvertimenti in caso di incursione aerea, raccomandando di gettarsi a terra quando gli apparecchi sono sopra.
Per non trattenere troppo a lungo la gente, non ha spiegato il Vangelo.
La messa era finita da un quarto d’ora, quando si sono sentiti gli aerei provenienti da Città di Castello che, alle undici e un quarto, hanno sganciato alcune bombe destinate al ponte ferroviario.
Le giovani dell’Azione Cattolica hanno sospeso l’adunanza nonostante gli inviti del parroco a rimanere.
Si sono sentiti scoppi di bombe; dalle fumate si vedeva che sono cadute verso Santa Lucia.
Tutti hanno cercato scampo verso il rifugio più vicino. Don Silvio ha urlato alle ragazze poco discoste da lui di raggiungerlo o di buttarsi a terra. Loro, intimorite, sono corse invece verso una compagna che stava uscendo da casa sua. Assieme si sono rifugiate nella cantina, invocando la mamma e urlando aiuto. Proprio quella casa è stata centrata dalla seconda coppia di bombe. All’istante sono morte sedici persone.
Il prete è stato fra i primi a portar soccorso. Rialzatosi da terra, è corso a prendere l’olio santo; sempre di corsa, fra il polverone che si alzava, attraverso il campo ha fatto il giro delle macerie, chiamando e cercando i feriti. Ha trovato una giovane gravemente ferita alla testa. Dato l’olio santo sub unica unctione, è tornato indietro cercando altri. Il parroco ha invitato i feriti in grado di camminare di recarsi a casa sua per le prime cure. Si è messo in ascolto sopra le macerie, sentendo delle grida. Ha accomandato agli sventurati di non gridare perché erano stati uditi.
In tanti si erano precipitati a scavare, fra le urla di quei disgraziati. Ma la tragedia, tremendamente dolorosa, si era ormai consumata tutta.
***
Si celebrano matrimoni. (1)
Una coppia di giovani si è unita in matrimonio: da qualche parte la domenica comincia a
riacquistare il suo ruolo di festa. Il vescovo ha mandato il decreto e la dispensa dalle pubblicazioni degli sposi: urge celebrare il matrimonio per il richiamo alle armi del marito.
Per l’altra coppia, invece, non c’è nulla da fare. Il vescovo non intende permettere il matrimonio religioso con la condizione che non sia poi presentato per la trascrizione civile, specialmente trattandosi di un ex carabiniere. Non può permetterlo perché, nella fattispecie, le circostanze non sono tali da far pensare ad un matrimonio di coscienza.
16 maggio.
Bombe a Santa Lucia e Canoscio (1)
Un nuovo bombardamento ha preso di mira Santa Lucia ed il colle del Santuario di Canoscio.
A San Secondo ed a Città di Castello si sono svolti i funerali delle vittime di San Secondo.
17 maggio.
Bombe a Santa Lucia e Canoscio. (1)
È l’ultimo giorno delle Rogazioni. A San Secondo, quando Don Silvio ha appena finito la S. Messa, si è sentito rumore di apparecchi e di scoppi vicini. La gente si è messa a piangere e a
raccomandarsi a Dio. Il parroco ha dato l’assoluzione in massa, ancora una volta. Tutti insieme hanno recitato l’atto di dolore ed alcune giaculatorie.
Il prete si è tolto i sacri paramenti, posandoli sull’altare per rimanere insieme ai fedeli. Si è avviato alla sacrestia per prendere l’olio santo. Ma la gente ha supplicato di non essere abbandonata. Lui per rassicurarli è rimasto fino a quando gli scoppi sono cessati.
17 maggio.
