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Florido Borzicchi

Questo è Florido...

Questo è Florido...

(A cura di Fabio Mariotti)


FLORIDO BORZICCHI


L’affettuoso ricordo di Mario Tosti del grande giornalista umbertidese, in occasione della I edizione del “Premio giornalistico nazionale Inviato Speciale Florido Borzicchi” a lui dedicato



Questo è Florido


Per ricordare Florido o farlo immaginare a chi non l'ha conosciuto, d'istinto avrei voluto raccontare gli aneddoti sulla vita paesana, evocati durante i viaggi in auto verso l'Umbria, ed i progetti professionali sognati nel ritorno verso Milano, dopo aver rigenerato polmoni ed amicizie all'ombra di Montaguto. Ma certo non sarei riuscito a trasmettere l'emozione e l'incoraggiamento provato per la sua presenza protettiva - lui era a Milano da qualche anno - quando mi introdusse per la prima volta nella metropoli, a sera inoltrata, planando con la sua spider nera sul cavalcavia di Piazzale Corvetto avvolto dalle luci del guard-rail rifratte nella nebbia fuligginosa; o l'orgoglio compiaciuto nel mostrarlo in prima pagina nei panni dell'emigrante, con la valigia sulla clavicola, frutto dell'inchiesta sul viaggio in treno che volle condividere con i veri poveracci in esodo verso il nord, in cerca di sopravvivenza. Ma sarei scivolato a parlare di me e per me.



Fra giusto passare la parola a chi, sotto vari aspetti, ha vissuto molto più intensamente a contatto con Florido. Al fratello Luigino: per rintracciare le tappe che hanno portato Florido ad immergersi nella professione da sempre bramata. Una grossa vincita al gioco nella bisca di Mencuccio; l'acquisto di una sgangherata Balilla nera che fa rimettere a nuovo; l'evasione per quattro giorni a Roma, con i fiaschi dell'olio nel bagagliaio per dissetare il motore; l'immersione nella marea di fumo di un night, trovando un posto libero al tavolo di un attempato sconosciuto.



Cominciano a parlare: Florido confessa la sua passione per il giornalismo. Dice di essere di Umbertide. Il compagno di svago ricorda di essere stato prigioniero in India con due umbertidesi; li individuano in Angiolino Zurli e Natale Paoletti. Nel congedarsi afferma di essere il direttore de "La Notte" di Milano: è Nino Nutrizio. Tornato a casa, Florido gli scrive una lettera con i saluti dei comuni amici. Ricevuto l'invito per un colloquio, prende in prestito 1800 lire per il biglietto del primo treno che parte per Milano. A casa Borzicchi 1'indomani giunge un telegramma: "Assunto giornale stop spedite vestiti et vaglia telegrafico". Inizia la realizzazione del sogno.



A Vittorio Zucconi: per capirne la vita professionale, rimeditando sul "ricordo di un collega dimenticato nel torrente fangoso del mestiere, di un amico, di un giornalista bravo e per bene (ce ne sono, ce ne sono) con il quale cominciai a lavorare alcuni secoli or sono, nella disperata cronaca di un quotidiano milanese della sera, "La Notte", dove almeno lui era pagato (poco;. Lo sfottevamo continuamente per il suo attaccamento a Umbertide, la metropoli umbra di 10 mila abitanti dalla quale era arrivato a Milano e dove fingeva di voler tornare. Era una delle gag che ci aiutavano a sopravvivere alle albe tragiche milanesi, ai commissariati, agli obitori, al giro negli ospedali, alle quotidiane rapine in banca e negli uffici postali, alle processioni di emigranti dal nostro sud.



Portaci il pecorino, Florido, portaci le zarzicce, lo pigliavamo in giro e lui rideva con noi, perché in quel nostro mondo di cani randagi, affamati e senza collare, lui era un cane di razza. Buon viaggio a Umbertide, Florido, e fatte `na zarziccia pure per me." Ai figli: per intuire il ruolo all'interno della famiglia, ascoltando il loro saluto all'indomani della decisione di Florido "di andare a stare meglio e smettere di soffrire, non sapendo forse che il vuoto e la disperazione ci avrebbero sopraffatti; se n'è andato dormendo, senza soffrire. ... Ciao papà, ciao Florido: ci hai insegnato a dire buongiorno, anche agli sconosciuti; regalavi un sorriso a tutti ed eri sempre buono anche con chi ti pestava i piedi. Ci hai lasciato il tuo caratteraccio ...; ci hai detto di essere curiosi della vita, di leggere e di cercare di imparare sempre qualcosa. Siamo ormai grandi, ma avremo sempre bisogno del nostro papà". Ma niente può far meglio intuire chi fosse Florido, come qualche stralcio di una sua lettera, scritta all'antivigilia di San Silvestro del '62 a Beppe Cecchetti, amico compaesano, che a Parigi operava nello stesso settore della comunicazione come fotoreporter.



