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I MATRIMONI

I MATRIMONI NELLE CAMPAGNE DI MONTECORONA

Di Giuliano Sabbiniani


I MATRIMONI NELLE CAMPAGNE DI MONTECORONA

Il matrimonio è sempre stato, nel mondo contadino, un avvenimento di grande importanza non solo per gli sposi, ma anche per parenti ed amici, che partecipavano con entusiasmo e calore a questo evento.

La primavera era la stagione più adatta per sposarsi, perché le condizioni del tempo erano migliori e non faceva troppo caldo. In maggio non ci poteva sposare in quanto la Chiesa lo vietava; esso era dedicato al culto mariano che comportava, tra l'altro, la recitazione del rosario tutte le sere.

I matrimoni nel territorio montecoronese generalmente erano contratti fra persone appartenenti allo stesso gruppo sociale e provenienti dalla stessa zona.

La sposa solitamente vestiva un abito molto semplice, di colore bianco; alcune volte preferiva farsi fare un vestito che avrebbe poi impiegato anche in altre occasioni. Solo dopo la seconda guerra mondiale si diffuse la consuetudine di indossare un velo in testa.

L'abito dello sposo era, il più delle volte, scuro; conclusa la cerimonia, rimaneva l'unico abito elegante per tutta la sua vita.

Il mattino delle nozze lo sposo, accompagnato dai parenti, si recava in corteo prima a casa della sposa e poi, all'ora prestabilita, tutti si avviavano, sempre in corteo ed a piedi, verso la chiesa per la cerimonia.

Finito il rito religioso, si pranzava a casa della sposa e, dopo aver mangiato e ben bevuto, ci si rimetteva in marcia per raggiungere la casa degli sposi, dove si cenava.

Durante gli spostamenti, che avvenivano a piedi su percorsi non molto comodi oltre che lunghi, gli sposi venivano accompagnati da grida e applausi. Le foto degli sposalizi - esse fecero la loro prima apparizione agli inizi degli anni Cinquanta - sono una testimonianza dell'atmosfera di festa che si viveva lungo i sentieri e le strade di campagna, allorché tutto il corteo si muoveva.

Nella maggior parte dei casi, la sposa doveva "andare in casa", cioè andare a coabitare con la famiglia dello sposo: a quei tempi, sotto lo stesso tetto, convivevano diversi nuclei familiari, sia pure parenti.

La sposa portava solitamente in dote il corredo, confezionato da lei personalmente sotto le direttive della madre. Esso, oltre che capi per la persona, comprendeva soprattutto quelli per la casa: lenzuola, federe, coperte, coltrone, asciugamani grandi e piccoli, tovaglie, tovaglioli e strofinacci.

Un tempo, vi era l'usanza di prepararlo in casa, dalla filatura alla tessitura, dalla cura del panno al taglio delle tele per la preparazione della biancheria da letto, da cucina e da bagno. Infatti molte famiglie avevano in casa un telaio, con il quale le donne tessevano i teli di canapa, di lino, di cotone o misti, che venivano posti a candeggio con numerosi bucati fatti con la cenere e poi risciacquati più volte al lavatoio; con essi si confezionavano lenzuola, tovaglie ed altro. I pezzi più importanti venivano ricamati o arricchiti di merletti e riportavano a volte le iniziali degli sposi.


(Dal suo libro “Montecorona – la Tenuta e la sua gente” – gruppoeditorialelocale, Digital Editor srl, Umbertide - 2021)





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