Costruzione di rifugi antiaerei. (30)
Su richiesta del Comando Tedesco, l’Ingegnere Capo del Genio Civile è stato incaricato di organizzare la costruzione di buche antischegge e di posti di ricovero lungo la strada statale. I lavori devono essere eseguiti a cura dei proprietari dei terreni, mediante mano d’opera da reclutare sul posto, secondo le modalità del ruolo di prestazione obbligatoria. Entro il mese di maggio si devono realizzare 162 buche e 22 fossati, oltre ad attrezzare 37 case di ricovero nel tratto della Strada Statale Tiberino-Romagnola che attraversa il Comune.
Si è chiusa la stalla quando sono scappati i buoi!
Il commissario ha requisito 18 biciclette – tutte quelle esistenti in paese – per un prezzo di circa mille lire l’una. L’hanno messe nella legnaia del Comune, per spedirle chissà dove per gli addetti del “Servizio del Lavoro”.
17 maggio
Ancora bombe verso Città di Castello (3)
Alle 6:30 sono cadute bombe presso il ponte ferroviario di Santa Lucia, il santuario di Canoscio e il convento degli Zoccolanti
18 maggio.
Il ritrovamento dei familiari di Paolino. (1)
È giovedì, giorno dell’Ascensione.
Di prima mattina, Paolino è sceso al vicolo di San Giovanni da Poggio Manente, dove gli hanno assegnato una sistemazione provvisoria. Lo fa ogni giorno, dopo che il bombardamento gli ha distrutto la casa. per sapere se hanno trovato i corpi della moglie e della figlia.
Stavolta uno scavatore ha esclamato: “C’è un altro morto!”.Paolino si è precipitato per vedere, ma è stato respinto: “Via!... Via!”.
“Ma quella è la mi’ moglie e ci deve esse’ anche la fióla!”Allora si sono convinti. Lo hanno fatto avvicinare.Le vede, vicine fra di loro: la mamma con una trave sul capo, la fiolìna con lo spigolo di una stufa economica sulla testa. Le facce, gli occhi sono tutti corrosi, irriconoscibili; ma i corpi sono integri, perché ha fatto abbastanza freddo in questo periodo. La figlia ha ancora una pantofolina a quadretti grigi e blu; gliele aveva regalate da poco, fatte in casa dalla moglie di Toselli.
Si è fatto coraggio. È andato da Renzo a prendere la cassa che aveva già preparato; l’ha caricata sulle spalle e l’ha portata fino ai piedi delle macerie. Ci hanno posato quei poveri corpi: la mamma in cima e la fiolìna in fondo, sopra le gambe, come un bambolotto. Ma dentro il grembo della mamma c’era un altro piccolo essere che non è riuscito a vedere la luce: si può morire anche un mese prima di venire alla luce!
Paolino è andato alla stazione, ha cercato un facchino della cooperativa. “Fatemi il piacere – gli ha chiesto – vi do trenta lire; prendete il pianale e aiutatemi a portare la cassa al cimitero”. Così hanno fatto: l’operaio tirando e lui spingendo da dietro. Quando sono stati verso le Fontanelle, sono arrivati un’altra volta gli apparecchi per colpire non si sa quale obiettivo. Per fortuna erano solo di passaggio. Ora si doveva saldare la cassa. Trovato un saldatore disposto ad aiutarlo, si è riavviato verso il (...).
Per strada si è imbattuto in una pattuglia di tedeschi e di fascisti. Lo hanno preso: “Vieni via, in Germania!”.“Ho perso la moglie, la figlia, la casa, il lavoro...”, si è raccomandato.“A noialtri non ci frega niente!”.
Lo hanno fatto aggregare ad un gruppo di altri disgraziati.Allora si è sentito perso, senza forze; si è lasciato cadere a terra. “Signore... aiutami tu!”, ha supplicato. È passato Carlo Viglino, vestito da fascista.“Che succede?”, gli ha chiesto.”Mi hanno preso ... mi portano in Germania”, ha cercato di spiegare con un filo di voce. “Questo lasciatelo... gli è morta la famiglia!” ha protestato Viglino rivolto ad un interprete perché traducesse in tedesco al capo del gruppo, che non lo ha salutato nemmeno.
