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Peppe de la Fascina

Giuseppe Venti

Giuseppe Venti

Il ricordo di Giuseppe Venti più conosciuto come Peppe de la Fascìna, che generazioni di umbertidesi hanno conosciuto dalla buca della sua edicola di piazza Matteotti.




Non era certamente tipo silenzioso, da stare dietro le quinte. Forse dovette fare di necessità virtù e per vivere, esaurito dopo la guerra il lavoro alla ceramica, non essendo attecchita la vendita delle bambole, affidò alla voce penetrante la consegna spicciola dei giornali appena arrivati alla stazione prima di distribuire i rimanenti dall'edicola di piazza: la «ridicola» di Peppe de la Fascìna.



Quando non bastava la voce per farsi sentire, si sfogava con la batteria nel trio «Famola» insieme a Baldo e Titone e con cassa e piatti nella banda del maestro Corsaro.



Spirito vivace e battagliero, pronto alla critica, specialmente contro i forestieri che si atteggiavano a colonizzatori del paesello o contro gli «indigeni» dalla memoria troppo labile.


Amabile e simpatico conversatore, apparentemente burbero con i «freghìni» che, alla mano della mamma, non avevano le idee chiare nella scelta del fumetto o delle figurine, decisamente spietato verso i critichini ed i pottóni, poteva esprimere tutta la vitalità e la carica come animatore dei veglioni e delle società, le feste private organizzate a carnevale nelle vaste cucine dei contadini o nei fondi dei casaioli.


Spettacolari le partite a briscola e tressette al bar Galmacci, in coppia con Peppino de Trivilìno, all'interno del folto crocchio di spettatori. Motti e sguardi di complicità verso l'amico e di sufficienza scoraggiante per gli avversari, l'asso minacciosamente infilato nel taschino, i silenzi per la strategia dell'ultimo sfoglio, la sfottitura spietata degli sconfitti.






Dal Calendario di Umbertide 1997

23/11/23

Peppe de la Fascina
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