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Gennaio

Gennaio

GENNAIO 1945


Dopo il 6 luglio 1944, quando gli Alleati sono entrati a Umbertide, il nostro territorio passa

formalmente dalla Repubblica Sociale Italiana (RSI), regime collaborazionista con la Germania nazista, al Regno d’Italia (cosiddetto Regno del Sud). Ma nella sostanza l';Amministrazione fa capo al Governo Militare Alleato (AMG), rappresentato da Governatori locali, che nominano i Sindaci e le Giunte comunali, dopo aver sentito le più influenti forze sociali: gli agrari, la Chiesa e il Fronte di Liberazione Nazionale.


Da quel momento, le decisioni sono assunte formalmente dal Sindaco, “in nome di Sua

Altezza Reale Umberto di Savoia, Principe di Piemonte, Luogotenente Generale del Regno”, in accordo con il Governatore locale, che risiede nel Castello di Montalto e si reca in Municipio in macchina, scortato da un italiano, un certo Baroni, su una moto Norton, a sirena spiegata.

La maggioranza della popolazione è tornata da qualche mese alle proprie abitazioni, dopo lo sfollamento nelle case dei contadini dei dintorni.


Tutti devono reinventarsi come vivere, senza nulla. Tanti si ritrovano con le abitazioni distrutte o depredate. Troppe famiglie nella disperazione per il vuoto lasciato dai loro cari: solo lo scorso anno sono morte per la guerra oltre 150 persone, fra civili e militari, una ogni 100 umbertidesi.

Non meno terribili sono le scorie lasciate nelle menti, per la “psicosi da guerra”, caratterizzata da traumi nella memoria e nelle altre funzioni mentali, a carico di chi si è trovato in situazioni molto rischiose: incubi ricorrenti e ricordi intrusivi sul loro incontro con la morte. In tanti persiste il “pensiero controfattuale”: l’ossessione di non aver evitato, con un diverso comportamento, la fine di un famigliare o un amico.


In paese stazionano le truppe Alleate, ospitate in alcuni edifici scolastici che, perciò, non

possono essere restituiti alle autorità italiane per il “normale” svolgimento delle attività

didattiche. Infatti la guerra non è finita: il fronte a nord è attestato a poco più di 100 chilometri, oltre gli Appennini.


In paese c’è chi sente il dovere di contribuire, rischiando la vita, al riscatto dell’Italia ed alla

conquista della democrazia. La sera del 28 gennaio si svolge al Teacine una festa per salutare un gruppo di volontari, in procinto di schierarsi nel “Gruppo di combattimento Cremona”, a fianco degli Alleati, per liberare l'Italia dall'occupazione nazifascista. All’indomani partono in 24, di età compresa fra i 17 e 32 anni, alla volta di Alfonsine. Vogliono continuare la lotta di Liberazione a ridosso della linea Gotica; molti di loro hanno partecipato alla Resistenza o combattuto nei ranghi dell'esercito italiano.




[Di seguito sono riportati approfondimenti di Federico Ciarabelli, tratti da un suo saggio

specifico].


Fausto Fornaci, un ragazzo di 27 anni di Montecorona, invece, ha sentito il dovere di rimanere schierato nel campo opposto: combatte per la Repubblica Sociale Italiana. Su caccia Messerschmidt tedeschi, nella convinzione di vendicare i suoi concittadini, cerca di abbattere aerei che, forse, lo scorso aprile hanno seminato la morte nel suo paese.


I VOLONTARI DELLA DIVISIONE CREMONA: L’ARRUOLAMENTO


di Federico Ciarabelli


Con la firma dell’armistizio tra Italia e Alleati, il territorio nazionale risultò diviso in due parti: al centro-nord si costituì la Repubblica sociale sostenuta dai nazifascisti, al Sud, liberato dagli Alleati, si instaurò il regno con il governo guidato dal generale Badoglio. L’esercito italiano era allo sbando: una parte decise di aderire alle Repubblica fascista, un’altra rimase fedele al regno, altri militari italiani, fatti prigionieri dei nazisti, decisero di non aderire alla Repubblica sociale e furono deportati nei campi di lavoro o di concentramento. Nello stesso periodo, nelle zone ancora occupate dai nazisti, si rafforzò e radicò la Resistenza armata.

È in questo quadro che alla fine del 1944 l’esercito del regno decise di ricostituire sei “Gruppi di combattimento” (Cremona, Friuli, Folgore, Legnano, Mantova e Piceno) per combattere a fianco degli Alleati. Per incrementare il numero di militari fu avviata una campagna di reclutamento di volontari tra i residenti dei territori liberati.


A Umbertide, liberata da luglio 1944, dall’autunno si avviò la fase di ricerca di volontari per il fronte. Tale azione si svolse con riunioni e incontri promossi dall’esercito (vennero inviati a

Umbertide ufficiali per illustrare le iniziative) e dai partiti antifascisti ricostituitisi.

Alla fine di gennaio aderirono 25 giovani (tra i 17 e i 32 anni). Alcuni erano studenti, altri erano stati militari o avevano fatto parte della Resistenza. Il 28 gennaio 1945 si svolse nelle sale dell’attuale Teatro dei Riuniti una festa popolare per salutare i volontari, nel corso della quale oltre al ballo si tennero discorsi di vari oratori.


Il 29 gennaio 1945, nel pomeriggio, i volontari (ai quali si erano aggiunti quelli di altre città

vicine) partirono da Umbertide alla volta di Città di Castello. lì passarono la notte, cominciando a fare conoscenza tra i gruppi, e la mattina del 30 gennaio partirono tutti alla volta di Ravenna.

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