"Ti scrivo a macchina, anche se con un po' di maleducazione. Ma mi serve per passare un po' di tempo con te, facendo finta di lavorare, qui in ufficio. Qui sto bene, ma passo giorni brutti per la difficoltà di ambientamento: sai, io amo l'amicizia e qui sono praticamente solo. Ho avuto una gran fortuna: faccio il cronista e sono sempre in giro alla ricerca di fatti nuovi per il mio giornale. Mi occupo, per ora, di cronaca nera: faccio delitti, rapine, incidenti stradali. Un lavoro che mi diverte e mi piace. Prendo anche buoni soldi e presto, se la fortuna seguita, sarò professionista. Dopo sarò al sicuro, con un contratto, con un grosso stipendio [tempi passati!!]. Mi specializzerò, ci vuole preparazione, coscienza. Vorrei diventare inviato speciale e ci diventerò, sta tranquillo. Ho visto che quando mi metto in testa qualcosa, mi riesce sempre... Credimi, fuori del mio ambiente e delle mie amicizie in Umbria, io sono un altro, un serio quasi, e difficilmente mi riconosceresti. Mi basta rivedere un volto amico per tornare quello di sempre Sono spesso in prima pagina, ho avuto molto successo. So che anche tu ti trovi bene e te lo auguro di cuore. L'anno muore e passa. Ne arriva un altro. Ci vedremo a Parigi un giorno, perché ci verrò... Ti bacio in fronte o sui capelli a spazzola. Salutami le francesine."




In una pagina si ritrova tutto Florido: arguto, simpatico, compagnone, sognatore, fattivo; e mattantano nella giusta misura. Conteso dalla professione lontana e dall'attrazione per le origini.

E forse per questo conflitto, che in parte accumuna il mio peregrinare al suo, che mi è rimasta in mente la sua immagine - l'ultima! - che riepiloga il suo modo di essere, nell'incrociarci in bicicletta, durante una passeggiata dell'Avis. L'ho visto allontanarsi, con i bermuda, rilassato sul sedile di una bici troppo bassa, assecondando con i tacchi dei mocassini divaricati l'inerzia lenta dei pedali. Vagava da solo: il corpo immerso nella silenziosa sonnolenza del patollo, la mente a rovistare in chissà quale angolo del mondo. Il ricostituente della quiete familiare e la smania di evadere per assaporare l'ignoto.





Mario Tosti


“Anch’io mi porto dietro qualche ricordo personale di Florido che ho avuto il piacere di conoscere. Persona ironica ed autoironica, era uno spasso vederlo durante le tante sfide tennistiche sui campi di Santa Maria con i suoi amici del Circolo l’Unione ing. Paoletti, dott. Panzarola, avv. Ciarapica ed altri. Era uno sfottò continuo dove a vincere non erano i colpi  ma le battute … di spirito migliori. Ricordo ancora l’ultima volta che lo incontrai, davanti all’edicola della stazione, su una sgangherata bicicletta con gli immancabili bermuda, dove scambiammo alcune parole sulla situazione politica nazionale del momento. Qualche giorno dopo seppi del drammatico incidente da cui purtroppo non si riprese più”.




Fabio Mariotti - Gruppo Giornalisti Umbertidesi


Nel 2012 il Gruppo Giornalisti Umbertidesi e l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria ha istituito il “Premio nazionale Inviato Speciale Florido Borzicchi” dedicato ai giovani giornalisti italiani, per ricordare la figura, le qualità umane e professionali del giornalista umbertidese scomparso a 69 anni, in seguito ad un banale incidente stradale, nel maggio del 2007.

“Quello che vorremmo con il premio dedicato alla sua memoria non è scovare imitatori, ma indicare un metodo, sottolineare uno stile, far emergere giovani cronisti che oltre la stretta cronaca siano capaci, in tempi in cui narrare appare un esercizio inutile e schiacciato dalla brevità di messaggi sempre più veloci ed essenziali, di dare evidenza alle storie umane e collettive di una società sempre più omogeneizzata e incapace di esprimere con consapevolezza la sua identità”. Questo le parole riservate al Premio da Dante Ciliani l’indimenticato presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria scomparso qualche anno fa.

Si sono svolte due edizioni poi, purtroppo, il Premio è stato interrotto per problemi organizzativi. E’ auspicabile che possa essere ripreso il prima possibile.




Cenni biografici


Florido Borzicchi è nato il 17 maggio 1938. Ha frequentato il liceo classico a Perugia, ma la testa vagava già lontano. Nel 1962 fu assunto a “La Notte” di Milano, chiamato da Nino Nutrizio, per passare poi nel 1972 a “Famiglia Cristiana”.  Storico inviato del “Resto del Carlino” e del gruppo Riffeser-Monti, aveva seguito la “Guerra dei Sei giorni”, la guerra del Kippur, il Vietnam, l’invasione della Cecoslovacchia e in ultimo la guerra del Golfo. Aveva svolto inchieste in Jugoslavia e in Sudafrica. Scrisse i libri “L’uomo che inventò la Miura”, su Ferruccio Lamborghini e “Dongo l’ultima autoblinda”. Fu autore, nel 1988 per il Resto del Carlino, dello scoop del “Catamarano fantasma”, individuando in un porto della Tunisia l’imbarcazione sulla quale si era dileguata una coppia di assassini di un delitto al largo del mar Adriatico marchigiano.



E’ stato il primo ad intervistare Elena Curti, la figlia naturale del Duce. Ha vinto per due volte, nel 1971 e nel 1988, il premio giornalistico “Il premiolino”.

In pensione dal 2000, l’anno successivo fu travolto da un furgone mentre era in bici, incidente dal quale non si era più ripreso. Ha cessato di vivere la notte fra il 17 e il 18 maggio 2007, a Viareggio, lasciando la moglie Carla e i figli Gaia, Simone e Jonathan.






FONTI:

- FLORIDO BORZICCHI, volumetto in occasione della I Edizione del Premio nazionale a lui dedicato – Edizioni Gruppo Editorale Locale – stampa Digital Editor Srl, Umbertide, Dicembre 2012

- UMBERTIDE CRONACHE ON-LINE, n.12 dicembre 2012





22/8/23

Florido Borzicchi
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