Una volta liberato, è riuscito a nascondere lo sventurato concittadino dentro la Casa del Fascio, spostata lì vicino – nella casa del sor Romeo alle Fontanelle – dopo che è stata distrutta quella in piazza. “Aspetta finché non torno io” gli ha detto chiudendolo dentro. Paolino è restato lì tutto il giorno, senza mangiare né bere. Finalmente, arrivato Viglino, lo ha ringraziato, baciandolo sulle guance.
19 maggio
Umbertide ferita a morte (33)
In un volo di ricognizione della R.A.F. (Royal Air Force) sul territorio altotiberino è stata scatta la fotografia seguente:
Immagine n. 4 della R.A.F.
Immagine n. 5: confronto 1944-2023
Immagini n. 5-7-8 a cura di Mario Tosti ed altri.
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19 maggio
Umbertidese caduto (30)
Orazi Fernando, 13° Rgt. F., è stato preso prigioniero dai tedeschi sul fronte greco. Internato nel lager ‘Stalag IVB’ nei pressi di Leuna, morira per bombardamento aereo. E’ sepolto a Leuna – Staedtischer Fridhof.
20 maggio.
Umbertide desolata (1)
Il pomeriggio è caldo e assolato: sembra già piena estate., Il maresciallo ed il figlio maggiore sono diretti, sulla moto di servizio guidata da un carabiniere motociclista, alla caserma provvisoria alla villa di Bertanzi. Nel rasentare l’abitato di Umbertide, il ragazzino ha chiesto di entrare nel paese. È stato accontentato.
È già passato quasi un mese dal primo bombardamento, ma si ha un’impressione peggiore di trovarsi da soli, a mezzanotte, in un cimitero: la piazza centrale, mutilata d’uno dei suoi lati, è occupata in tutta l’estensione da più strati di mattoni sovrapposti, perfettamente ordinati.
E soprattutto in quella luce, in quel caldo, grava un silenzio totale, assoluto; né un cane randagio, né un gatto, né un insetto o filo d’erba o volo di uccello. Un silenzio che mette i brividi al pensiero che questo, un cimitero lo è per davvero, con qualche corpo ancora sotto le macerie.
21 maggio.
Bombe sulle valle dell’Assino (1)
La gente della zona si era già insospettita, temendo il peggio, dopo che alcuni ricognitori erano ripetutamente passati sopra: forse per scattare fotografie, aveva detto qualcuno. Difatti, oggi sono comparsi dei bombardieri che hanno scelto proprio la domenica per far saltare il ponte di Pian d’Assino. I piloti, tanto c’erano, hanno colto l’occasione per bombardare anche quelli della ferrovia che porta a Gubbio e per mitragliare due littorine alla stazioncina in fondo alla collina, che dall’alto appare come una piccola scatola. L’agricoltore Catana si è spaventato per quanto volavano bassi ed ha lasciato il carro dei bovi, che sono tornati a casa da soli. È stato un pomeriggio davvero movimentato nel vedere gli aerei in picchiata partire proprio dalla Serra e le teste dei piloti nelle carlinghe!
Hanno fatto saltare anche un camion tedesco a Santa Maria di Sette, sopra il campo delle Lame.
Terminata l’opera, un aereo, prima di ripartire, è passato sopra dei contadini che stavano a “sbollà’ ‘l grano” nelle vicinanze della torre Certalta; i mietitori si sono subito buttati a terra. L’apparecchio, fatto qualche giro, ha sganciato una bomba in mezzo al bosco, lontano da persone ed animali. Hanno visto la terra volare via. Poi sono andati a vedere la buca e le schegge, seminate tutt’intorno.
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"... Un altro aereo, diretto verso Castiglioncello, ha lasciato cadere una bomba non lontano da un campo pieno di buoi bianchi al pascolo. ai limiti del bosco.
