Il prete

(A cura di Sergio Magrini Alunno)

Il focolare rendeva un po' più mite la temperatura della cucina, ma nelle camere in inverno, c’era un freddo che rendeva gelide anche le lenzuola; il prete era “n’arvisolo”.
Costruito a volte conciando dei rami con la roncola, oppure fatto in modo più professionale da un falegname, era un telaio di legno che infilato dentro il letto teneva sollevate le lenzuola e consentiva di metterci all’interno la “pretina”, un recipiente di terracotta che conteneva le braci. Sopra e sotto la” pretina,” , una lamiera di metallo proteggeva il legno dal calore dei carboni .
Tutte le sere d’ inverno le nostre mamme, poco prima di andare a letto, prelevavano dal camino o dalla stufa dei carboni ardenti e li mettevano nella “pretina” ricoprendoli con un leggero strato di cenere per evitare che la temperatura troppo alta danneggiasse la biancheria. Il prete infatti veniva interamente ricoperto affinché il calore si diffondesse per tutto il letto.
Appena la mamma toglieva il prete ci infilavamo rapidamente tra quelle ruvide lenzuola fatte al telaio e il tepore che ci avvolgeva, dopo esserci spogliati al freddo, era una sensazione bellissima che è rimasta nella memoria di tutti quelli che l’hanno provata.
Il “coltrone”, la trapunta realizzata a mano, rigorosamente con lana grezza di pecora e il materasso, anch’esso di lana, assicuravano il “calduccio” per tutta la notte. Al mattino, per uscire dal letto, ci voleva coraggio.