È schizzata via una scheggia che, bucato lo scuro della finestra, ha proseguito la sua corsa. Si è infilata nel polmone di Giuseppe Bruni che, con le spalle rivolte alla finestra, stava mangiando un piatto di minestra con i fagioli. I soccorritori hanno trovato una scena orrenda: dalla schiena una schiuma di sangue ed aria usciva soffiando.”
Testimonianza di Elda Ceccarelli
Immagine n. 9: una rotaia schiantata dalle bombe
22 maggio.
La morte di due fratelli (8)
Roberto e Ruggero Boriosi, proprietari di un’impresa boschiva, si erano trasferiti da Torre dei Calzolari ad Umbertide nel ’23.
Ieri avevano pensato di partire con il trenino per Fossato di Vico, da dove si sarebbero recati a Sigillo per pagare il salario agli operai impegnati nel taglio di un bosco in quella zona. Il fattore aveva cercato di dissuadere Ruggero: “È ora che la smettete di prendere il treno: è pericoloso, perché quasi ogni giorno lo bombardano o mitragliano!”.
Stamattina la moglie di Giulio, il fratello di Ruggero, ha convinto il marito a non partire: “Il tempo è troppo brutto e c’è il rischio di trovarti sotto un bombardamento, come quello di ieri al ponte sull’Assino”.
Roberto e Ruggero hanno deciso di andare comunque.... Alla stazione di Torre dei Calzolari il trenino è stato colpito. Tutti i passeggeri hanno cercato di mettersi in salvo, sciamando fuori dai vagoni per allontanarsi dal convoglio, che costituiva l’obiettivo degli incursori. Finito l’attacco, i passeggeri si sono radunati terrorizzati, ma allo stesso tempo euforici per lo scampato pericolo.
Sembrava che la tempesta fosse passata senza danni alle persone, quando qualcuno si è accorto che un uomo non si rialzava dalla cunetta dove si era riparato, al bordo della strada che corre parallela alla ferrovia. Era Ruggero, morto, con un buco in testa lasciato da un proiettile di mitraglia...
Più tardi, è stato notato il lembo di un vestito emergere dal cumulo di terra alla base di una quercia sradicata da una bomba; quella pianta l’aveva piantata proprio lui, con suo padre, quando era piccolo. È stato sufficiente spostare con le mani del terriccio per scoprire il corpo di Roberto, fermato nella sua fuga disperata.
Per ironia della sorte, i due uomini hanno trovato la fine proprio a pochi metri da dove erano nati.
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22 maggio.
Umbertidesi caduti (8)
Sono morti Bistarelli Pietro, di anni 68, e Del Barna Gino, di anni 42, per mitragliamento del
treno a Ranchi.
23 maggio.
Pressioni sulla Chiesa (1)
Ai parroci più stimati dal punto di vista patriottico, sono state consegnate dall’Istituto Nazionale di Cultura Fascista copie della “Lettera di un Parroco”, con il motto “Pro aris et focis” [per gli altari ed i focolari], da distribuire ai parrocchiani.
Si chiede “un congruo contributo per l’incremento dell’attività dell’Istituto, che ora devesi circoscrivere alla propaganda, perché purtroppo i nemici [del regime] di dentro e di fuori se ne son giovati a ufo, non risparmiando mezzi per divulgare le loro fandonie, che fanno presa sulle masse ignoranti e deviate. Noi, illuminati dalla fede sempre più viva, dobbiamo controbattere con ogni risorsa morale e materiale”.
25 maggio.
La visita del Vescovo. (1)
È venuto da Gubbio, per il trigesimo, il Vescovo, monsignor Beniamino Ubaldi. Passando per il paese, nei suoi occhi è rimasta impressa, indelebile, la visione delle vie deserte, delle case distrutte; nel cuore, l’angoscia per i morti che aspettano ancora pietosa sepoltura e per quelli già portati al cimitero senza l’onore di funerali pubblici e solenni, ma solo di preghiere private e del tributo di tante lacrime.
Medita in silenzio, ripensando alla loro morte, imprevista ed improvvisa; nessuno ha potuto confortarli né soccorrerli quando, travolti dalle macerie o gettati a terra dalla violenza delle bombe, essi si son sentiti venir meno la vita.
“Ma quando tutto crolla intorno a noi e tutto ci avvolge nel buio della morte, al cuore umano non può non affacciarsi l’idea di Dio ed il suo ultimo palpito non può essere che per Iddio. Dal Paradiso, quelle anime certamente guardano a chi ha sentito – e sente ancora – lo schianto, l’angoscia di quel massacro.
Il maggiore conforto che possiamo dare alle loro – ed anche alle nostre – anime è quello di rendere intimamente, sinceramente cristiana la nostra vita, così da rendere impossibile il ripetersi di simili errori e delitti nel mondo; il quale, anche più che del pane, ha bisogno oggi di bontà e d’amore.
Nel nome di Cristo risorto, nel nome dei nostri morti che con Lui risorgeranno, facciamo tacere ogni altro sentimento ed uniamoci tutti nell’amore della verità, della giustizia, della carità e della pace. È questo il comandamento di Cristo e dei nostri morti. Sia questa la nostra promessa, il nostro giuramento. E Iddio ci benedica”.
Al cimitero, il Vescovo ha proceduto alla benedizione dei feretri allineati per terra: si doveva scavalcarli, tanto era lo spazio che occupano.
Immagine n. 10: Il vescovo Beniamino Ubaldi con il seminarista Pietro Bottaccioli (anche lui poi Vescovo di Gubbio)
25 maggio.
Gli ultimi dispersi. (1)
Nello stesso momento Luigi Fagioli ha portato sopra un carretto i corpi della moglie Delma e della figlia Franca. Ha spalato per tutte queste settimane senza mai allontanarsi dalle sue donne, per non lasciarle sole; neanche nelle notti, che ha passato in una nicchia, riscaldato alla meglio da una stufa con la carbonella. Finalmente, le ha ritrovate abbracciate. Anche stanotte
dormirà vicino a loro, in un “palombaro” aperto, fuori di sé per il dolore. Ha recuperato i suoi risparmi, una somma ingente, nascosti dalla moglie sotto la soglia dello scalino all’ingresso della casa.
Da dentro la trattoria delle Settepatacche sono stati portati alla luce i corpi dei gestori, Realino Galmacci e la moglie Veronica Cozzari, rannicchiati sotto il lavandino. Sono intatti, nonostante il tempo passato sotto le macerie, stretti nell’ultimo abbraccio. Nella trattoria avrebbe dovuto esserci la borsa con la liquidazione del podere. Proprio la mattina del bombardamento il babbo l’aveva mostrata alla figlia Dorina: “’Non ti preoccupare ... perché se campo ... ti compro mezza Umbertide con la parte che ho avuto”. Aveva appena ripreso la somma da un amico che l’aveva tenuta in consegna per qualche tempo. Il consuocero è stato sempre presente durante il lavoro degli scavatori, sperando di ritrovarla per rendere meno oscuro il futuro delle nipoti. Dopo trenta giorni, dei soldi non c’è traccia. Ma c’è altro cui pensare. Le casse rimediate per seppellire quei corpi sono troppo corte e per farceli entrare hanno dovuto spezzare le gambe.
In un angolo dello stesso locale, dove nessuno pensava che fosse, hanno trovato la Bettina Boldrini, la bidella. Era accucciata sotto un tavolino dove aveva cercato di ripararsi, quando era stata sorpresa dalle bombe all’uscita del forno di Quadrio, appena consegnato il pane da cuocere. È irriconoscibile.
Per identificarla hanno fatto vedere un sandalo alla nipote sedicenne, che ha istintivamente allungato una mano per guardarlo da vicino; l’hanno tirata indietro per evitarle la vista agghiacciante dei resti che conteneva, dopo trenta giorni di decomposizione. La ragazzina ha riconosciuto la zia da una catenina con una medaglietta a quadrifoglio.
Con il ritrovamento della Bettina tutti i dispersi hanno trovato sepoltura. Il conto dei morti è salito a 67.
25 maggio.
L’ennesima minaccia. (1)
“A mezzanotte scade il termine per la presentazione ai posti di polizia Italiani e Tedeschi degli sbandati od appartenenti a bande armate: chi si presenterà, isolatamente o in gruppo eviterà il processo penale e le sanzioni; gli altri saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione alla schiena”.
28 maggio.
Ancora bombe. (1) (3)
Ormai è diventata un’abitudine: non passa domenica senza bombe. La guerra non conosce feste: al contrario, sembra ostinarsi a non santificarle, come ispirata dal diavolo anche nella scelta dei tempi.
Gli alleati vogliono interrompere, dopo il collegamento stradale, anche quello ferroviario. Oggi pomeriggio un’incursione di aerei P.47D del 57° Fighter Group ha colpito il piazzale della stazione e l’officina che assicura la manutenzione dei veicoli ferroviari di tutta la linea. Altre bombe sono cadute nell’area circostante, distruggendo una casa in via Soli. Dicono che una bomba sia rimasta inesplosa in fondo al loro pozzo. Un’altra si è conficcata senza esplodere in un orto in Via Spoletini.
28 maggio.
Mitragliamento del treno (1)
A Montecastelli è stato ucciso il bracciante agricolo Belardinelli Carlo, di anni 35, per mitragliamento del treno.
30 maggio.
L’ultima vittima del bombardamento. (1)
Oggi è morto Giuseppe Selleri all’ospedale di Città di Castello; lo hanno sepolto nel Cimitero tifernate.
Si era trasferito da poco tempo con la moglie e tre figli piccoli da Preggio, dove faceva il postino, ad Umbertide, contando sull’aiuto delle cognate. Aveva trovato lavoro da calzolaio nella bottega di Parigi.
Ora, dopo la morte della moglie e dei due figli minori, la sua parabola è finita sotto un cumulo di terra al camposanto: quadro 11, tomba 155. Una coppia di numeri suggella una vita finita. È l’ultima vittima per le conseguenze dirette del bombardamento.
***Bombe inesplose
Hanno fatto il funerale anche a delle bombe trovate inesplose, sparse per il paese. Dei giovani spericolati le hanno portate ai margini del Tevere, verso la Caminella, trainandole con una catenella. Con scalpello e martello ne ricaveranno esplosivo da rivendere per le cave di pietra. Incoscienti!
30 maggio.
Risarcimento di danni. (30)
Il Ministero dell’Interno ha “erogato un milione a favore di questa città in seguito a danni sofferti per bombardamenti aerei nemici”.
31 maggio
Incursione aerea a Umbertide contro la ferrovia. (3)
Da oggi le bombe colpiranno le cittadine più a nord di Umbertide: Città di Castello, Sangiustino, Sansepolcro, Anghiari.
[N.d.R.: Nel dopoguerra il piazzale di smistamento della stazione ferroviaria diventerà una miniera di rottami di ferro e alluminio, ambita fonte di spiccioli dei ragazzi].
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Umbertidese caduto
Milleri Azelio, Tenente della Guardia di Finanza, muore a Bologna.
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Numero di vittime registrate nel corso del mese di maggio:
Militari: 3
Civili: sono state ritrovate sotto le macerie altre 18 vittime per il bombardamento del 25 aprile.
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All’ospedale di Città è spirato l’ultimo ferito. Rimangono dispersi due piccolissimi bambini che non si troveranno più.
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Il conto finale dei morti dell’incursione aerea è salito a 70.
Nb: Per quanto riguarda le indicazione bibliografiche, sono indicate dai numeri tra virgolette che rimandano alla" bibliografia" o ad approfondimenti specifici.